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Brindisi
20 Novembre 2025 - 12:25
Il porto di Brindisi - archivio
BRINDISI - Coldiretti Puglia esprime pieno apprezzamento per il sequestro avvenuto nel porto di Brindisi, dove sono state intercettate 42 tonnellate di derivati e semilavorati di pomodoro falsamente etichettati come prodotti italiani. I fusti, caricati su camion partiti dalla Bulgaria e trasportati su una nave proveniente dalla Grecia, contenevano pomodoro che – secondo le prime verifiche – sarebbe verosimilmente di origine cinese, introdotto nell’area Schengen per poi arrivare a Brindisi con etichette riportanti la dicitura “Country of origin – Italy”.
L’operazione, condotta presso gli spazi doganali del porto, ha coinvolto gli ispettori dell’Ispettorato Repressione Frodi di Puglia e Basilicata, il personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e i finanzieri del Gruppo Brindisi. Le verifiche hanno permesso di individuare un semilavorato utilizzato come “passata di pomodoro”, destinato a due imprese italiane note per commercializzare prodotti dichiarati come ottenuti da materia prima nazionale.
Coldiretti ricorda che da tempo porta avanti un’intensa attività di contrasto contro le frodi agroalimentari. Numerosi i suoi blitz nei porti di Bari e Salerno, con il supporto dell’ICQRF e delle forze dell’ordine, per difendere il made in Italy dall’arrivo massiccio di prodotti stranieri spacciati per italiani. In più occasioni gli agricoltori dell’organizzazione hanno presidiato le navi in arrivo per denunciare pubblicamente il fenomeno, rilanciando la richiesta di modifica del criterio dell’“ultima trasformazione” del Codice doganale che oggi consente un vero e proprio furto d’identità dei prodotti italiani.
Il tema della provenienza del pomodoro è centrale per la Puglia, che rappresenta il principale polo di produzione di salsa del Mezzogiorno, con quasi 18 mila ettari coltivati, l’84% dei quali concentrati nella provincia di Foggia. Qui operano circa 3.500 produttori, per una superficie complessiva di 32 mila ettari, una produzione di 20 milioni di quintali e una P.L.V. vicina ai 180 milioni di euro. Numeri significativi se confrontati con il resto d’Italia, che complessivamente conta 55 milioni di quintali prodotti e 95 mila ettari coltivati.
L’organizzazione agricola sottolinea come il massiccio import di derivati del pomodoro dalla Cina riguardi ormai tutta Europa e rappresenti un rischio concreto per le imprese italiane già colpite dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Per Coldiretti è indispensabile puntare sulla valorizzazione della produzione nazionale, sul legame con il territorio e sulla qualità, attraverso un sistema di etichettatura d’origine obbligatoria a livello europeo e l’applicazione del principio di reciprocità nelle regole sanitarie e sociali. Misure considerate essenziali per tutelare agricoltori e consumatori e difendere la credibilità del vero made in Italy.
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