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Il siderurgico
19 Settembre 2024 - 07:04
L'ex Ilva ora Acciaierie d'Italia
Un nome suggestivo, per chi conosce la storia dell’Italsider prima che dell’Ilva: Nippon Steel. L’interesse è di quelli “pesanti”. Perché a muoversi è un top player, un attore di primissima grandezza della siderurgica mondiale.
Anche il gigante giapponese dovrebbe essere nella rosa dei gruppi che guardano all’ex Ilva. La notizia, riportata da Il Sole 24Ore, ha iniziato a circolare in occasione del Forum Ambrosetti. Per il giornale di Confindustria ci sarebbero stati in quell’occasione già contatti tra il Ministero delle Imprese e Made in Italy e l’Ambasciata giapponese in Italia. La forza economica di Nippon Steel potrebbe cambiare lo scenario attuale della corsa al controllo di Acciaierie d’Italia e degli impianti di Taranto. Quanto riportato dal Sole è rimbalzato anche sui media internazionali. Nei giorni scorsi, Affaritaliani.it aveva parlato degli indiani di Vulcan come favoriti nella complessa partita Ilva.
Il sito di informazione Open ha riportato che “Nippon Steel è entrata nella rosa dei potenziali acquirenti solo recentemente, anche in seguito a un possibile accantonamento dell’acquisizione di U.S. Steel negli Stati Uniti, un’operazione da circa 15 miliardi di dollari che ha trovato forte opposizione politica. Al momento, altri candidati includono gli italiani Marcegaglia e Arvedi, l’ucraina Metinvest, due gruppi indiani (Vulcan Green Steel e Steel Mont), e la canadese Stelco”. Negli anni ’80, ultimo scorcio dell’epoca Italsider, il manager Hayao Nakamura, numero uno di Nippon Steel, fu chiamato a dirigere le Partecipazioni Statali e a rimettere ordine nello stabilimento tarantino nel tentativo di portare in efficienza la più grande acciaieria d’Europa. In un volume pubblicato anni più tardi (Il paese del sol calante, Sperling & Kupfer, 1993), Nakamura racconta la sua esperienza tra i Due Mari.
E dice: «Nell’industria al crescere delle dimensioni i problemi si moltiplicano in maniera esponenziale e c’è un limite oltre il quale la sfida diviene un suicidio». Il manager giapponese contestava il raddoppio dello stabilimento; secondo Nakamura, per essere competitivo il IV Centro siderurgico italiano avrebbe dovuto «ridurre la manodopera di 5.000 persone». Per presentare una manifestazione di interesse ufficiale, c’è tempo sino a domani, 20 settembre. E gli acciaieri italiani? Marcegaglia e Sideralba potrebbero puntare non a tutto il gruppo ex Ilva, ma a singole realtrà produttive, se dovesse passare l’ipotesi del cosiddetto “spezzatino”, che non piace ai sindacati. Arvedi potrebbe giocare di sponda con uno dei gruppi stranieri - si era parlato di una partnership con Metinvest. Come noto, è stato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a firmare l’autorizzazione alla pubblicazione del bando per manifestare interesse per l’acquisizione dei beni e delle attività aziendali di Ilva in Amministrazione Straordinaria (AS) e Acciaierie d’Italia in AS, nonché delle altre società appartenenti ai rispettivi gruppi.
Tra queste figurano Ilva Servizi Marittimi SpA, Ilvaform SpA, Taranto Energia Srl, Socova Sas, Adi Energia Srl, Adi Servizi Marittimi Srl, Adi Tubiforma Srl e Adi Socova Sas. Come spiegato dal Mimit, “tra gli obiettivi della procedura vi sono lo sviluppo della produzione siderurgica in Italia, l’esecuzione delle misure di tutela ambientale volte alla riduzione delle emissioni di CO2 e l’impegno alla decarbonizzazione dei processi produttivi, in conformità alle prescrizioni della normativa nazionale ed europea. Inoltre, è prevista la tutela dei livelli occupazionali, con l’obiettivo di ridurre significativamente il ricorso agli ammortizzatori sociali, mantenendo un costante dialogo con le parti sociali.
La procedura di cessione mira, inoltre, a prevedere attività e forme di compensazione a favore delle comunità locali e a preservare la continuità dei complessi aziendali delle Società in AS, con l’obiettivo di riportarle rapidamente ai massimi livelli di attività.Le linee di indirizzo del bando sono state illustrate durante le riunioni con le organizzazioni sindacali a Palazzo Chigi, il 24 luglio, e a Taranto, lo scorso 26 luglio, negli incontri che il ministro Urso ha avuto con le autorità locali, sindaco e presidente della Regione, parlamentari e consiglieri regionali, sindacati e rappresentanti delle imprese dell’indotto, recependo le indicazioni emerse in quelle occasioni”. Le offerte vincolanti sono attese per fine novembre. Saranno preferite le offerte uniche, per l’intero gruppo, ma non è escluso che, se dovesse rendersi necessario, si possa procedere con uno “spezzatino” vendendo i singoli asset. Ad aspettare certezze sul futuro sono anche le imprese dell’indotto. In una nota Aigi, l’associazione datoriale che raggruppa l’80 percento delle aziende dell’indotto ex Ilva, ha spiegato che “a seguito del primo incontro avuto con una delegazione dell’assessorato allo sviluppo economico della Regione Puglia, del Comitato Sepac, Puglia Sviluppo e con i massimi esponenti dell’Abi Puglia ha inviato agli organi competenti una lettera di sollecito per chiedere informazioni circa il mancato invio della documentazione concordata e propedeutica all’avvio della soluzione del ristoro regionale parziale a fronte della perdita dei crediti stralciati alle aziende dell’indotto”.
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