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Morire di lavoro: una tragedia senza fine

Dal dramma di Mario e Angelo, i due operai di San Marzano morti nello stesso giorno alla lunga scia di incidenti e malattie professionali

La centrale idroelettrica di Suviana

La centrale idroelettrica di Suviana

Si chiamavano Mario Pisani e Angelo Cotugno. 73 anni il primo, 58 il secondo. Sono le ultime vittime, in ordine di tempo, ad aver allungato il tragico elenco dei morti sul lavoro. Entrambi di San Marzano di San Giuseppe, entrambi per un cinico destino uccisi da incidenti nello stesso giorno, sebbene a più di 800 chilometri di distanza l’uno dall’altro.

Mario ha perso la vita nell’esplosione della centrale idroelettrica di Suviana insieme ad altri sei colleghi tra operai e tecnici. Una strage. Mario era lì per dare il suo enorme contributo di esperienza e lo ha fatto al prezzo della sua vita, perduta per sempre sotto la macerie di quell’inferno scavato fino a nove piani sotto terra. Angelo ha lasciato il suo tributo al lavoro su un tratto dell’interminabile strada che, una volta completata, dovrà collegare Taranto ad Avetrana. Un’opera che si trascina da tanti, troppi anni. è rimasto folgorato mentre una gru toccava accidentalmente un cavo dell’alta tensione. Due tragedie nello stesso giorno che hanno sconvolto la comunità di San Marzano. Due tragedie che, ancora una volta, sottolineano quanto sia ancora pericoloso svolgere certi lavori.

Nella sola Puglia, nei primi due mesi del 2024 gli incidenti sul lavoro sono stati 4.223. Una enormità che, tuttavia, non rappresenta una eccezione nella mappa nazionale degli infortuni e delle morti bianche. I dati dell’Inail forniscono un quadro agghiacciante: le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto entro il secondo mese del 2024 sono state 92.711 (+7,2% rispetto al febbraio 2023). 119 di questi incidenti hanno purtroppo avuto un esito mortale (+19,0% rispetto all’anno precedente). In aumento anche le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 14.099 (+35,6%). A questo proposito, nella sola provincia di Taranto, come denunciato nei giorni scorsi dal consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio e dal vicepresidente nazionale dell’Anmil, Emidio Deandri, nel 2023 sono state denunciate 2.387 malattie professionali, con un incremento del 33,4% rispetto al 2022. Cifre alla mano, la provincia di Taranto risulta contare più denunce di malattie professionali di tutto il Piemonte o di tutta la Sicilia o, ancora, di tutta la Liguria.

GLI INFORTUNI IN ITALIA
Le denunce di infortunio presentate all’Inail nei primi due mesi del 2024 - si legge nel report dell’ìIstituto - sono state 92.711, in aumento del 7,2% rispetto alle 86.483 del primo bimestre 2023 e del 12,2% rispetto a gennaio-febbraio 2021 e in diminuzione del 7,4% sul 2019, anno che precede la crisi pandemica, e del 4,0% sul 2020 e 24,0% sul 2022. A livello nazionale i dati rilevati a febbraio di ciascun anno evidenziano, per il primo bimestre del 2024 rispetto all’analogo periodo del 2023, un incremento dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati dai 74.916 del 2023 ai 79.917 del 2024 (+6,7%), e di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, da 11.567 a 12.794 (+10,6%).

Nel febbraio di quest’anno - spiega sdempre l’Istituto - il numero delle denunce di infortuni sul lavoro ha segnato un +4,9% nella gestione Industria e servizi (dai 65.941 casi del 2023 ai 69.202 del 2024), un +6,0% in Agricoltura (da 3.579 a 3.792) e un +16,2% nel Conto Stato (da 16.963 a 19.717). Si osservano incrementi delle denunce di infortunio in occasione di lavoro in alcuni settori produttivi tradizionalmente più rischiosi come le Costruzioni (+21,8%), la Sanità e assistenza sociale (+16,4%), il Commercio (+11,8%), il Trasporto e magazzinaggio (+9,6%) e il comparto manifatturiero (+6,5%). L’analisi territoriale evidenzia un aumento delle denunce di infortunio più consistente nel Nord-Ovest (+10,2%), seguito da Centro (+7,5%), Nord-Est (+5,9%), Isole (+4,8%) e Sud (+4,2%). Tra le regioni con i maggiori incrementi percentuali si segnalano la provincia autonoma di Trento (+19,3%), la Lombardia (+11,6%), l’Umbria (+11,1%) e il Piemonte (+10,4%), mentre Abruzzo e Basilicata sono le uniche a registrare un calo (-2,2% e -1,2% rispettivamente). L’aumento che emerge dal confronto dei primi bimestri 2023 e 2024 è legato sia alla componente femminile, che registra un +6,4% (da 31.867 a 33.902 casi denunciati), sia a quella maschile, che presenta un +7,7% (da 54.616 a 58.809).

