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Dimmi che uovo fai e ti dirò chi sei

Murice spinoso e sue ovature

Murice spinoso e sue ovature

E’ da poco trascorsa Pasqua e, come da tradizione, ci siamo scambiati l’uovo di cioccolato. D’atro canto, l’usanza dello scambio delle uova ebbe origine addirittura nel Medioevo come regalo alla servitù! Alla parola uovo, siamo soliti associare anche Cristoforo Colombo. Chi non ha mai usato almeno una volta l’espressione “è l’uovo di Colombo”? Oppure: “meglio l’uovo oggi o la gallina domani?”. Sicuramente, non pensiamo all’uovo quando lungo la costa, in prossimità del bagnasciuga, proprio dove l’acqua è molto bassa oppure spiaggiate dopo le mareggiate rinveniamo alcune formazioni, senza dubbio di sostanza organica, ma che non fanno pensare assolutamente a strutture riproduttive! Sono le “uova di alcuni animali marini”, con termine scientifico definite “ovature”. Esse sono caratteristiche di ogni specie e hanno forme stranissime, particolari, di astuccio, di sacchetto, di spirale, di nastro, sembrando opera di designer alla ricerca dell’originalità a tutti i costi! Decisamente particolari sono le capsule ovigere dello squalo “gattuccio” (Scyliorhinus canicula ), specie largamente pescata e commercializzata in tutta Europa, che difficilmente raggiunge la lunghezza di 1 m. La femmina depone le uova e le ancora sui rami delle gorgonie (Paramuricea clavata o Eunicella cavolinii) in fondi non molto profondi. Esse hanno la forma di sacchetti o astucci, detti “borsellini della sirena”, lunghi da 5 a 10 centimetri e del colore bianco-giallo traslucido. Ai quattro angoli del “sacchetto” sono presenti dei filamenti che servono ad ancorarlo agli scogli o ai rami delle gorgonie. Simile a questo è l’uovo di razza. Anch’esso è rettangolare e munito di protuberanze filiformi e molto resistenti alle quattro estremità, e si presenta nero e rigido. Sul “guscio” sono presenti delle doppie striature biancastre che consentono alle uova di “ancorarsi” al fondo, oltre a dei forellini utili per l’ossigenazione dell’embrione. I piccoli avannotti, appena nati, si liberano del rivestimento scuro che la corrente talvolta conduce a riva, dove lo si può osservare. Ancora più originale è la struttura dell’uovo dello “squalo di Port Jackson” (Heterodontus portusjacksoni ) che vive lungo le regioni costiere dell’Australia meridionale, compresa, appunto, la località di Port Jackson. Ogni femmina depone circa 15 uova a forma di cavatappi, fra le crepe delle rocce o in mezzo alle alghe. Le capsule ovigere hanno forma di spirale, sono ruvide, di colore scuro, larghe circa 7–8 cm e lunghe circa 15. Appena deposte sono morbide, col tempo si induriscono. Si schiudono dopo 10-12 mesi. Per non parlare, poi, degli “strani nastri di sabbia”, nei quali è facile imbattersi sulle spiagge in primavera. Sono molto fragili e sottili e hanno una caratteristica orlatura su uno dei lati. Non lo diremmo mai ma sono le ovature dei molluschi Gasteropodi Naticidae, dei quali uno ha il nome poetico di Neverita josephinia, più comunemente conosciuto come “natica” o in inglese “moon snail” cioè “chiocciola della luna”. La conchiglia è leggermente appiattita, globosa e liscia, di un delicato rosa pallido, da cui deriva probabilmente il suo nome volgare. Questa specie, comune nel Mediterraneo fino a 10 metri di profondità, vive in acque calme e ricche di nutrimento su fondi sabbiosi. Il mollusco impasta le uova con la sabbia e un muco da esso secreto e poi le depone sul fondo, tra marzo e giugno. Anche un’altra specie di Naticidae, che ha la conchiglia decorata da puntini scuri, depone le stesse ovature. Contrariamente alla loro forma aggraziata, i Naticidae sono infallibili e voraci predatori; sono essi, infatti, i responsabili dei perfetti forellini che possiamo vedere sulle conchiglie delle valve che troviamo spiaggiate. E che dire di quelle