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Taranto
05 Giugno 2025 - 06:30
Aula Gip del Tribunale di Taranto
TARANTO – Si è svolta mercoledì mattina l’udienza preliminare nell’ambito del procedimento scaturito dall’inchiesta ‘Pandora’, avviata dalla Guardia di Finanza tra il 2020 e il 2022, che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio per 9 indagati. Al centro delle accuse ci sono presunte false attestazioni di presenza sul lavoro e irregolarità negli appalti interni alla Casa Circondariale di Taranto.
Tra i nomi finiti nell’indagine anche quello di Stefania Baldassari, ex direttrice del carcere e consigliera comunale uscente, accusata di aver dichiarato falsamente la propria presenza in servizio, ottenendo così un vantaggio economico ritenuto “ingiusto” dalla Procura, pari a circa 6.000 euro.
Nella stessa giornata, Baldassari ha sostenuto un interrogatorio di circa tre ore davanti al Gup Rosa Caroli, accompagnata dal legale Emidio Attavilla. La consigliera ha negato di aver ricevuto indennizzi dal Comune per assenze alle commissioni e ha giustificato le proprie condotte, risalenti al periodo pandemico, come aderenti alle disposizioni ministeriali in vigore all’epoca.
L’inchiesta, oltre al capitolo sulle presenze, si è concentrata su diverse gare d’appalto sospette. Tra queste, quella per la creazione di una piattaforma web destinata alla vendita online dei prodotti del laboratorio di pasticceria interno al carcere. Il contratto, del valore di circa 18.000 euro, secondo gli inquirenti, sarebbe stato alterato grazie alla complicità di un’intermediaria, una funzionaria della struttura penitenziaria e un funzionario amministrativo. Due soggetti coinvolti sono stati sottoposti all’obbligo di firma.
I finanzieri hanno inoltre passato al vaglio l’affidamento dei lavori per l’impermeabilizzazione della struttura carceraria e la fornitura di utensili da cucina. Risultano indagati anche un dirigente del Comune di Taranto e tre imprenditori locali.
Il GUP ha aggiornato l’udienza al 25 giugno, giorno in cui deciderà sull’ammissione al rito abbreviato, anche condizionato alla testimonianza, per due imputati. Altri due hanno chiesto di patteggiare: le pene proposte sono di 2 e 3 anni, con il consenso già espresso dalla Procura.
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