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Il Mattarella bis, vittoria del buon senso

I Grandi elettori nell'emiciclo di Montecitorio

I Grandi elettori nell'emiciclo di Montecitorio

Sergio Mattarella è stato confermato Presidente della Repubblica. Il titolo del Manifesto in maniera icastica dandone notizia scrive in prima pagina a fianco di una foto del Presidente e del Quirinale “Quirimane!”. La soluzione riconferma di Mattarella fotografa e cristallizza plasticamente lo statu quo. Una vittoria del buon senso. Una soluzione che una classe dirigente seria, responsabile e matura a dire il vero avrebbe dovuto perseguire fin dall’inizio vista l’impossibilità di raggiungere preventivamente l’accordo unitario su un nome. Come suggeriva Claudio Signorile in un’intervista rilasciata al nostro giornale se si voleva salvaguardare la stabilità e il lavoro che sta svolgendo Mario Draghi al governo l’elezione al Quirinale non poteva prescindere dalla stessa maggioranza che lo sostiene. Per questa ragione o la stessa maggioranza che sostiene Draghi era in grado di mandare Draghi al Quirinale e in 24 ore eleggere un nuovo Presidente del Consiglio col compito di continuare il lavoro di Draghi al governo oppure lasciare le cose come stanno e confermare Mattarella al Quirinale. E questo le forze politiche lo avrebbero dovuto capire già all’inizio della vicenda allorquando ha fatto capolino l’improponibile candidatura di Silvio Berlusconi. E invece le forze politiche hanno insistito infognandosi in una sequela di errori, tatticismi, trabocchetti, agguati, proposte di improbabili candidature non sostenute da nessuna maggioranza facendo di fronte al Paese una figuraccia. Il risultato? La destra si è caratterizzata per i suoi giochini di palazzo, rivendicazioni di primogeniture, voglia infantile di protagonismo, ambizioni frustrate di personaggi stroncati al primo alito di vento, irresponsabile messa in campo di cariche istituzionali stroncate dalla forza demolitrice dei franchi tiratori del loro stesso partito come è accaduto alla Presidente del Senato Casellati. La sinistra a sua volta non è stata da meno. Si è caratterizzata per assenza di iniziativa, di lucidità politica e di strategia procedendo divisa e a tentoni, alla cieca senza neanche tentare di indicare un candidato. Alla fine agli occhi degli italiani questa classe dirigente è apparsa litigiosa, infantile, rissosa, incapace di decidere, irresponsabile e capricciosa come i bambini. E come i bambini alla fine è stata costretta ad andare da nonno Sergio a chiedere di mettere ordine e di pacificarli. Insomma una figuraccia e una debacle che certo non fa onore alla politica e al Parlamento. E’ accaduta la stessa cosa di quando il Parlamento si rivolse a Re Giorgio implorandolo di rimanere altri due anni. Anche in quell’occasione il Parlamento alzò bandiera bianca e chiese a Napolitano di rimanere al suo posto. Le parole sferzanti rivolte da Napolitano ad una classe politica che stava applaudendo un Presidente che la stava umiliando certificarono la pochezza dei rappresentanti che sedevano su quegli scranni. Adesso è successa la stessa cosa con la differenza di un Mattarella più diplomatico, più silente, meno duro di Napolitano insomma più “democristiano”. Altro problema è una sottintesa perché non esplicitamente espressa riconferma a tempo di Mattarella. Come dire “fai il Presidente per due anni, poi nel 2023 passi il testimone a Draghi”. Mattarella non è persona che scalda la sedia per qualcuno e il suo settennato durerà esattamente sette anni. Chi pensa ad altro sbaglia e fa i conti senza l’oste. Altro limite che questa elezione del Capo dello Stato ha evidenziato è quello della frammentazione dei partiti e della divisione interna agli stessi partiti. Premettendo che, come è noto, personalmente per cultura politica e formazione io sono distante mille miglia da Fratelli d’Italia e dalla Meloni della quale non condivido nulla, dalla cultura, alla ideologia, alle posizioni politiche, devo ammettere in tutta onestà che oltre a Italia viva che ha votato compatta le indicazioni che sono venute da Renzi, l’altro partito che, in questa vicenda dell’elezione del Presidente della Repubblica, ha dimostrato di essere compatto e unito è stato Fratelli d’Italia. Per il resto uno sfacelo: Forza Italia ha dimostrato di essere diviso con la figuraccia che ha fatto fare alla Casellati da esso stesso candidata e sponsorizzata, il Pd al suo interno è diviso in mille rivoli tant’è che non è riuscito neanche a proporre un suo candidato con questo condannandosi a una battaglia di retroguardia arroccandosi solo sul fuoco di sbarramento e sul no a candidati proposti da altri. Dei 5 stelle non ne parliamo poichè sono divisi tra le correnti di Conte (ministerialista autonomo), di Di Maio (che prende ordini da Grillo), di Di Battista che fa lo Zapata della situazione leader dei duri e puri (quattro gatti), di Fraccaro che risponde direttamente a Draghi. I 5 stelle sono destinati alla disintegrazione poiché si profila già nelle dichiarazioni post elezione di Mattarella fatte da Conte e da Di Maio, una spaccatura insanabile tra un vis-Conte dimezzato che è leader di se stesso ed un Di Maio ministerialista ad oltranza. La debacle della politica e dei partiti è rappresentata plasticamente dalla figuraccia della Casellati che porta la firma oltre che di Forza Italia che non ha votato compatta neanche una sua candidata istituzionale inserita nel tritacarne delle polemiche tra i partiti e bocciata sonoramente. Non si può esporre la seconda carica dello Stato ad una figuraccia del genere. La responsabilità vanno attribuite in primis a Salvini che l’ha proposta, a Tajani che non l’ha sostenuta adeguatamente e a Conte che in combutta con Salvini aveva assicurato i voti del gruppo dei 5 stelle utili a far raggiungere alla Casellati il quorum utile per essere eletta e che invece sono venuti meno. La Casellati come è ormai noto per esplicita ammissione di Salvini e Meloni si era fidata delle assicurazioni di Salvini, Berlusconi, Tajani e Conte e aveva accettato la candidatura ma è stata miseramente impallinata. Come si vede alla debacle della politica che si verifica per la seconda volta fa da riflesso la crisi profonda dei partiti. La responsabilità di questa situazione? Mi dispiace dirlo ma è del popolo italiano che esprime questa classe dirigente. La democrazia è una bella cosa ma non offre alibi come accade nelle dittature dove si può dare la colpa a Lui. In democrazia il Lui non esiste. Esiste il noi. E in questa occasione come in quella che ha rinnovato l’incarico a Napolitano per indicare chi deve cospargersi il capo di cenere il pronome personale da usare è soltanto il NOI. Mario Guadagnolo
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