Epilogo senza premio. Cala il sipario sulla stagione regolare della serie C e l’ultimo atto recitato dal Taranto è tanto avvincente quanto privo del colpo di scena: fra le mura amiche di uno stadio Iacovone finalmente gremito sugli spalti (accolto con passione l’appello del tecnico Ezio Capuano e dei suoi ragazzi), i rossoblu applicano i concetti tattici ed interpretano in maniera impeccabile le strategie studiate contro il Messina, riflettono, osano, creano, non perdono mai l’orientamento, eppure non rintracciano un “deus ex machina” risolutore sotto porta, incamerando l’ennesimo pareggio a reti inviolate che impedisce la partecipazione ai prossimi play off. Il sistema intersecato degli scontri diretti inerenti alla cosiddetta classifica avulsa, propizio alla formazione ionica appena una settimana fa dopo l’identico punteggio simmetrico ereditato dalla trasferta col Monterosi Tuscia, svanisce nei meandri delle combinazioni conclusive: ad appropriarsi della decima posizione utile per la disputa delle prime fasi regionali degli spareggi promozione è la Juve Stabia, mentre il Potenza estromette il Giugliano. Non riesce a “ritagliarsi quel piccolo spazio nella recente storia del calcio a Taranto”, la compagine ionica, né a sperimentare, per la prima volta, l’originale formula afferente alla decade nobile della graduatoria, concepita nove anni nella stanza dei bottoni della Lega Pro: l’esibizione contro i peloritani offre in dote tre legni colpiti durante la prima frazione di gioco, un calcio di rigore parato agli avversari, un assalto in superiorità numerica, un’ampia cronologia di recupero, un’antologia di occasioni che avrebbero meritato decisamente fortuna. Non confuta la sua base dogmatica improntata al 3-5-2, il Taranto: privo degli infortunati Crecco e Diaby e dello squalificato Boccadamo, con Manetta recuperato in panchina, Capuano ritrova i titolari Mastromonaco e Ferrara, il primo reduce dal turno di stop scontato sul neutro di Viterbo, il secondo assente in precedenza per problemi fisici; entrambi presiedono le corsie di pertinenza destra e sinistra, abili ad arretrare e rimpinguare la linea difensiva appannaggio di Evangelisti, Antonini e Formiconi, a scudo dell’inamovibile Vannucchi fra i pali. L’asse mediana è consegnata alle architetture di Provenzano nel ruolo di regista, supportato ai lati da Romano e da Mazza, garanzia di un contributo intriso di corsa e sostanza. Intatto è il binomio offensivo di partenza, il quale consta del capocannoniere Tommasini e dell’ispiratore Bifulco. Alla ricerca di una clamorosa salvezza diretta, dopo un girone di ritorno prodigioso, correttore di una situazione apparsa davvero drammatica, è il Messina di Ezio Raciti: il tecnico siciliano, costretto a rinunciare alle invenzioni di Versienti e di Curiale, disegna il modulo 4-2-3-1 optando per l’esperto portiere Fumagalli, tutelato da un retroguardia affidata a Berto e Celesia terzini, Baldè e Ferrini centrali; il tandem mediano è composto da Fofana e Fiorani, mentre il trittico dei trequartisti annovera Marino, Balde e Kragl, a supporto dell’unica punta effettiva Perez. La contesa vive di ritmo lento e guardingo nell’esame reciproco, nonché di scarsa convinzione nelle tiepide iniziative (traversone teso di Marino direttamente dalla bandierina al 4’; girata di testa inaspettata di Bifulco sul fondo al 9’). Sino al decimo giro di lancette, momento in cui i padroni di casa ionici esercitano l’atteso predominio: sul binario mancino avanza in sovrapposizione Bifulco con Ferrara, il quale apre per Romano che, ben appostato in area giallorossa, gestisce la sfera sul fondo. La prima, vera occasione è confezionata dal Taranto al 14’: Provenzano s’incarica dell’esecuzione di un calcio di punizione dal versante destro e pennella un cross per la testa di Antonini; il difensore italo-brasiliano scheggia la traversa con un’incornata perentoria. Produce una manovra efficace e convincente, la squadra di Capuano: merito della puntualità sulle circostanze da fermo e delle geometrie in verticalizzazione offerte da un Provenzano in netta ascesi, ma anche della fluidità talentuosa di Bifulco ad insinuarsi sulla trequarti, sincronismi che suggeriscono un’insistenza