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Bari

Screening anti epatite c, la Puglia accelera: “In regione adesione ferma al 20%, servono più test e più informazione”

Esperti e istituzioni ribadiscono l’urgenza di intercettare il “sommerso”: in Italia stimati 280.000 positivi inconsapevoli. Gratuiti i test per i nati 1969-1989 in farmacie, laboratori e servizi Asl

BARI - L’epatite C resta una delle infezioni a maggior impatto clinico e sanitario nel mondo, e l’Italia continua a registrare i tassi più elevati di mortalità correlata al virus tra i Paesi europei. È partendo da questi dati che la ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità Loreta Kondili, specialista in gastroenterologia, ha spiegato le ragioni che hanno portato il Ministero della Salute ad avviare uno screening gratuito per tutti i nati tra il 1969 e il 1989, destinato a intercettare un “sommerso” stimato in 280.000 persone ignare di essere infette.

Nel corso dell’evento “Screening HCV in Puglia – dalla prevenzione alla cura”, organizzato ieri, è emersa in modo chiaro la necessità di una partecipazione molto più ampia al programma. Oggi, infatti, l’adesione regionale non supera il 20%, un dato perfettamente in linea con la media nazionale.

“Gli screening ci consentono di intervenire subito – ha sottolineato Silvio Tafuri, ordinario di Igiene all’Università di Bari –. Chi risulta positivo viene inviato ai servizi di Malattie infettive per accertamenti e avvio delle terapie”. La Regione offre il test in oltre 900 farmacie, nei laboratori pubblici, negli Uffici di igiene e, da poco, anche nei laboratori privati accreditati, dopo la firma di un accordo volto ad ampliare le possibilità di accesso. “A breve – ha aggiunto Nehludoff Albano, dirigente del Dipartimento Salute – partiranno anche sistemi di richiamo per raggiungere chi non ha ancora effettuato il test”.

Lo screening è attivo anche nelle carceri e nei SerD, dove il test viene proposto a tutti, indipendentemente da età e nazionalità. Proprio in questi contesti emergono oggi le percentuali più alte di positività. Per Albano, è necessario rafforzare il monitoraggio dei pazienti ospedalizzati e di coloro che presentano altre patologie, come il diabete, che sembra avere una correlazione con il virus.

Tra i temi affrontati durante l’incontro, anche la resistenza psicologica di parte della popolazione a sottoporsi allo screening. “La percezione del rischio è molto bassa – ha evidenziato Kondili –. Serve insistere con programmi mirati sulla popolazione ‘chiave’, ma anche sulla popolazione generale, migliorando la comunicazione interna agli operatori e quella esterna rivolta ai cittadini”.

La Regione ha già avviato una campagna informativa dedicata, “Non si vede ma si cura”, diffusa con strumenti online e offline e realizzata grazie alla collaborazione di Asl, Policlinici e istituti di ricerca. “Non ci fermeremo – ha concluso Albano – perché aumentare l’adesione allo screening significa tutelare la salute individuale e, allo stesso tempo, quella dell’intera comunità”.

L’iniziativa è stata organizzata da Sanitanova con il contributo non condizionante di Abbvie.

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