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Taranto
28 Novembre 2025 - 11:48
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TARANTO – Confartigianato Imprese Taranto lancia un appello diretto alla città e all’amministrazione comunale: Taranto sta cambiando, e non in meglio. Un cambiamento definito silenzioso, progressivo e profondo, che rischia di alterare in modo irreversibile il tessuto economico e sociale del capoluogo ionico. L’associazione ha diffuso un documento articolato che ricostruisce cause, effetti e prospettive di un fenomeno ormai visibile a occhio nudo in molte strade del Borgo e dei quartieri.
Al centro della denuncia dell'associazione guidata da Fabio Paolillo c’è un elemento ricorrente: l’assenza di una pianificazione commerciale e urbana efficace. Confartigianato rimarca come, a distanza di anni, dossier fondamentali per lo sviluppo della città risultino ancora incompiuti o privi di una rotta precisa. Tra questi il Documento Strategico del Commercio, giudicato non sufficiente a governare le trasformazioni in atto, e l’irrisolto nodo del Comparto 32, che continua a influenzare gli equilibri urbanistici ed economici dell’intera area centrale.
Secondo l’associazione, uno dei segnali più evidenti di questo processo è la progressiva scomparsa delle attività di prossimità: negozi storici che chiudono, botteghe artigiane che non riaprono, serrande abbassate che diventano rapidamente opportunità per un altro tipo di insediamento. Ed è qui che Paolillo individua il secondo fronte critico: la proliferazione dei bazar, minimarket e empori etnici, che in pochi anni hanno saturato vie simbolo come via Cesare Battisti e via Liguria, cambiandone radicalmente l’identità commerciale.
L’associazione non entra in valutazioni etniche o culturali, ma sottolinea un dato: l’espansione incontrollata di questi esercizi sta generando un modello urbano monotono, con una diminuzione della qualità dell’offerta, una perdita di competitività e una fuga progressiva delle attività tradizionali. Un fenomeno che, secondo Confartigianato, è già stato osservato e contrastato con più efficacia in altre città pugliesi. Lecce, Bari, Brindisi, Martina Franca – si legge nella nota – hanno preservato un equilibrio maggiore grazie a strumenti di pianificazione più solidi e a scelte amministrative più tempestive.
A Taranto, invece, il quadro è aggravato da un altro trend: la monocultura del food. Pizzerie, paninerie, bar, pub, format H24 e attività di ristorazione improvvisate si moltiplicano senza una regola, attirate spesso da costi contenuti e snelle procedure autorizzative. Una crescita disordinata che, secondo Confartigianato, rischia di trasformare la città in un unico grande distretto gastronomico senza identità reale, con effetti sulla vivibilità, sulla sicurezza e sulla qualità urbana.
In questo scenario si colloca un ulteriore elemento di criticità: l’impatto delle nuove linee del BRT, i Bus Rapid Transit, destinati a rivoluzionare la mobilità urbana. Senza un piano di compensazione che valorizzi il commercio interno alla città, osserva l’associazione, le nuove linee rischiano di favorire i poli commerciali periferici, a scapito del tessuto imprenditoriale del centro.
Confartigianato non si limita però alla denuncia e presenta una serie di proposte operative. Tra le principali:
• regole più stringenti per gli insediamenti commerciali, in particolare per il settore del food;
• incentivi per la riattivazione dei locali sfitti, così da riportare funzioni economiche di qualità nelle aree oggi svuotate;
• controlli mirati contro l’abusivismo, definito una minaccia sia per le imprese regolari sia per la sicurezza del consumatore;
• la realizzazione di un dataset georeferenziato del patrimonio commerciale, strumento che consentirebbe per la prima volta alla città una programmazione basata su dati oggettivi.
La proposta più ambiziosa è però quella di una cabina di regia permanente, chiamata a coordinare politiche urbanistiche, commerciali, culturali e sociali in un’ottica di lungo periodo. Una struttura che coinvolga istituzioni, associazioni di categoria, professionisti e cittadini, e che possa definire un modello di città riconoscibile, coerente e competitivo.
Confartigianato propone inoltre un impegno diretto nella formazione delle nuove generazioni: “Serve ricostruire la filiera imprenditoriale locale,” si legge nel documento, “e questo significa coinvolgere scuole, istituti professionali e famiglie in un percorso che restituisca dignità e futuro alle professioni artigiane e commerciali”.
La conclusione del documento è un appello accorato: “Taranto è a un bivio. O sceglie oggi la sua identità, oppure saranno altri a scegliere per lei.” L’associazione invita l’amministrazione comunale a raccogliere il segnale, riconoscendo che il rischio non è solo economico, ma culturale e sociale. Perché – si legge nelle ultime righe – “una città che perde la propria anima commerciale perde anche la propria storia, la propria voce e la propria capacità di generare futuro”.
Un messaggio che suona come un monito, ma anche come una chiamata alla responsabilità collettiva, affinché Taranto non smarrisca la propria identità proprio nel momento in cui avrebbe maggior bisogno di una visione chiara e condivisa.
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