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Siderurgico

«Ora un imprenditore riprenda in mano la guida della fabbrica»

Vendita dell'ex Ilva, l'auspicio dell'Aigi

Una veduta del siderurgico (foto d'archivio)

Una veduta del siderurgico (foto d'archivio)

«In queste ore si sta definendo l’inizio della fine del percorso "safety car" della gestione commissariale della ex Ilva, che con tanta difficoltà, all’ultimo istante di vita ha recuperato una fabbrica agonizzante ridandole nuove chance di vita per riprendere il campionato mondiale della siderurgia. E’ arrivato il momento che, velocemente, un imprenditore riprenda la guida della fabbrica e spinga al massimo sull’acceleratore della ripresa produttiva».

È quanto si legge in una nota dell'Aigi (Associazione Indotto AdI e General Industries) in riferimento alla procedura di vendita del siderurgico.

«Chiunque dovesse divenire il nuovo proprietario dell’ex Ilva sarà ben accolto. Perché si tratterà, comunque, di una buona notizia da declinare per il prossimo futuro. Per Taranto, per il suo sistema industriale, per un’idea ecosostenibile di sviluppo. Sia Baku Steel Company, Jindal International o Bedrok cambia poco alla fine. Azeri, indiani o americani fa lo stesso, ma chiunque sia, deve avere la capacità di produrre realmente acciaio in Italia con criteri di sostenibilità energetica e che non consideri la nostra fabbrica come uno dei tanti numeri nel mondo, sacrificabile in qualsiasi momento di non convenienza globale. Come sostenuto dal ministro Urso, l’Italia – e l’Europa – devono dotarsi di una nuova politica industriale perché si possa competere a livello globale. E le politiche industriali, quelle realmente competitive, in grado di far compiere balzi in avanti alle economie di riferimento, quelle in grado di contrapporsi ai dazi, non possono prescindere da asset strategici. Come la siderurgia. Come la manifattura di qualità. Come le innovazioni di progetto – e di prodotto. Per questo AIGI ribadisce ancora una volta che lo stato debba rafforzare la propria posizione di controllo o come forma di partecipazione societaria o con una robusta Golden Power. Il passaggio storico che ci apprestiamo a vivere è di quelli dirimenti. Lasciatoci alle spalle il passato, bisognerà lavorare alacremente nel presente per poter guadagnare il futuro. Un avvenire nel quale a Taranto – e nel resto del Paese – produzione e tutela dei diritti divengano un tutt’uno. Viaggino assieme. Camminino mano nella mano. E i costi del New Deal ecologista siano ripartiti (e diluiti) nel tempo per non restare impigliati in cortocircuiti culturali e finanziari. L’ex Ilva da problema deve trasformarsi in opportunità. Tornando a crescere nella produzione, ripartendo i dividendi conseguiti a chiusura di ogni esercizio economico. Per i nuovi acquirenti, per le imprese dell’indotto, per i lavoratori, per la tenuta socio-produttiva di un intero territorio. Per una svolta all’insegna della sostenibilità ambientale che da qui, più che da qualsiasi altro luogo del pianeta, deve partire e diffondersi. Ai nuovi acquirenti del siderurgico tarantino daremo, come associazione datoriale, il nostro benvenuto. Non faremo mancare loro rispetto e collaborazione dialettica, pretendendo altresì il rispetto di un indotto ed un territorio che tanto hanno sofferto. Intensificando quelle relazioni industriali - concludono dall'Aigi - che hanno reso grande il nostro Paese alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Portandolo, con merito, tra i grandi della terra».

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