Inchiesta “Codice interno”, l’ex consigliere regionale Olivieri resta ai domiciliari

BARI - Resterà ai domiciliari a Parabita, in provincia di Lecce, Giacomo Olivieri, l’ex consigliere regionale pugliese arrestato il 26 febbraio 2024 nell’ambito dell’inchiesta “Codice interno”. L’indagine ha acceso i riflettori sui presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria a Bari e portò all’arresto di 130 persone, tra cui esponenti ritenuti affiliati o vicini al clan Parisi-Palermiti, radicato nel quartiere Japigia.

Il procedimento a carico di Olivieri si sta celebrando con rito abbreviato davanti al gup Giuseppe De Salvatore, che ha rigettato la richiesta avanzata dai suoi difensori, Gaetano e Luca Castellaneta. Gli avvocati avevano chiesto di consentire all’ex consigliere di scontare la misura cautelare a Bari, presso l’abitazione della moglie e dei due figli minorenni. La motivazione addotta era la necessità di garantire la vicinanza ai bambini, che attualmente Olivieri può incontrare soltanto una volta alla settimana.

La Direzione distrettuale antimafia di Bari ha intanto sollecitato una condanna a 10 anni di reclusione per l’ex consigliere. Nell’inchiesta è coinvolta anche la moglie, Maria Carmen Lorusso, oggi a processo con rito ordinario. Secondo gli inquirenti, nel 2019 Olivieri avrebbe ottenuto il sostegno elettorale di tre clan mafiosi baresi per favorire l’elezione della consorte al consiglio comunale, obiettivo che fu poi raggiunto.

Dopo aver trascorso 13 mesi in carcere, Olivieri si trova ai domiciliari dalla fine di marzo scorso. La vicenda resta al centro del dibattito giudiziario, con il processo in corso che punta a chiarire i presunti rapporti tra il mondo politico locale e le organizzazioni criminali.