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La mobilitazione

Oltre tremila pugliesi a Roma con la Cgil per chiedere salari dignitosi e più giustizia sociale

Sessanta pullman in partenza da tutta la regione per la manifestazione “Democrazia al lavoro”. La segretaria Gigia Bucci accusa il Governo di aver tradito le promesse e annuncia una mobilitazione destinata a proseguire

Oltre tremila pugliesi a Roma con la Cgil per chiedere salari dignitosi e più giustizia sociale

Sciopero della Cgil Bari - archivio

BARI - Saranno oltre 3.000 i pugliesi che nel pomeriggio di oggi, sabato 25 ottobre, raggiungeranno Roma per partecipare alla grande manifestazione nazionale “Democrazia al lavoro” promossa dalla Cgil. L’iniziativa, al centro di un ampio percorso di mobilitazione del sindacato, punta a chiedere una manovra economica più equa, con salari più alti, pensioni adeguate, investimenti nella sanità, nell’istruzione e nello sviluppo industriale, contro la scelta di destinare nuove risorse alla spesa per la difesa.

Dalla Puglia sono stati organizzati 60 pullman dalle Camere del Lavoro per permettere a lavoratori, pensionati e cittadini di raggiungere la Capitale e unirsi al corteo. «Se chi vive di lavoro e pensioni pensa che 3 euro in più in busta paga o 3 euro di aumento sulle pensioni minime siano un’offesa a chi tiene in piedi il Paese con le proprie tasse – ha dichiarato la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci – allora deve scendere in piazza con noi».

Bucci ha duramente criticato l’operato del Governo, che celebra i suoi tre anni di mandato senza, a suo dire, aver mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale. «Avevano annunciato pensioni minime da 1.000 euro, l’abolizione delle accise sui carburanti, la cancellazione della Legge Fornero e l’Iva zero sui beni di prima necessità – ha ricordato la segretaria –. Invece continuano a fare cassa sui più deboli: hanno abolito il Reddito di cittadinanza, ostacolano il salario minimo, aumentano l’età pensionabile e tagliano su sanità, scuola e welfare pubblico, che per chi vive con stipendi bassi rappresentano l’unico strumento di tutela. Intanto agevolano i redditi più alti, varano condoni e destinano fondi alle lobby delle armi».

La piattaforma nazionale della Cgil propone un pacchetto di misure che va dalla tassazione dei grandi patrimoni allo stop alla flat tax, dal rinnovo dei contratti pubblici e privati al contrasto del precariato, fino alla riforma strutturale delle pensioni, con il superamento della Fornero e l’introduzione di pensioni di garanzia per i giovani. Centrali anche la richiesta di politiche industriali che contrastino le delocalizzazioni, favoriscano le transizioni energetiche e ambientali e garantiscano maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro.

«Le risorse destinate alle armi – ha ribadito Bucci – dovrebbero servire a rafforzare la sanità pubblica, a sostenere la non autosufficienza, a finanziare politiche abitative e sociali e a migliorare l’istruzione. Questa piattaforma parla in modo diretto alle emergenze che vive la Puglia, regione con il più alto tasso di povertà relativa d’Italia, dove una famiglia su quattro è in difficoltà e il lavoro precario e povero è ormai la regola».

La segretaria ha ricordato come la Puglia sia attraversata da crisi industriali che minacciano di svuotare il comparto manifatturiero e aggravare le tensioni sociali, mentre la sanità territoriale deve essere potenziata per garantire cure di prossimità e servizi più accessibili.

«La manifestazione di oggi – ha concluso Bucci – è la continuazione di un percorso iniziato anni fa, fondato sulla difesa dei valori costituzionali e su una grande alleanza sociale. In questi due anni siamo scesi in piazza per salari, pensioni, sicurezza, scuola e sanità pubblica, promuovendo anche quattro referendum per un Paese più giusto e solidale. Manifestare per la pace, scioperare per la Palestina, significa riaffermare che non possiamo restare in silenzio di fronte alla violazione dei diritti umani. La cultura di guerra è nemica della giustizia sociale e del progresso. Quella di oggi non è che una tappa di una mobilitazione lunga, che continuerà finché le persone che rappresentiamo non vedranno riconosciuti i propri diritti e la propria dignità.»

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