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Il caso

Consiglio comunale: arriva la norma per sfiduciare Bitetti

Da ora saranno sufficienti soli 17 voti

Piero Bitetti, presidente del Consiglio comunale di Taranto

Piero Bitetti, presidente del Consiglio comunale di Taranto

Approda in consiglio comunale di Taranto la norma studiata per sfiduciare il presidente dell’assemblea Piero Bitetti. Nella prossima seduta consiliare (data da stabilire), infatti, dovrebbe essere all’ordine del giorno la modifica al regolamento che permetterà di sfiduciare il presidente del consiglio con soli 17 voti.

Si consuma così un atto che era nell’aria da tempo, da quando cioè Bitetti si era dissociato dalla maggioranza dele sindaco Rinaldo Melucci apponendo la propria firma davanti al notaio per produrre lo scioglimento del consiglio comunale e andare a nuove elezioni. Tentativo fallito, come si ricorderà, perché all’appello mancò una sola firma: quella di Luigi Abbate, autore di una clamorosa piroetta politica che da feroce oppositore lo ha portato tra le braccia della maggioranza. E dovrebbe essere proprio Abbate a subentrare a Bitetti, se la maggioranza si schiererà compatta prima per sfiduciare Bitetti e poi per eleggere lo stesso Abbate alla presidenza del consiglio. Il Partito Democratico con il suo nuovo capogruppo Luca Contrario parla di «arroganza e bullismo verso la cittadinanza tutta e verso ogni forma di rispetto dei principi democratici e della volontà popolare emersa dal voto». Per Contrario e il Pd, l’eventuale elezione di Abbate sarebbe un «segno di riconoscenza verso chi ha salvato l’amministrazione Melucci».

«Un inaccettabile cambio in corsa del regolamento e delle regole democratiche - dichiara Contrario - ad uso e consumo delle esigenze della maggioranza e della necessità di ricompensare colui che, in una manciata di ore, è inspiegabilmente passato dall’indossare in consiglio comunale la maglietta “Melucci vattene”, ad essere colonna portante della nuova maggioranza civica... a tal punto da ambire allo scranno più alto del Consiglio Comunale. Una sorta di istituzionalizzazione dello scambio come pratica politica e di una idea proprietaria del consiglio comunale, a tal punto da utilizzare anche una carica di garanzia, come quella del Presidente del Consiglio, per regolare equilibri di maggioranza. Confido sempre che qualche collega di maggioranza si ravveda e non si renda complice di una bruttura tale fatta in spregio alla città tutta. Un gesto che rappresenterebbe un enorme tradimento al mandato elettorale ricevuto: un vergognoso schiaffo in faccia agli elettori».

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