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Bari

Tumore del colon-retto, studio italiano apre nuove prospettive: il Policlinico tra i protagonisti

La ricerca "Parere", condotta in 40 centri oncologici, dimostra l’efficacia della biopsia liquida nel selezionare i pazienti che possono beneficiare di un ritrattamento mirato. Risultati presentati all’ESMO 2025. Bari tra i principali centri arruolatori

L'equipe di Oncologia del Policlinico di Bari

L'equipe di Oncologia del Policlinico di Bari

BARI - Un nuovo passo avanti nella cura del tumore del colon-retto arriva anche dal Policlinico di Bari, tra i centri che hanno avuto un ruolo di primo piano nello studio PARERE, importante ricerca italiana che ha valutato l’impiego della biopsia liquida per guidare trattamenti mirati nelle fasi più avanzate della malattia. A coordinare lo studio è stata la Fondazione GONO, con il coinvolgimento di 40 centri oncologici del Paese.

L’oncologia medica del Policlinico, diretta dal prof. Camillo Porta, si conferma tra le realtà più attive a livello nazionale nello studio dei tumori gastroenterici. Il dottor Francesco Mannavola, responsabile dell’ambulatorio dedicato ai “Tumori dell’Apparato Gastro-Enterico”, è tra gli autori della pubblicazione.

Lo studio, pubblicato su Annals of Oncology e presentato al congresso ESMO 2025 a Berlino, ha analizzato l’utilizzo della biopsia liquida – un semplice prelievo di sangue che permette di individuare nel DNA circolante del tumore eventuali mutazioni di resistenza – per stabilire quali pazienti con carcinoma RAS/BRAF wild type, già sottoposti a molteplici linee di terapia, possano ancora beneficiare di un ritrattamento con farmaci biologici anti-EGFR, in particolare il panitumumab.

La ricerca ha preso in esame 428 pazienti. Di questi, 213 sono risultati idonei al ritrattamento grazie al profilo molecolare favorevole evidenziato dalla biopsia liquida. Un dato significativo riguarda il fatto che oltre un terzo dei pazienti che, secondo i criteri clinici tradizionali, sarebbe stato considerato candidabile alla terapia, è stato invece escluso dalla biopsia liquida poiché portatore di mutazioni di resistenza: soggetti per i quali il ritrattamento sarebbe stato inefficace e potenzialmente dannoso.

I pazienti selezionati sono stati quindi suddivisi in due gruppi: il primo ha ricevuto panitumumab seguito, alla progressione, da regorafenib; il secondo ha iniziato direttamente con regorafenib, passando a panitumumab solo in seguito. I risultati hanno evidenziato un chiaro vantaggio della terapia anti-EGFR nelle fasi iniziali:
tasso di risposta obiettiva del 16% contro il 2% del regorafenib,
controllo della malattia del 61% contro il 36%,
sopravvivenza libera da progressione di 4,2 mesi contro 2,4 mesi.

La sopravvivenza globale, invece, si è dimostrata simile nei due gruppi.

La presenza del Policlinico di Bari tra i maggiori centri arruolatori conferma il ruolo strategico dell’oncologia medica pugliese nel trattamento delle neoplasie del colon-retto. «Questi risultati – sottolinea il dottor Mannavola – rappresentano un passo concreto verso una medicina personalizzata, capace di identificare con precisione quali pazienti possono ancora trarre beneficio da terapie mirate anche in fasi avanzate, evitando trattamenti inutili o tossici a chi non ne avrebbe vantaggio».

Il tumore del colon-retto resta una delle neoplasie più diffuse in Italia, seconda solo al carcinoma della mammella. Nelle forme metastatiche le possibilità di cura si riducono notevolmente, e diventa cruciale individuare la sequenza terapeutica più efficace. La biopsia liquida, spiegano gli oncologi, offre un vantaggio determinante: permette di “leggere” in tempo reale l’evoluzione molecolare del tumore, orientando la scelta terapeutica con maggiore precisione.

I risultati dello studio PARERE rappresentano quindi un messaggio di speranza per i pazienti affetti da tumore del colon-retto metastatico. Tecniche diagnostiche avanzate come la biopsia liquida, oggi disponibili anche in Puglia, consentono di migliorare il controllo di una malattia complessa e aprono la strada a trattamenti più mirati, personalizzati e sostenibili. Un percorso verso l’obiettivo – ancora lontano ma sempre più realistico – di trasformare questa neoplasia in una condizione gestibile nel tempo e, un giorno, potenzialmente curabile.

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