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Tornano in piazza i lavoratori dei call center

Nuovo sciopero il prossimo 21 marzo

Lavoratori call center in sciopero (foto d'archivio)

Lavoratori call center in sciopero (foto d'archivio)

Tornano in piazza i lavoratori dei call center: lo sciopero, proclamato per il prossimo 21 marzo, è stato proclamato per protestare contro il "contratto della miseria e della precarietà" - come si legge in una nota a firma di USB Taranto - stipulato da Assocontact e Cisal e applicato già da alcune aziende del settore.

"Un contratto calato sulla testa di migliaia di persone senza alcuna legittimazione democratica ad opera di organizzazioni datoriali e sindacali assolutamente minoritarie, con lo scopo di aumentare i profitti di committenti e outsourcer tagliando diritti e salario delle lavoratrici e dei lavoratori e di riconoscere spazi di agibilità a sindacati finora privi di qualunque rappresentatività nei call center - continua la nota - Un vero e proprio libro dei sogni dei padroni che, prevedibilmente, sta determinando un effetto domino in tutto il comparto. Non a caso le trattative per il rinnovo del CCNL Telecomunicazioni, scaduto da oltre due anni, si sono interrotte all' indomani della sottoscrizione del contratto capestro Assocontact/Cisal. È fin troppo chiaro infatti che adesso anche tutto il padronato organizzato in Asstel vuole parametrare gli aumenti salariali intorno agli spiccioli previsti dal nuovo CCNL BPO che, per giunta, saranno riconosciuti solo a giugno 2026.

Il risultato è che le retribuzioni dei lavoratori e delle lavoratrici del settore sono ferme al 2020, nonostante l'impressionante aumento del costo della vita dell'ultimo triennio, e la competizione al ribasso e il dumping salariale si confermano l'architrave su cui poggia tutto il sistema degli appalti, di cui i call center sono espressione».

Crisi dei call center: serve un confronto

"In questo quadro, il tavolo ministeriale sulla crisi dei call center non è più rinviabile - prosegue la nota dell'Usb - Serve un confronto vero per una riforma sostanziale della legislazione sul lavoro e sugli appalti che costituisce la causa profonda della decennale crisi del settore e che veda come elemento centrale i lavoratori, le lavoratrici ed i loro diritti.

Serve intervenire sulle gare al massimo ribasso, ripristinare la parità di trattamento retributivo tra lavoratori del committente e dell'appaltatore, garantire continuità occupazionale nei cambi d'appalto a parità di salario e diritti, individuare il contratto di lavoro di riferimento in ogni settore produttivo.

Serve una legge sulla democrazia nei luoghi di lavoro per consentire ai lavoratori di scegliere i propri rappresentanti e sgomberare il campo dai sindacati gialli che esistono con l'unico scopo di firmare contratti al ribasso per garantirsi agibilità e risorse economiche.

Serve una legge sul salario minimo legato all' inflazione per dare una spinta verso l'alto ad un sistema contrattuale che negli ultimi trent'anni ha programmato e realizzato l'impoverimento di milioni di persone.

Con questi obiettivi l'Usb - conclude la nota - chiama i lavoratori e le lavoratrici dei call center a scioperare il prossimo 21 marzo 2025 come ennesima tappa di una mobilitazione iniziata già mesi fa, per respingere il contratto di Assocontact e Cisal e per rivendicare una completa inversione di rotta delle politiche legislative e sindacali adottate fino ad oggi".

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