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Licenziato per un post su Facebook, il giudice conferma: Cristello va reintegrato

È da escludere che il termine “assassini” e “la coniugazione al presente delle voci verbali impiegate nel post” siano rivolte ad Acciaierie d’Italia e alla gestione attuale del Siderurgico. Lo scrive il giudice della Sezione Lavoro del Tribunale di Taranto Giovanni Di Palma nella sentenza di 7 pagine con la quale ha confermato l’illegittimità del licenziamento di Riccardo Cristello, il lavoratore messo alla porta dalla società che gestisce lo stabilimento di Taranto in seguito alla condivisione di un post sulla fiction “Svegliati amore mio” andata in onda su Canale 5 lo scorso anno. La serie televisiva è ambientata nei primi anni 2000 in un quartiere, detto il Ferraccio ma analogo ai Tamburi, a ridosso di un’acciaieria responsabile dell’inquinamento ritenuto causa delle morti di alcuni bambini e della malattia di un’adolescente, figlia di due genitori interpretati da Sabrina Ferilli ed Ettore Bassi. Alcuni attori e i registi Simona Izzo e Ricky Tognazzi, la scorsa primavera, hanno tenuto anche un sit in a Roma, davanti al Ministero del Lavoro, prendendo posizione in difesa di Cristello. Secondo l’azienda il contenuto del messaggio postato su Facebook era offensivo, per questo aveva chiesto le scuse a Cristello e ad un altro dipendente. Quest’ultimo aveva accettato, ottenendo il reintegro dopo cinque giorni di sospensione. Invece Cristello di scuse non aveva voluto sentir parlare ed era stato licenziato ad aprile 2021. Il giovane impiegato ha impugnato il provvedimento e a fine luglio, sempre del 2021, lo stesso giudice Di Palma ha emesso un’ordinanza di reintegro, accogliendo le argomentazioni del difensore, avvocato Mario Soggia, sulla illegittimità del licenziamento. L’azienda è stata condannata anche al pagamento degli stipendi non corrisposti e contro l’ordinanza ha presentato ricorso che è stato rigettato. Infatti il giudice Di Palma ha emesso il verdetto che dichiara “l’assoluta insussistenza e illegittimità del licenziamento effettuato da Acciaierie d’Italia, ex Ilva, nei confronti del dipendente Riccardo Cristello per giusta causa”. Soddisfatto l’avvocato Soggia per il quale “si tratta di un successo perché anche nella fase della cognizione piena il Tribunale ha evidenziato l’assoluta illegittimità del licenziamento”. Il giudice Di Palma nella sentenza scrive che “è da escludere che la coniugazione al presente delle voci verbali impiegate nel post valga ad attualizzare la vicenda storica in esso specificatamente richiamata, con il corollario che non vi è modo di riferire le relative espressioni offensive (anche) alle attuali proprietà dello stabilimento siderurgico di Taranto, intervenute successivamente allo svolgersi di detta vicenda storica”. “Il sostantivo ‘assassini’, presente nel post, in stretta connessione con lo scopo del messaggio (segnatamente impedire che la “storia” del protagonista della serie televisiva ambientata agli inizi degli anni 2000 possa rimanere “coperta”) univocamente – scrive ancora il giudice del lavoro - indica come l’attacco verbale in questione non possa che riferirsi, in termini esclusivi, ai protagonisti della vicenda storica da cui promana la (successiva) rappresentazione cinematografica di cui trattasi”. Acciaierie d’Italia è stata condannata anche al pagamento delle spese processuali ma certo questo non la scoraggia dal proseguire l’azione legale. Infatti, in un comunicato diramato dopo il deposito della sentenza, ha annunciato che “ricorrerà in Appello” in quanto “nella fase sommaria il magistrato aveva accertato la natura offensiva – si legge testualmente – delle espressioni utilizzate (tra le altre, “assassini”). Inoltre, aveva confermato sia l’ascrivibilità certa al dipendente del post pubblicato, sia l’assenza di intenti ritorsivi da parte dell’azienda, sia l’applicabilità a carico del dipendente dell’obbligo di fedeltà a prescindere dalla tipologia degli strumenti di comunicazione adoperati”. Il giudice, scrive ancora l’azienda, “aveva motivato il provvedimento di reintegra ritenendo che l’ ‘attacco verbale’ operato dal signor Cristello fosse in realtà riferito alle precedenti gestioni dello stabilimento siderurgico tarantino, indipendentemente dal fatto che le voci verbali impiegate fossero coniugate al presente”. Dunque il braccio di ferro in tribunale continua.
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