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L'appello

«Salviamo la Masseria Capitignani»

Apparteneva alla nobildonna Teresa Carducci che la portò in dote nel matrimonio con il poeta Tommaso Niccolò d’Aquino

Salviamo Masseria Capitignani

Salviamo Masseria Capitignani

Salviamo Masseria Capitignani, è un dovere civico , impediamo la sua distruzione. Chi percorre la litoranea , arrivato all’altezza di Tramontone la può vedere alla sinistra della strada , una delle più belle masserie di puglia che conserva l’antica recinzione , ampia corte, frantoi sotterranei. Cade pezzo dopo pezzo , giorno per giorno, anno per anno.

Ma può ancora essere salvata. Apparteneva alla nobildonna Teresa Carducci che la portò in dote nel matrimonio con il nostro poeta Tommaso Niccolò d’Aquino. Un bene prezioso, un’oasi di verde , un gioiello architettonico posto ormai in centro cittadino. La protesta cittadina, l’appello di tante associazioni culturali , pochi anni orsono hanno potuto salvare dai progetti di demolizione la masseria dove visse la famiglia dei Viola in contrada Solito, oggi via Plateia. Anche essa un bene dotale, portato da Caterina Cacace nel matrimonio con Luigi Viola, l’archeologo fondatore del nostro Museo e scopritore della Cripta del Redentore. Una masseria che ricorda tanta storia di Taranto, le persone che vi abitarono, Luigi Viola e il figlio Giulio Cesare, il maggiore scrittore e drammaturgo tarantino. Dobbiamo anche ricordare la mobilitazione cittadina e l’appello di tanti intellettuali, giornalisti, scrittori ed archeologi per la difesa della Soprintendenza alle Antichità di Taranto, trasferita d’autorità a Lecce. Allora si mobilitò e scese in piazza , con cortei e fiaccolate l’intera città. Vincemmo la nostra battaglia, venne restituita la competenza a Taranto, se pure limitata alla sola provincia, ma ci venne assegnata in più la sede Nazionale per la tutela del patrimonio culturale subacqueo.

Anche questa battaglia può avere successo; quando vengono toccati i sentimenti più profondi dell’animo cittadino, a difesa delle bellezze della nostra città, del nostro patrimonio storico e ambientale, i cittadini sanno rispondere ed essere uniti Particolarmente importante questo edificio molto antico. Per quanto se ne sappia la masseria , con circa 400 tomoli di terreno, venne acquistata dall’abate Francesco Antonio Capitignani nel 1652; poi pervenne a Teresa Carducci, moglie del d’Aquino , per eredità della madre Antonia Galeota, vedova di Gianvincenzo Capitignani. il complesso masseriale è strutturasto intorno a due torri, intatta ancora l’alta scala di accesso. Altri elementi di fortificazione sono il muro di cinta con bastione, le feritoie e la caditoia, nell’angolo nord-ovest del muro si rinvengono i resti di una chiesa dedicata a san Demetrio. Molto suggestivi gli ampi sotterranei con i frantoi oleari. Salviamo e restituiamo alla città la Masseria Capitignani. Lanciamo questo appello il 2 aprile 2024 in cui ricorre l’anniversario della morte del nostro Tommaso Niccolò d’Aquino, che in quella masseria trovò ispirazione per comporre gli ultimi versi delle sue “Delizie Tarantine”, e dove immaginò sorgesse la fontana scolpita dal profetico Apollo a celebrare la scaturigine delle acque ninfali dell’acquedotto di Saturo.

Invitiamo Associazioni e cittadini a sottoscrivere questo appello. Le adesioni possono essere inviate a luciopierri@hotmail.com  e ad alfredo.cervellera@gmail.com

Giovanni Battafarano, Alfredo Cervellera, Paolo de Stefano, Lucio Pierri

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