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Le iniziative

Raduno delle comunità devote a San Cataldo

Il giro per i due mari, l’incontro a Palazzo di Città, la processione per le vie della Città Vecchia e la santa messa del vescovo di Lismore-Waterford

Raduno delle comunità devote a San Cataldo

Uno splendido pomeriggio primaverile ha salutato mercoledì 30 aprile la “prima uscita” per le vie della città vecchia di San Cataldo, in occasione dell’evento ‘Terra cataldiane vade Tarentum’ che ha riunito le comunità legate dal culto del santo vescovo. Dalla verde Irlanda non poteva mancare la rappresentanza della terra natale del nostro patrono, coincidente con la diocesi di Lismore-Waterford e guidata dal vescovo mons. Alphonsus Cullinan, che ha così voluto ricambiare la visita fatta precedentemente dal parroco della basilica cattedrale mons. Emanuele Ferro (promotore del raduno) per costruire una relazione tra Taranto e i luoghi di provenienza di San Cataldo.

La processione straordinaria è partita dalla cappella di San Leonardo del castello aragonese, diretta, attraverso piazza Castello e via Duomo, alla basilica cattedrale. Con i rispettivi stendardi, vi hanno partecipato rappresentanze di Corato (Bari), Pattano (Vallo della Lucania-Salerno), Rocca Romana (Caserta), Supino (Frosinone), Cirò e Cirò Marina (Crotone), Caltanissetta, Cariati (Cosenza) e San Cataldo (Caltanissetta). Assieme a loro, le confraternite dell’Addolorata, dell’Immacolata e di San Cataldo in Santa Caterina, i Cavalieri dell’Ordine del Santo Sepolcro e di Malta. Ad aprire e chiudere il corteo, le bande musicali cittadine “Domenico Lemma” e “Santa Cecilia-Città di Taranto”.

Molta curiosità, in particolare, ha destato la presenza del gruppo proveniente da Cariati, di cui molti devoti partecipano il 26 settembre alla “intorciata” dei Santi Medici in città vecchia. Un anziano musicante inoltre ci ha raccontato che alla festa di San Cataldo a Supino era solita partecipare la banda tarantina “Paisiello”, i cui componenti una volta, per devozione, vollero portare a spalla la statua durante la processione.

Il raduno di “Terra cataldiane vade Tarentum” è iniziato col giro per i due mari degli ospiti sulla motonave Clodia di Kyma Mobilità, in una sorta di anteprima della processione a mare che si svolge la sera dell’8 maggio. Gli ospiti hanno potuto apprezzare lo spettacolare panorama della città e la bellezza degli specchi d’acqua che la circondano; molta curiosità c’è stata per il citro d’acqua dolce a Mar Grande, che leggenda vuole sia sorto dopo che San Cataldo vi gettò l’anello vescovile.

Dopo lo sbarco le delegazioni hanno raggiunto palazzo di città dove sono state ricevute dal commissario straordinario dott.ssa Giuliana Perrotta, nel cui indirizzo di saluto ha auspicato che il culto di San Cataldo possa costituire un ponte di cultura, amicizia e spiritualità tra l’Italia e l’Irlanda, tra Taranto e i luoghi dove il santo ha esercitato il ministero episcopale, costruendo comunità fondate sulla fede sul rispetto reciproco e sulla solidarietà. Molto interessante e dettagliata è stata la relazione sul culto di San Cataldo tenuta da don Francesco Simone, direttore dell’ufficio diocesano beni culturali ecclesiastici e del Museo diocesano di arte sacra. Egli ha parlato, in particolare, delle vicende che hanno interessato le statue, reliquiari e reperti legati al nostro santo, soffermandosi sugli studi da lui effettuati sull’interpretazione delle scritte della crocetta aurea posta sulle spoglie di San Cataldo, venute alla luce nel 1071 durante i lavori per la nuova cattedrale, voluti dall’arcivescovo Drogone. Don Francesco ha infatti riferito che potrebbero esserci nuove sorprendenti interpretazioni sulle parole che identificano San Cataldo e la sua provenienza da Rachau. Infine egli ha lanciato la proposta di una banca dati su quanto attiene al vescovo irlandese, di come il culto si sia propagato nel mondo e di come le varie comunità lo hanno vissuto, nelle sue varie manifestazioni: artistiche, devozionali, delle immagini e anche enogastronomiche.

Nel suo intervento il parroco della basilica cattedrale mons. Emanuele Ferro ha così riferito: “Ogni anno cerchiamo di iniziare la novena con l’intronizzazione del santo e con l’esposizione solenne delle reliquie. Quest’anno invece abbiamo inteso farlo invitando rappresentanti delle terre cataldiane, cioè di quei luoghi dove è particolarmente vivo il culto a San Cataldo. L’evento che celebriamo serve anche a noi tarantini per comprendere l’importanza del legame con questo santo venuto dal mare, di ritorno dal pellegrinaggio in Terrasanta, che riporta Taranto alla bellezza della vita cristiana”.

“Il nostro santo vescovo – ha continuato - è stato innanzitutto un pellegrino e un uomo straordinariamente moderno che riesce a raggiungere le terre lontane per annunciare il Vangelo. Nel viaggio di ritorno egli si è lasciato sorprendere dalla Provvidenza, che, a causa di una tempesta lo ha fatto approdare forzatamente a Taranto. Ma anche in tal caso San Cataldo non ha rinunciato alla sua missione di apostolo, anzi, ha trovato nuovo vigore nell’espletarla, decidendo di rimanere da noi fino alla morte”.

Quindi, la già citata processione per le vie della città vecchia nel tradizionale passo della “nazzecata” del portatori del simulacro (i confratelli di San Cataldo) per via Duomo fino alla basilica cattedrale per la santa messa celebrata dal vescovo di Lismore-Waterford, mons. Alphonsus Cullinan, alla presenza del nostro arcivescovo mons. Ciro Miniero.

Il raduno si è concluso con un momento conviviale nel centro San Gaetano.

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