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La presentazione del match
06 Aprile 2024 - 06:16
Eziolino Capuano
L’ultimo capitolo. S’inaugura un mese di aprile decisivo, permeato di aspettative, di sogni e di missioni, per il Taranto e per la consacrazione di quel viaggio, agonistico ed immaginifico, intrapreso con sicurezza, interpretato con maturità, scevro da qualsiasi destabilizzazione esterna, sicuramente permeato dall’effetto sorpresa e da un’aurea di entusiasmo e di ambizione. Una quaterna di gare incastonate nel calendario che coincide con l’epilogo della cosiddetta stagione regolare, per suggellare non solo il crisma dell’ufficialità della partecipazione al prossimo corollario dei play off, ma soprattutto propedeutico ad un’ascesa che consenta di perfezionare l’ubicazione della squadra nella zona nobile della classifica: il primo ostacolo da superare è rappresentato dal Potenza, di scena nel pomeriggio odierno (ore 18.30) fra le mura amiche dello stadio Iacovone.
Ezio Capuano invita alla concentrazione, confida nel pragmatismo e medita le ennesime ed indispensabili metamorfosi: “Sulla catena mancina sono assenti sia Ferrara infortunato, sia Panico squalificato: non abbiamo giocatori di piede sinistro, a meno che non decida di avanzare Enrici o Travaglini- ha esordito alla vigilia- Non convivo solo con questi problemi, ne ho miriadi e non è questione di pretattica: è stato difficile arrivare a disputare la prossima partita. Mi spiego: la nostra è una graduatoria impensabile per tutti, abbiamo conquistato 57 punti sul campo, ovvero sedici in più del Potenza, che io reputo compagine forte e complicata da affrontare a quattro giornate dalla fine. Nessuno regala nulla: dovrebbe essere questa l’essenza del calcio”.
Un messaggio preciso, un obiettivo inequivocabile: “Il merito è insito nel nostro percorso: abbiamo la possibilità di consolidare una classifica importantissima, propedeutica ad interpretare dei play off da protagonisti- ha dichiarato lo stratega rossoblu- E’ una sfida decisiva, al cospetto della spensieratezza del Potenza, squadra già salva e che sta concludendo un campionato al di sotto delle sue reali potenzialità; secondo me, la rosa dei lucani era destinata a sistemarsi facilmente fra le prime cinque”. “In noi emerge la voglia di raggiungere un traguardo importantissimo: le motivazioni nella vita sono fondamentali ed il Taranto ha l’obbligo di vincere.
Un successo significherebbe ritrovarsi quarto o quinto, a prescindere dalla restituzione o meno dei punti di penalizzazione- ha specificato- Sarebbe qualcosa di fantastico per tutti coloro che hanno contribuito a questo straordinario campionato: in primis il gruppo che ho l’onore ed il piacere di allenare. Un elogio ai giocatori che sono partiti nel ritiro estivo di Cascia ed ai colleghi che sono arrivati dopo; ovviamente alla società ed al pubblico”. Energie da distribuire e sperimentazioni da osare: il dogma tattico rimanda all’applicazione del rituale 3-4-3, la selezioni delle pedina ammicca a qualche novità inerente ai tasselli da incastrare in un mosaico che potrebbe anche subire variazioni.
“Non c’è solo la fascia sinistra vacante, ho tantissimi problemi: qualcuno dovrà operare fuori ruolo, possiamo cambiare sistema di gioco, ma dobbiamo occupare gli spazi ed interpretare una partita intelligente, di grande aggressività- ha confidato Capuano- Questo gruppo, però, attraverso l’abnegazione, la disponibilità e l’applicazione, ha dimostrato di non soccombere mai contro nessun avversario; vanta tanti numeri importanti e la seconda difesa del campionato, adottando più schemi tattici, emblematico della compattezza di squadra e della fase difendente che muove dagli attaccanti stessi”.
