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Comparto 32, «No a scelte prive di pianificazione»

Da sinistra: gli architetti Dione, Caracciolo, Bruni, Bussolotto, Corona

Da sinistra: gli architetti Dione, Caracciolo, Bruni, Bussolotto, Corona

Ci sono tutte le perplessità dell’Ordine degli Architetti sulle scelte urbanistiche che si stanno compiendo in città, in particolare sull’ormai famigerato Comparto 32 - quella fetta di territorio intorno al centro commerciale ex Auchan - e sulle dinamiche innescate dalla costruzione, poco oltre, del nuovo ospedale San Cataldo. L’Ordine degli Architetti, attraverso la sua commissione che si occupa di governo del territorio, esprime una posizione chiara: stop al consumo di suolo e necessità di convocare un tavolo di confronto «reale». Una presa di posizione espressa non a caso proprio alla vigilia della seduta monotematica del consiglio comunale sulla redazione del nuovo Piano urbanistico generale. «Noi - ha detto il presidente Paolo Bruni nella conferenza che si è tenuta nella sede dell’Ordine - vogliamo una città più ancorata alla rigenerazione e al riuso, ma vogliamo soprattutto che le scelte vengano fatte in una visione ampia di pianificazione di area vasta. Non entreremo mai a gamba tesa contro qualcuno e non siamo contrari a iniziative che portano benefici alla comunità, ma non possiamo accettare decisioni in assenza di una pianificazione generale». «Ragionare in una logica di sub comparto - ha specificato l’architetto Antonio Caracciolo - è invece in controtendenza rispetto ad una visione generale del destino dell’intera area. Stiamo parlando di un’area particolarmente sensibile perché baricentrica rispetto all’ecosistema del Mar Piccolo, al Parco Cimino, al Deposito dell’Aeronautica Militare e, ora, anche rispetto al San Cataldo. L’approccio avviato per il Comparto 32 è semplicistico e non considera la complessità. Intervenire ora in quell’area è quantomeno intempestivo dal momento che è stato appena affidato al professor Karrer il compito di elaborare il nuovo Pug. Il rischio è che il nuovo Piano finisca per ratificare scelte già fatte e sarebbe davvero contraddittorio edificare oggi in un’area pianificata da un piano regolatore vecchio di oltre quarant’anni e figlio di una idea di città che non esiste più. Persino gli investimenti sulla mobilità sostenibile, come le Brt, sono disegnati su un substrato urbanistico ormai vecchio». L’indicazione degli architetti è inequivocabile: guardare all’interno del territorio costruito e riqualificare le aree compromesse. Un errore, quindi, aver destinato il nuovo ospedale in un’area vergine. «Oggi si paventa il rischio che il San Cataldo resti una cattedrale nel deserto, ma ci sarebbe da chiedersi come mai questi dubbi non siano emersi quando fu compiuta questa scelta, a dispetto di altre soluzioni più opportune in zone già dotate di infrastrutture». «Purtroppo - ha sottolineato l’ex presidente Pietro Dione - cambiano le amministrazioni ma il modo di fare resta sempre lo stesso». In definitiva, quella che viene denunciata è l’assenza di pianificazione. «Per questa ragione - hanno aggiunto gli architetti Rosanna Bussolotto e Fabrizio Corona - chiediamo un coinvolgimento reale degli stakeholder. Parliamo di un coinvolgimento tecnico-scientifico e culturale. L’amministrazione comunale ha dato questa indicazione, ora ci attendiamo di essere coinvolti realmente». Insomma, si chiede, un reale processo partecipativo che dia spazio ai contributi di competenze che gli ordini professionali sono in grado di esprimere in una visione, appunto, di pianificazione e non di scelte improvvisate o circoscritte: «L’amministrazione comunale ha il diritto di fare delle scelte, ma queste vanno discusse nel merito di criteri urbanistici di pianificazione, non possono essere lasciate alla discrezionalità della politica». Ma le vicende del Comparto 32 e quella correlata del Comparto 48, dove si sta costruendo il nuovo ospedale, investono anche altre questioni: «Una volta avviato il San Cataldo, cosa sarà di un’area particolarmenre appetibile come quella dove sorge il Santissima Annunziata? Ci piacerebbe conoscere le intenzioni dell’amministrazione comunale, dal momento che parliamo di un’area degradata, sia dal punto di vista urbanistico che sociale, ma che rappresenta la linea di demarcazione tra il Borgo e la parte più nuova della città. Un’area nella quale un attento intervento di rigenerazione può rappresentare un importante volano anche per l’imprenditoria privata. Noi saremo vigili». Eppure, di fronte a problemi così complessi e decisivi per il futuro della città, il Comune non ha un assessore specificamente destinato all’urbanistica. La delega è rimasta infatti nelle mani del sindaco Rinaldo Melucci. «Questo - è stato detto dagli architetti - è sicuramente un limite, mentre è positivo, in un’ottica di area vasta, che il sindaco sia anche presidente della Provincia». Infine, le considerazioni sugli interventi previsti per Piazza Castello e Piazza Fontana: «Anche in questo caso servirebbe un approccio metodologico diverso. Il centro storico deve essere considerato in una visione più ampia. Quello che finora abbiamo visto attraverso i rendering ci lascia sicuramente perplessi». Disappunto, infine, sulle idee progettuali rimaste sospese: «È davvero mortificante - ha detto l’architetto Caracciolo - non dare seguito a concorsi di progettazione per i quali sono stati spesi soldi pubblici. Mi riferisco in particolare a Porta Napoli, quartiere che ha enormi potenzialità da sviluppare». Enzo Ferrari Direttore Responsabile
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