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Taranto
14 Luglio 2025 - 14:28
Tullio Mancino
TARANTO - Il dumping contrattuale continua a minacciare la tenuta economica e sociale del comparto turistico e della ristorazione, colpendo in particolare le micro e piccole imprese che operano secondo le regole. A lanciare l’allarme è Confcommercio Taranto, che, in occasione della seconda edizione del Manuale sul Dumping Contrattuale nei Pubblici Esercizi – redatto da FIPE-Confcommercio in collaborazione con Adapt e con il sostegno dell’Ente Bilaterale Nazionale del Turismo – ha evidenziato la gravità del fenomeno.
Il documento rivela la diffusione nel settore di ben 41 contratti collettivi nazionali non rappresentativi, classificati dalla giurisprudenza come “contratti pirata”, applicati in alternativa al contratto FIPE, che resta il più adottato, con una copertura pari a oltre il 92% dei rapporti di lavoro.
L’uso di questi contratti alternativi comporta pesanti squilibri retributivi, con differenze che possono arrivare fino a 8.000 euro all’anno, a scapito delle tutele per i lavoratori. La perdita non riguarda solo il salario netto, ma anche i contributi previdenziali e i diritti legati a malattia, maternità e ferie.
“La concorrenza al ribasso che si sta diffondendo nel settore è estremamente pericolosa”, ha dichiarato il direttore di Confcommercio Taranto, Tullio Mancino. A suo avviso, la crescita dei contratti non rappresentativi mina le tutele dei dipendenti, abbassa i salari minimi e crea un sistema distorto che penalizza le imprese che applicano i contratti regolari.
Il fenomeno, sottolinea Mancino, diventa ancora più preoccupante se messo in relazione con i dati del Centro Studi di Confcommercio Taranto sull’occupazione nel Terziario Ionico, secondo cui il settore della ristorazione è uno dei più colpiti da un mismatch tra domanda e offerta di lavoro, con punte vicine al 60%. Un paradosso, se si considera che il turismo resta tra le scelte preferite dai giovani in uscita dalla scuola, e che barman, camerieri e personale di sala figurano tra le figure più richieste, con una quota pari al 35%.
La causa di questo scollamento, secondo l’associazione di categoria, è da ricercare anche nella scarsa attrattività di contratti che offrono poche garanzie, scoraggiando i giovani e rendendo difficile reperire personale qualificato.
Ma l’uso di contratti pirata, oltre a danneggiare i lavoratori, rappresenta anche un boomerang per le stesse imprese. Quelle che li utilizzano, ricorda Mancino, sono escluse da ogni forma di incentivo all’assunzione, come sottolineato anche dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Una penalizzazione che incide negativamente sulla già bassa percentuale di aziende che utilizzano le agevolazioni per l’inserimento degli under 35, incentivi che – secondo l’indagine – sono noti solo al 52% degli imprenditori tarantini.
Di fronte a questo scenario, Confcommercio Taranto rinnova il proprio impegno a collaborare con gli enti preposti ai controlli – dall’INPS all’Ispettorato del Lavoro – per tutelare le aziende virtuose e contrastare pratiche contrattuali che, oltre a non rispettare la dignità dei lavoratori, mettono a rischio la competitività del territorio.
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