L’incremento ha interessato sia i lavoratori italiani (+6,6%) che quelli extracomunitari (+12,4%), mentre i comunitari hanno segnato un calo dello 0,8%. Dall’analisi per classi di età emergono aumenti generalizzati in tutte le fasce, soprattutto in quella fino a 14 anni (+28,5%) per l’incremento infortunistico degli studenti. La fascia tra i 45 e i 49 anni è la sola a registrare un calo (-0,7%).

GLI INCIDENTI MORTALI
Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nel primo bimestre 2024 sono state 119, 19 in più rispetto alle 100 registrate nel primo bimestre 2023, cinque in più rispetto al 2022, 15 in più sul 2021, 11 in più sul 2020 e due in meno sul 2019. A livello nazionale i dati rilevati a febbraio di ciascun anno evidenziano per il primo bimestre 2024 rispetto al pari periodo 2023, pur nella provvisorietà dei numeri, un incremento sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 73 a 91, sia di quelli in itinere (da 27 a 28).

L’aumento ha riguardato l’Industria e servizi (da 87 a 105 denunce) e l’Agricoltura (da 11 a 12), con il Conto Stato che invece ha registrato due decessi in entrambi i periodi. Dall’analisi territoriale emergono incrementi al Sud (da 14 a 24 casi), nelle Isole (da 6 a 11), nel Nord-Ovest (da 35 a 39) e nel Nord-Est (da 22 a 24) e un calo al Centro (da 23 a 21). Tra le regioni con i maggiori incrementi si segnalano la Lombardia (+8), la provincia autonoma di Bolzano e la Campania (+6 ciascuna), il Lazio (+5) e la Sicilia (+4), mentre per i cali più evidenti il Veneto (-8) e il Piemonte (-6). L’aumento rilevato nel confronto dei bimestri gennaio-febbraio 2023 e 2024 è legato sia alla componente maschile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 93 a 110, sia a quella femminile, da sette a nove. Aumentano le denunce dei lavoratori italiani (da 84 a 89), degli extracomunitari (da 14 a 23) e dei comunitari (da 2 a 7). L’analisi per classi di età registra aumenti tra i 30-39enni (da 8 a 16 casi) e tra i 45-54enni (da 22 a 37) e tra i 65-74enni (da 6 a 14) e diminuzioni, in particolare, tra gli under 30 (da 15 a 8).

LE MALATTIE PROFESSIONALI
Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nel primo bimestre del 2024 sono state 14.099, 3.700 in più rispetto allo stesso periodo del 2023 (+35,6%). L’incremento è del 74,5% rispetto al 2022, dell’80,7% sul 2021, del 33,7% sul 2020 e del 41,9% sul 2019. I dati rilevati a febbraio di ciascun anno mostrano incrementi nelle gestioni Industria e servizi (+36,0%, da 8.611 a 11.712 casi), Agricoltura (+33,3%, da 1.695 a 2.259) e Conto Stato (+37,6%, da 93 a 128). L’aumento delle patologie denunciate interessa tutte le aree del Paese: Isole (+58,8%), Sud (+44,4%), NordEst (+31,6%), Centro (+31,2%) e Nord-Ovest (+16,1%). In ottica di genere si rilevano 3.029 denunce di malattia professionale in più per i lavoratori, da 7.544 a 10.573 (+40,2%), e 671 in più per le lavoratrici, da 2.855 a 3.526 (+23,5%).

L’incremento ha interessato sia le denunce dei lavoratori italiani (passate da 9.563 a 12.905, pari a un +34,9%) sia quelle dei comunitari, da 243 a 381 (+56,8%), e degli extracomunitari, da 593 a 813 (+37,1%). Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare, anche nel primo bimestre del 2024, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite dai tumori e dalle patologie del sistema respiratorio.

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