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08 Ottobre 2025 - 09:12
BRINDISI - La sfida della transizione energetica passa anche dal Mezzogiorno. Eni accelera il proprio piano di riconversione industriale, puntando su bioenergie, economia circolare e tecnologie per la decarbonizzazione. A delineare il percorso è Giuseppe Ricci, direttore operativo per la Trasformazione Industriale, che in un ampio comunicato traccia le linee guida del nuovo corso, sottolineando la necessità di “trasformare l’industria, non dismetterla”.
Negli ultimi decenni – osserva Ricci – il downstream petrolifero e petrolchimico europeo ha visto una progressiva perdita di competitività. “Negli ultimi 15 anni – spiega – in Europa hanno chiuso oltre 25 raffinerie, di cui 6 in Italia, mentre la domanda di prodotti tradizionali continua a calare per effetto dell’efficienza dei motori e della crescita dell’elettrico. Anche la chimica di base segue lo stesso andamento, con un calo di oltre 10 milioni di tonnellate di capacità produttiva nel biennio 2023-2024. È una trasformazione strutturale che impone una visione nuova.”
E proprio questa visione Eni l’ha tradotta in un programma industriale che ha già preso forma in diverse regioni italiane. A Porto Marghera, dal 2014, la prima bioraffineria al mondo produce HVO diesel, bio-GPL e bionafta da materie prime di scarto. A Gela, in Sicilia, dal 2019 è attiva una bioraffineria capace di trattare cariche di seconda generazione al 100% e produrre SAF-biojet, il carburante sostenibile per l’aviazione. A Livorno è in corso la conversione di un impianto da 500 mila tonnellate l’anno, con avvio previsto entro il 2026, mentre a Sannazzaro de’ Burgondi, in provincia di Pavia, nascerà entro il 2028 una nuova bioraffineria da 550 mila tonnellate l’anno.
“Questi progetti – sottolinea Ricci – dimostrano che la transizione può generare nuove filiere industriali, lavoro qualificato e tecnologie pulite. È una rivoluzione che non rinnega il passato, ma lo rinnova.”
Un percorso analogo è stato avviato anche nella chimica, attraverso Versalis e Novamont, con la progressiva uscita dalla produzione tradizionale da cracking e il passaggio a polimeri specializzati e biochimica avanzata. A Mantova, Eni ha inaugurato un impianto per il riciclo chimico con tecnologia proprietaria Hoop®, capace di trasformare plastiche miste in nuova materia prima. Un modello che sarà replicato nel sito di Priolo, in Sicilia, dove è in corso la valutazione per la realizzazione di una bioraffineria integrata nel polo Versalis.
L’impegno verso il riciclo meccanico ha invece portato, a marzo 2025, all’apertura a Porto Marghera di un impianto dedicato al trattamento di rifiuti plastici in polistirolo, con una capacità produttiva di 20 mila tonnellate annue.
Ma la svolta più significativa guarda al futuro del Sud, con la creazione a Brindisi di una joint venture con il gruppo Seri Industrial: la Eni Storage Systems, un progetto per la produzione di batterie al litio-ferro-fosfato destinate all’accumulo stazionario di energia, con una capacità prevista di oltre 8 GWh l’anno.
“Si tratta – spiega Ricci – di un polo industriale all’avanguardia, che conferma la vocazione di Brindisi come centro strategico della nuova energia. Qui nascerà una filiera innovativa, capace di dare impulso alla produzione sostenibile e all’autonomia energetica del Paese.”
Anche Taranto, aggiunge Ricci, “mantiene un ruolo fondamentale nella filiera energetica nazionale. È un sito ancora strategico, non solo per la produzione convenzionale, ma anche per le nuove sinergie con la Basilicata e per le valutazioni in corso nel campo dell’idrogeno, che potranno aprire prospettive industriali inedite per il territorio.”
Lo stabilimento Versalis di Brindisi
Nel suo intervento, Ricci sottolinea il significato più profondo della trasformazione in atto: “Questa transizione non è solo un cambiamento tecnico, ma una trasformazione culturale. Ci ha insegnato tre cose: la consapevolezza che il cambiamento è inevitabile e va guidato, il coraggio di innovare e di rischiare in settori nuovi, e la capacità di coniugare sostenibilità ambientale, economica e sociale. Solo dall’equilibrio tra queste dimensioni può nascere una soluzione duratura.”
Il direttore operativo di Eni invita infine a una visione collettiva del cambiamento: “La trasformazione industriale non può essere lasciata solo alle imprese. Serve una regia nazionale ed europea, capace di accompagnare e accelerare questo processo. Dalla politica ai sindacati, dalle filiere produttive alla società civile, dobbiamo condividere la responsabilità di costruire un futuro sostenibile, dove industria e ambiente non siano più in contrasto, ma alleati.”
Un messaggio chiaro, che parte dal Mezzogiorno per estendersi al Paese intero: la transizione ecologica, per Eni, è una sfida industriale e culturale che può generare valore, lavoro e innovazione se affrontata con visione, responsabilità e coraggio.
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