Non ammette ulteriori battute d’arresto, dopo quella incassata dalla Casertana nel sabato antecedente la Pasqua: “Spero che i ragazzi mi rendano orgoglioso prolungando quanto più possibile il nostro campionato: io ci credo e deve crederci tutta la città- ha confidato il trainer ionico- Attraverso la vittoria, dobbiamo convincere la gente ad insistere nel sostenerci: potremmo ritrovarci quarti in classifica fra combinazioni non impossibili ed è nostro dovere provarci, evitando ogni eredità di rammarico”. “Ho avuto un grande merito nella costruzione di quest’organico e me lo riconosco: aver ingaggiato giocatori senza la pancia piena, reduci da annate poco brillanti, privi della continuità di rendimento, quindi dalle motivazioni altissime- ha ricordato- L’esempio è Kanoute, autore di tredici gol come non gli accadeva da tre anni consecutivi. Il parallelo nella mia carriera è con l’esperienza ad Arezzo: in serie C occorre individuare prima l’uomo, poi il calciatore, atleti che abbiano fame e corsa. I miei giocatori non si sentono appagati, desiderano continuare la corsa, la giostra dei sogni”.
Alla ricerca di imprevedibilità ed originalità in chiave offensiva, essenziali per correggere una fastidiosa carenza in materia di creatività e, soprattutto, finalizzazione: “Nell’immediatezza del dopo gara di Caserta ho detto che gli attaccanti avevano fatto malissimo- ha ribadito Capuano- Entro nello specifico: dopo il doppio infortunio accusato da entrambe le punte centrali nella fase di rifinitura contro il Brindisi, ho schierato Simeri che non si era esercitato nella settimana successiva. Bifulco non stava bene e sofferente era anche Kanoute, aldilà delle dinamiche del Ramadan; le alternative erano rappresentate da Fabbro, che non si era allenato con continuità, e da Orlando, il quale aveva operato meglio di tutti, schierato in entrambi i tempi del test amichevole. Non si sono lamentati, sono uomini veri ed hanno accolto la missione del campo anche in condizioni pietose. Nel biennio a Taranto mi è capitato tante volte: Ferrara ha subito una frattura del quinto metatarso, infortunio molto serio registrato proprio nel periodo di maggiore crescita”.
“Gli attaccanti hanno realizzato pochi gol, ma nelle mie squadre sono abituati a non risparmiarsi mai ed io chiedo a loro determinate situazioni tattiche- ha commentato mister Capuano- E’ vero che avrebbero potuto fare meglio in determinate circostanze: ho ingaggiato interpreti bravi ma ai margini di altri progetti, senza continuità, come De Marchi reduce da un trauma importante. Bisogna riconoscere tante attenuanti, fermo restando che il giocatore debba assumersi le responsabilità in campo. Per me, Simeri e De Marchi, se stanno bene, possono coesistere tranquillamente”. Un eclettismo che potrebbe rivelarsi efficace è quello accordato ad Alessio Luciani, artefice di progressioni ed avvicendamenti sulle corsie contro i falchetti campani:
“E’ uno dei giocatori più seri e professionali che abbia mai allenato: il lavoro profuso ad alto ritmo durante la settimana è mutuato nella prestazione personale. In questa categoria in cui c’è molta corsa ma poca qualità se non insita nei singoli, è necessario sopperire attraverso l’organizzazione e lo spirito di sacrificio- l’allenatore rossoblu allude implicitamente ad una soluzione alternativa- E’ normale che io abbia sfruttato Luciani in più ruoli: contro la Casertana l’ho collocato come esterno destro titolare e, nel corso del match, non ho tolto Simeri, che pure era in affanno, per preservare uno slot e perché ero convinto che il Taranto avrebbe pareggiato da un momento all’altro. Ho aspettato ed ho rilevato Calvano in difficoltà, al fine di prediligere la trazione anteriore con l’inserimento di un’altra punta: così ho inventato Luciani nei due centrocampisti”.
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Testata: Buonasera
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