superiore in propulsione offensiva. Al 22’ Mastromonaco ci prova caricando il destro da fuori area, destinato a sorvolare ampiamente la trasversale. Due minuti più tardi, gli ionici timbrano il secondo legno della partita: ancora Provenzano distribuisce un assist dalla bandierina sinistra a beneficio di Romano, il quale arpiona la sfera con energia ma infrange il tiro sul palo alla destra del portiere Fumagalli. Il Taranto persevera al 25’, complice un diagonale al volo realizzato dal limite dall’inarrestabile Mastromonaco, il quale sfrutta un controllo superficiale di Celesia ma spedisce sul fondo. E’ un monologo rossoblu: al 28’ il solito Provenzano replica direttamente da calcio d’angolo sulla fascia mancina, spronando Tommasini che non intuisce lo specchio della porta attraverso il suo stacco aereo. La supremazia dei padroni di casa rischia di essere interrotta da un episodio che il Messina non capitalizza a suo favore: al 29’, infatti, Evangelisti commette un fallo di mano in area su tentativo di Perez; l’arbitro De Angeli della sezione di Milano non ha dubbi ed assegna il calcio di rigore agli ospiti. A disporsi sul dischetto è Kragl, ma la sua esecuzione centrale appare debole: Vannucchi si piega e neutralizza alla mezz’ora. Il Taranto riprende il filo del discorso al 43’, quando Provenzano crea l’ennesimo assist dalla bandierina destra per l’incornata del propositivo Ferrara che fa tremare la traversa. La ripresa s’inaugura con un Messina prodigo ad accelerare con gli innesti di Ferrara per Baldè e Mallamo per Fofana: la lettura più compressa del Taranto è solo transitoria, poiché al 10’st Mastromonaco insiste sul binario di afferenza ed apre a favore dell’accorrente Tommasini, il quale scocca un rasoterra sicuro ma sventato (sulla doppia ribattuta della difesa peloritana, si registra il tentativo di Formiconi). Dal quarto d’ora, la girandola delle sostituzioni è inevitabile: Capuano inserisce Labriola per Romano a centrocampo, successivamente (al 26’st) fa rifiatare Bifulco con l’innesto di Nocciolini, il quale elargirà idee e dinamismo in attacco. Raciti opta per Grillo e Iannone in luogo di Kragl e Marino (17’st), obbligatoriamente Konate per Mallamo, la cui partita finisce anzitempo dopo 23’ per infortunio. Periodi disordinati, poco incisivi, permeati da sottile ansia: al 26’st Tommasini calibra in rapidità un diagonale defilato dal settore mancino, innescato dall’assist lungo firmato da Ferrara; Fumagalli è attento. Alla mezz’ora Capuano ristruttura la retroguardia over, alternando Evangelisti con Sciacca; contemporaneamente, l’introduzione di Semprini al posto di Mazza schiude al rischio della trazione anteriore. Due giri di lancette più tardi, Nocciolini si districa bene e scova Tommasini, la cui girata sulla porzione destra dell’area è protetta in corner. Il Messina resta in dieci al 34’st: il dialogo fra Nocciolini e Tommasini funziona, il primo parte in contropiede ed innesca il secondo, atterrato ruvidamente nei pressi della lunetta da un Celesia in difficoltà, il quale è espulso per doppia ammonizione. Le scintille del difensore giallorosso verso la panchina ionica si tramutano nella trappola delle provocazioni in cui cade Manetta, punito col cartellino rosso al 36’st. Il Taranto potrebbe infierire al 38’st: Mastromonaco confeziona un cross dalla destra per Semprini ubicato sul palo opposto, ma il suo colpo di testa è bloccato dall’estremo difensore siciliano. Ed è ancora l’esterno destro rossoblu ad invitare alla conclusione Nocciolini al 40’st, ma l’ennesimo tentativo in elevazione sibila sul fondo. Clamorosa l’occasione sprecata da Tommasini al 44’st, il quale scaraventa su Fumagalli dopo un pregevole suggerimento del vivace Nocciolini. Durante i sei minuti di recupero concessi dal direttore di gara, è Grillo a vanificare sul fondo una ghiotta opportunità per il Messina, che non riesce ad evitare la disputa del doppio confronto salvezza con la Gelbison, mentre Fidelis Andria e Viterbese retrocedono direttamente in Lnd. Al Taranto è dedicato il tributo del pubblico nell’arena dopo la battaglia. E l’orgoglio di averci provato sino all’ultimo istante.
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