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Ex Ilva, sindacati a Palazzo Chigi: “Servono risposte immediate e un piano di rilancio industriale”. I video

Fim, Fiom e Uilm incontrano i vertici della Presidenza del Consiglio. D’Alò: “Il Governo metta in campo un intervento pubblico forte”. Scarpa: “Non si può più attendere”

L'incontro a Palazzo Chigi con i sindacati sull'ex Ilva

L'incontro a Palazzo Chigi con i sindacati sull'ex Ilva

Valerio D'Alò, Fim Cisl, al termine dell'incontro a Palazzo Chigi

TARANTO – L’autoconvocazione dei sindacati metalmeccanici ha portato questa sera a un incontro a Palazzo Chigi con i massimi rappresentanti della Presidenza del Consiglio. Al tavolo erano presenti il capo di Gabinetto Gaetano Caputi, il segretario generale Carlo Deodato e Stefano Caldoro, consigliere della premier Giorgia Meloni per le relazioni con le parti sociali.

L’appuntamento, giunto dopo l’annullamento del tavolo ufficiale sul futuro dello stabilimento ex Ilva, è stato definito dalle organizzazioni sindacali come “un passaggio necessario per ribadire le posizioni prima del confronto previsto l’11 novembre”.

Il segretario nazionale della Fim Cisl, Valerio D’Alò, ha sottolineato come il clima di tensione con il Ministero del Lavoro sull’uso della cassa integrazione abbia reso urgente un chiarimento politico. “È la prima volta che arriviamo a un incontro con il Governo in una situazione di strappo – ha dichiarato – nonostante la disponibilità dell’azienda e dei sindacati a discutere in modo costruttivo. Ora è necessario tracciare una linea chiara”.

D’Alò ha ribadito che l’unico piano industriale di riferimento resta quello predisposto dai commissari straordinari, sostenuto dallo stesso Governo, che prevede tre altoforni a Taranto e uno a Genova, oltre ai quattro impianti di preriduzione. “Su quella base bisogna costruire il futuro dello stabilimento – ha aggiunto –. Serve un forte intervento pubblico, anche temporaneo, per rilanciare la produzione e riportare i lavoratori in fabbrica. Una società a partecipazione statale può rappresentare la via per far ripartire gli impianti e garantire la ripresa produttiva”.

Sulla stessa linea la posizione della Fiom Cgil, espressa dal coordinatore nazionale della siderurgia Loris Scarpa, che ha parlato di una situazione “ormai insostenibile”. “Non c’è più tempo da perdere – ha dichiarato –. Abbiamo appreso che nella legge di bilancio sarebbero stati tagliati fondi destinati alla decarbonizzazione e al progetto DRI. È un segnale preoccupante: il Governo non sta mostrando una direzione chiara”.

Scarpa ha poi ammonito l’esecutivo a non ripetere gli errori del passato, ricordando che in altre fasi della vertenza “si sono fatte trattative alle spalle dei sindacati e dei lavoratori”. Da qui la richiesta di riaprire formalmente il tavolo a Palazzo Chigi prima dell’11 novembre, per discutere sia della condizione attuale degli impianti sia delle prospettive industriali del sito siderurgico tarantino.

L’incontro nella sede del Governo si è concluso in un clima di forte attesa: i sindacati hanno annunciato che, in assenza di risposte concrete, valuteranno nuove iniziative di mobilitazione per tenere alta l’attenzione su una vertenza che continua a rappresentare una delle questioni industriali più delicate del Paese.

Loris Scarpa, Coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil dopo l'incontro a Palazzo Chigi

Scarpa (Fiom): oggi giornata di mobilitazione e di avvertimento al Governo

“Abbiamo deciso di autoconvocarci a Palazzo Chigi unitariarmente dopo il rinvio del confronto da parte del Governo al prossimo 11 novembre. Nonostante il rinvio abbiamo ottenuto l’incontro a Palazzo Chigi con Stefano Caldoro, consigliere della Presidenza del Consiglio per i rapporti con le parti sociali, Carlo Deodato, segretario generale alla Presidenza del Consiglio, Gaetano Caputi, capo di Gabinetto alla Presidenza del Consiglio. Un incontro in cui abbiamo ribadito le nostre posizioni, ma non abbiamo ottenuto nessuna risposta dal Governo.

La condizione degli stabilimenti e quella sociale sono di una gravità assoluta: in questo momento abbiamo il rischio di fermata degli impianti per la carenza di risorse che ha determinato anche un aumento massiccio della cassa integrazione che non consente di intervenire e dare seguito al piano di manutenzione e di marcia. È a rischio il presente e il futuro legato alla transizione ecologica. 

I lavoratori oggi hanno manifestato con un presidio davanti a Palazzo Chigi, proseguendo la mobilitazione delle scorse settimane che è culminata nello sciopero e nelle manifestazioni del 16 ottobre. I lavoratori non accettano la prospettiva della cassa integrazione a tempo indeterminato. Queste preoccupazioni le abbiamo portate anche alla rappresentanza del Pd e alla segretaria Elly Schlein che ci ha incontrato questo pomeriggio. 

L’acciaio è strategico per il nostro Paese. Lo Stato deve ascoltare le organizzazioni sindacali che stanno chiedendo con forza l’intervento pubblico per garantire la continuità industriale e la decarbonizzazione. 

Il Governo deve aver ben chiaro che al prossimo incontro dell’11 novembre non può presentare un piano concordato con Bedrock, nè tantomeno l’ennesima soluzione finanziaria per gestire le urgenze e per prendere tempo. Non è quella la discussione che serve ai lavoratori e ai cittadini. Se così fosse, senza risposte, la mobilitazione continuerà”. 

Lo dichiara in una nota Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil

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