stranissime formazioni irregolari, gialline, composte da un insieme di piccole bolle, che a prima vista sembrano spugne? Sono nientedimeno che le ovature dei murici spinosi (Bolinus brandaris), che contengono migliaia di teche, le quali a loro volta custodiscono migliaia di uova. Questi molluschi gasteropodi, chiamati anche “lumache di mare” o “coccioli” da noi a Taranto, hanno una conchiglia lunga circa 6 centimetri, robusta, munita di prolungamenti spinosi, dalla particolare forma a clava, stretta in basso e larga nella parte superiore. I murici, feroci predatori come le natiche, sono noti fin dall’antichità. Egizi, Greci e Fenici, infatti, li utilizzavano per produrre la porpora, un pigmento secreto da una ghiandola sotto forma di un liquido vischioso di colore violaceo, che essi usavano per la colorazione delle stoffe. In età imperiale, il “porpora” rappresentava il colore della regalità. Della forma di nastro, lungo fino a un metro e largo circa 20-30 centimetri, sono invece le ovature del mollusco gasteropode Tonna galea, il cui nome in latino vuol dire “barile”. La conchiglia ha la forma di un elmo, intendendo per elmo quello romano in pelle, detto doglio, come viene anche chiamata la specie. Ha dimensioni che si aggirano intorno ai 15-20 cm di diametro ma talvolta raggiungono i 30 cm. Il nastro, di colore tra il rosa e il salmone, è simile a un tessuto ricamato a piccoli disegni geometrici. Tale disegno è dovuto alla regolare disposizione delle capsule ovigere, più di un migliaio, avvolte nel muco e in un tessuto nutritivo e contenenti ciascuna un centinaio di embrioni. “Uva di mare” vengono chiamate le uova delle seppie, per la loro forma ad acino e la disposizione a grappolo. Di colore nero, dalle femmine vengono attaccate alle alghe o ad altri oggetti sul fondo. Qualche volta, però, le mareggiate strappano le uova dai loro supporti, rigettandole a riva. Se lo spiaggiamento è recente, osservandole in controluce si potranno vedere all’interno le seppiette vive pronte per uscire. Ogni femmina nel corso della stagione riproduttiva depone ben 3 mila uova. La seppietta appena nata è lunga solo pochi millimetri, ma ha già la forma adulta ed è un’abile cacciatrice. Si, stiamo parlando della seppia comune (Sepia officinalis), il mollusco cefalopode diffuso nel mar Mediterraneo e nell’Atlantico orientale ma anche sulle nostre tavole. Anche le uova dei calamari vengono deposte a grappoli ma in sacche gelatinose e allungate, gialline, che vengono attaccate a spugne, gorgonie, ecc. Queste sacche contengono un fluido perivitellino, ipertonico che previene la schiusa prematura. E che dire di quelle strane bolle gelatinose, trasparenti, che si trovano in autunno in prossimità del bagnasciuga? Ebbene, sono le ovature del polichete Arenicola marina, un verme dell’aspetto di un lombrico, ben noto agli amanti della pesca che lo usano come esca, che appartiene al phylum degli Anellidi. Gli individui vivono singolarmente nella sabbia, in gallerie a forma di U, quindi con due sbocchi. Durante la bassa marea, ogni individuo con la parte posteriore del corpo, espelle la sabbia impoverita delle sostanze organiche di cui si è nutrito. Intorno al foro di uscita si creano così le caratteristiche formazioni consistenti in tubicini di sabbia consolidati da muco, avvolti su stessi, che denunciano la presenza del verme. Terminiamo questa carrellata sulle ovature, con gli “spaghetti”, si proprio gli spaghetti! A questi rassomigliano infatti le ovature di Aplysia depilans o lepre di mare, un mollusco opistobranco, dalla conchiglia piccola e interna e dalla colorazione molto variabile, da bruno chiaro a quasi nero. Le sue uova, deposte in modo da formare caratteristici cordoni di colore arancione, sono appunto chiamati “spaghetti di mare”. Ester Cecere Primo ricercatore Cnr- Istituto Talassografico Taranto
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