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Coldiretti Puglia

Mense scolastiche sotto esame. La città più cara e quella più economica

Protocollo con Anci per menù locali, stagionali e “glifosato free”. Coinvolti 200.000 bambini in 10 anni

Una mensa scolastica

Una mensa scolastica - archivio

BARI - Con il suono della prima campanella torna d’attualità il tema delle mense scolastiche. In Puglia il costo annuo per bambino nella scuola dell’infanzia e primaria è indicato in 662 euro, con Barletta città più economica a 660 euro e Andria la più cara a 1.062 euro. Lo segnala Coldiretti Puglia, richiamando i dati dell’VIII report di Cittadinanzattiva, e chiedendo interventi per calmierare i prezzi senza perdere di vista la salute di bambini e ragazzi, dalla qualità delle materie prime alle condizioni igieniche.

Per l’organizzazione agricola, il mancato rispetto delle regole a tavola è un comportamento gravissimo, perché oltre ai danni economici e occupazionali comporta rischi per la salute in una fase delicata della crescita. A conferma delle criticità, 1 genitore su 4 boccia la qualità dei cibi somministrati.

Per alzare gli standard, è stato firmato un protocollo d’intesa tra Coldiretti Puglia e Anci Puglia che prevede l’eliminazione dai menù di cibi ultra-formulati e di prodotti contenenti glifosato, privilegiando negli appalti alimenti locali a km 0, stagionali e del territorio. L’obiettivo è qualificare le mense scolastiche e le altre mense comunali riducendo i passaggi intermedi e valorizzando le filiere pugliesi.

Il Progetto di Educazione alla Campagna Amica sostiene scuole e famiglie per garantire un’alimentazione corretta alle nuove generazioni”, afferma Rita Tamborrino, leader di Donne Coldiretti Puglia. Il percorso riparte nel 2025/2026 e, negli ultimi 10 anni, ha coinvolto 200.000 bambini e 480 scuole, con una partecipazione composta per 70% da alunni di materna e primaria e per 30% da studenti di medie e superiori. Tamborrino richiama inoltre la percezione diffusa: 28% dei pugliesi valuta negativamente la qualità di 90.000.000 di pasti che ogni anno vengono serviti a 585.000 studenti della scuola dell’obbligo. Da qui la richiesta di pasti a km 0 in refettorio.

Il traguardo, sottolinea Coldiretti, è soprattutto culturale: correggere abitudini di consumo scorrette e formare consumatori consapevoli su sana alimentazione e stagionalità. La maggioranza dei genitori, 71%, ritiene che le mense debbano offrire i cibi più sani per educare le nuove generazioni, mentre solo 12% preferisce assecondare i piatti “più graditi”.

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