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Maglie

Violenza sessuale in stazione, chiesto il processo per un 15enne

I fatti risalgono all'estate del 2024. La Procura per i Minorenni avanza la richiesta di rinvio a giudizio per il giovane accusato di aver abusato di una 14enne. Archiviata la posizione del fidanzato della vittima

Il Tribunale di Lecce

Il Tribunale di Lecce

MAGLIE - La Procura per i minorenni ha formalizzato la richiesta di processo per il quindicenne accusato di violenza sessuale ai danni di una coetanea di 14 anni. Il presunto abuso si sarebbe consumato all'interno della stazione ferroviaria di Maglie.

La richiesta sarà discussa in udienza preliminare il prossimo 19 marzo. Nel medesimo procedimento era inizialmente indagato anche il fidanzato della vittima. Tuttavia, all’esito degli accertamenti, il ragazzo è risultato estraneo agli addebiti, e per la sua posizione si è proceduto all’archiviazione.

I fatti al centro dell'inchiesta risalgono al pomeriggio del 28 luglio 2024. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, quel giorno la 14enne si trovava nella sala d’attesa dello scalo ferroviario, dove si era data appuntamento con il fidanzato, con cui aveva una relazione da circa un mese. Il giovane era in compagnia dell’imputato, che avrebbe poi raggiunto la ragazza in un bagno, abusando di lei.

L'episodio si sarebbe interrotto grazie al provvidenziale intervento della madre della giovane. La donna, dopo aver accompagnato in auto la figlia e l’amica, era rimasta nel parcheggio esterno in attesa. Preoccupata non ricevendo risposta alle chiamate telefoniche, era entrata nei locali e aveva fatto l'amara scoperta. Da lì era scattata l'immediata corsa all'ospedale di Scorrano, dove sono stati riscontrati segni compatibili con la violenza.

Nel corso dell’interrogatorio, avvenuto lo scorso 3 aprile 2025 dopo l’arresto (poi revocato dal Tribunale del Riesame), il 15enne ha sostenuto che il rapporto sarebbe stato inizialmente consensuale, ma avrebbe dovuto rimanere a un livello superficiale. Ci si sarebbe spinti oltre senza il consenso della ragazza. Secondo la sua versione, l’arrivo della donna che chiamava il nome della figlia avrebbe messo fine all'abuso, provocando la fuga dell’imputato.

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