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Il mare soffoca nella plastica, ma la scienza risponde: la sfida europea per salvare l’Adriatico e lo Jonio

Al Politecnico di Bari il coordinamento del progetto “Prevent”: sette Paesi uniti per ridurre l’inquinamento da rifiuti marini e trasformare la plastica in risorsa per l’edilizia sostenibile

Inquinamento marino a causa della plastica

Inquinamento marino a causa della plastica

BARI – Sacchetti, bottiglie e frammenti di plastica continuano a invadere i mari, lasciando dietro di sé un’impronta ambientale pesantissima. Non si tratta soltanto di un problema di rifiuti visibili: l’inquinamento si insinua silenzioso anche attraverso le microplastiche, particelle microscopiche che si originano dalla degradazione del PET e finiscono per contaminare ecosistemi delicatissimi, sia marini sia terrestri.

Per rispondere a questa emergenza, è nato “Prevent”, un ambizioso progetto europeo che mira a contrastare l’inquinamento marino nell’area adriatico-ionica, sviluppando strumenti innovativi per la prevenzione, il monitoraggio e la gestione dei rifiuti plastici. Coordinata dal Politecnico di Bari, sotto la guida della professoressa Dora Foti del Dipartimento ARCOD, l’iniziativa coinvolge dieci partner distribuiti in sette Paesi, con il sostegno del programma Interreg IPA ADRION.

Il progetto europeo “Prevent” che mira a contrastare l’inquinamento marino nell’area Adriatico-Jonica

Il progetto europeo “Prevent” che mira a contrastare l’inquinamento marino nell’area Adriatico-Jonica

L’obiettivo principale del progetto è tanto ambizioso quanto concreto: recuperare i rifiuti plastici dispersi nell’ambiente e trasformarli in risorsa per l’industria del cemento, integrandoli come materiale di rinforzo nelle miscele cementizie. Un modo per chiudere il cerchio dell’economia circolare e ridurre la pressione ecologica causata dalla plastica.

Prevent è attualmente nella sua fase operativa. Tutti i partner hanno firmato un Protocollo d’Intesa che sancisce l’impegno condiviso nella tutela dell’ambiente e che ha dato il via alla creazione di una rete transnazionale di esperti e stakeholder, utile a scambiare esperienze, dati e buone pratiche.

Parallelamente, i ricercatori stanno conducendo test pilota per verificare l’efficacia di nuovi sistemi di monitoraggio marino: sensori e strumenti di diagnostica avanzata serviranno a mappare le rotte dei detriti galleggianti, individuare i principali punti di accumulo e pianificare interventi mirati a difesa delle aree più vulnerabili del bacino Adriatico-Ionico.

Un altro asse fondamentale del progetto è la redazione del Piano d’Azione Adriatico-Ionico Resiliente al Clima, il CRAIAP. Si tratta di un documento strategico che conterrà misure operative per contrastare gli effetti congiunti dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici, contribuendo a rendere più sostenibili le politiche ambientali nell’area coinvolta.

La dimensione europea dell’iniziativa è ben rappresentata dalla rete di partner: accanto al Politecnico di Bari e alla CNA di Lecce, partecipano enti di ricerca e amministrazioni da Slovenia, Grecia, Albania, Croazia, Montenegro e Macedonia del Nord. Tra questi, l’università UKLO di Bitola, il centro NCSRD greco, il SEACRAS di Zagabria, e altri soggetti impegnati nella tutela del mare e nello sviluppo di tecnologie ambientali.

Con un finanziamento complessivo di oltre 1 milione e 600 mila euro, Prevent si protrarrà fino al 2027, periodo nel quale verranno intensificati incontri pubblici, workshop e attività di sensibilizzazione rivolte a cittadini, associazioni e amministratori locali, con l’obiettivo di trasformare la consapevolezza ambientale in azioni concrete.

Dal cuore del Politecnico barese prende così forma una strategia europea che guarda al futuro del nostro mare, unendo ricerca scientifica, innovazione tecnologica e responsabilità condivisa. Perché salvare il mare significa salvare il nostro presente e costruire un domani più sostenibile.

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