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Taranto

Gli ambientalisti al fianco degli operai: appello urgente per lavoro, salute e ambiente

Greenpeace, Legambiente e Wwf esprimono solidarietà ai lavoratori di Acciaierie d’Italia e chiedono al Governo un piano nazionale su lavoro, salute e decarbonizzazione. “Senza una strategia chiara rischi ambientali e sociali enormi”

Gli ambientalisti al fianco degli operai: appello urgente per lavoro, salute e ambiente

I lavoratori ex Ilva - archivio

TARANTO - Le principali organizzazioni ambientaliste italiane – Greenpeace, Legambiente e WWF – intervengono con una presa di posizione congiunta sulla crisi che attraversa il gruppo Acciaierie d’Italia, manifestando pubblicamente solidarietà ai lavoratori, ai loro familiari e all’intero indotto, oggi travolti da un clima di incertezza che si aggrava di giorno in giorno. Le tre associazioni sottolineano che ogni scelta sul futuro degli stabilimenti deve rispettare la dignità delle persone, la tenuta occupazionale e, allo stesso tempo, la necessità di ridurre in modo significativo le emissioni nocive e climalteranti prodotte dagli impianti.

Nel documento diffuso, gli ambientalisti insistono sulla necessità di evitare scenari emergenziali. Una chiusura improvvisa o la gestione del ciclo produttivo senza un piano strutturato, denunciano, potrebbe tradursi in gravi rischi ambientali e sanitari, con effetti duraturi sulle comunità che vivono nelle aree più esposte. La mancanza di una programmazione chiara rappresenterebbe, secondo le associazioni, un ulteriore colpo per un territorio che da anni paga un prezzo altissimo sul piano ambientale e sociale.

Le tre sigle ricordano di aver chiesto 10 giorni fa al Governo una strategia definita che metta ordine nella governance del settore, stabilisca tempi e risorse certe e fissi obiettivi misurabili per la decarbonizzazione e la messa in sicurezza delle aree industriali. Le preoccupazioni sono aumentate dopo la presentazione del piano governativo ai sindacati, nel quale l’unico elemento definito sembra essere il ricorso alla cassa integrazione per migliaia di lavoratori, senza indicazioni chiare su investimenti, tecnologie o prospettive industriali.

Da questa situazione nasce un nuovo appello, articolato in cinque richieste considerate immediate e indispensabili dalle associazioni.

La prima riguarda l’istituzione di un tavolo nazionale permanente che riunisca Governo, Regioni, enti locali, sindacati, imprese e società civile. L’obiettivo è costruire un meccanismo di governance condivisa che assicuri il coinvolgimento diretto delle comunità locali nelle decisioni sul futuro del territorio e che affronti in modo trasparente i temi occupazionali e le politiche attive del lavoro.

Il secondo punto chiede la nascita di un nuovo soggetto industriale controllato dallo Stato, ritenuto l’unico in grado di garantire un percorso reale di decarbonizzazione, una diversificazione della produzione, l’avvio delle bonifiche e la tutela dell’occupazione.

Terzo elemento fondamentale è la definizione di un piano credibile per la decarbonizzazione, sostenuto da finanziamenti certi e scandito da obiettivi verificabili. Le associazioni indicano una scadenza precisa: entro il 2030 andrebbero realizzati i nuovi forni elettrici per la produzione dell’acciaio, accompagnati dalla progressiva dismissione di altoforni e cokerie, oltre alla costruzione di un impianto per la produzione di ferro preridotto (DRI). Tra le condizioni poste, viene escluso qualunque ricorso a impianti di rigassificazione.

La quarta richiesta riguarda un’accelerazione sugli investimenti nelle filiere industriali delle energie rinnovabili e dell’idrogeno verde, considerate essenziali per ridurre gli impatti sul clima, sull’ambiente e soprattutto sulla salute delle persone che vivono o lavorano vicino agli impianti. Questi settori, sottolineano le associazioni, potrebbero anche generare nuova occupazione per compensare la minore intensità di manodopera dei processi elettrificati.

In ultimo, viene sollecitato l’uso immediato dei fondi nazionali ed europei già disponibili e il coinvolgimento delle istituzioni comunitarie e delle banche di sviluppo, al fine di costruire una piattaforma finanziaria composta da sovvenzioni, prestiti agevolati e garanzie. Solo così, sostengono gli ambientalisti, si potrà compiere una transizione industriale sostenibile e coerente con gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), evitando ricadute sociali drammatiche.

Il messaggio conclusivo di Greenpeace, Legambiente e WWF respinge con forza l’idea che ci si debba trovare di fronte a una scelta obbligata tra “salvare i posti di lavoro” e “salvare la salute e l’ambiente”. Una contrapposizione definita falsa e pericolosa. Le associazioni sostengono che solo una transizione programmata e partecipata può garantire, contemporaneamente, tutela sociale, protezione sanitaria e trasformazione tecnologica dell’industria. L’assenza di un piano serio metterebbe a rischio sia l’occupazione sia la qualità dell’ambiente, aggravando ulteriormente una situazione già critica. Dopo anni di sacrifici imposti alle comunità locali, avvertono gli ambientalisti, sarebbe inaccettabile aggiungere al danno ambientale la beffa di un vuoto industriale e del venir meno delle responsabilità imprenditoriali.

Per questo, concludono, è ora che si passi dalle dichiarazioni alle scelte concrete. La città e i suoi lavoratori non possono più aspettare.

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