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Taranto

Mezzogiorno di fuoco all'ex Ilva, scatta lo sciopero ad oltranza

I sindacati chiedono il ritiro del Piano del Governo e un tavolo unico a Palazzo Chigi e rivendicano maggiori tutele, sicurezza e prospettive certe per i lavoratori

TARANTO - È iniziata alle ore 12 di oggi la protesta proclamata da FIM, FIOM, UILM e USB all’interno delle Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. Le organizzazioni sindacali hanno deciso di fermare il lavoro senza indicare un termine, annunciando che lo sciopero proseguirà fino a nuova comunicazione. La mobilitazione nasce come risposta diretta al Piano presentato dal Governo, considerato dalle sigle penalizzante per il futuro dello stabilimento e dei dipendenti.

Nella nota diffusa ai vertici aziendali, i sindacati spiegano che l’obiettivo della protesta è ottenere un incontro ufficiale a Palazzo Chigi, con la richiesta esplicita di un ritiro del Piano e dell’apertura di un confronto definito serio e costruttivo sui temi della sicurezza, dei diritti e della tutela occupazionale. Le sigle sottolineano che l’assenza di un dialogo concreto rischia di aggravare il clima di incertezza che grava sui lavoratori.

Per le quattro organizzazioni, lo sciopero rappresenta un passaggio ritenuto fondamentale per difendere i diritti dell’intero personale e garantire condizioni di stabilità e dignità all’interno del mondo del lavoro. Un messaggio che, nelle intenzioni dei promotori, vuole richiamare l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di una strategia industriale chiara per il sito tarantino.

"Ai lavoratori dell'ex Ilva, in occupazione a Genova e a quelli in mobilitazione a Novi Ligure e Racconigi, Palazzo Chigi deve dare ora una risposta urgente. E' inaccettabile il piano per chiudere l’ex Ilva. Noi non chiediamo cassa integrazione, ma un piano per il lavoro". Lo dichiara Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil.

La Uilm aggiunge che "I lavoratori stanno esprimendo la loro ferma protesta contro il piano presentato dal Governo e per rivendicare un confronto serio sul futuro produttivo, ambientale e occupazionale dello stabilimento. La nostra posizione è chiara: rifiutiamo il piano di chiusura e chiediamo il ritiro immediato del Piano presentato dal Governo. La UILM è sul posto e continuerà a fornire aggiornamenti sulla situazione. La nostra battaglia per il lavoro e la dignità non si ferma!".

Con il trascorrere delle ore registriamo altri interventi sindacali.

Pietro Cantoro, Segretario Appalti – FIM CISL Taranto Brindisi: "Pur condividendo gli obiettivi della transizione ambientale, non possiamo ignorare che il piano attuale non affronta adeguatamente il punto più fragile della filiera produttiva: i lavoratori delle imprese terze, che ancora una volta rischiano di diventare l’anello più esposto della trasformazione industriale. La fermata delle cokerie e delle batterie comporterebbe un immediato calo delle attività operative affidate all’indotto, con una riduzione delle ore lavorabili, una contrazione dei carichi di lavoro e un possibile effetto domino sull’intera catena manutentiva e logistica del sito. Senza un coordinamento chiaro, questa fase potrebbe tradursi in una ulteriore emorragia occupazionale e in una nuova emergenza sociale. Per questo chiediamo con forza una continuità occupazionale reale e garantita per tutti i lavoratori dell’indotto, attraverso un piano specifico che assicuri certezze contrattuali, strumenti di sostegno adeguati e un cronoprogramma vincolante delle fermate e delle attività sostitutive. Non vogliamo vivere di ammortizzatori sociali. Servono impegni concreti, non semplici dichiarazioni d’intenti. Sollecitiamo il ritiro del piano di Governo, che rischia di determinare un danno sociale e occupazionale irreparabile, e chiediamo l’apertura immediata di un confronto al tavolo istituzionale dedicato al tema degli appalti di Taranto. La decarbonizzazione non può e non deve scaricarsi su chi, da anni, sostiene operativamente lo stabilimento in condizioni spesso difficili".

In una nota a firma di Francesco Rizzo inviata a tutti i vertici di Governo e istituzionali, l'Usb ha sottolineato che "Visti i conflitti e le forti tensioni sociali nei territori generati dalla presentazione del piano denominato “ciclo corto” e preoccupati dalla decisione di interrompere ulteriori attività produttive che ricadrebbero, con pesanti ed irreversibili ripercussioni sul futuro degli stabilimenti dell’ex Ilva già compromesso da incertezze in merito al piano di salvataggio, i processi dei decarbonizzazione, nonché i fondati timori riguardo ad una vera e propria operazione di dismissione delle attività produttive, l'Usb chiede un Tavolo permanente presso la Presidenza del Consiglio, con la presenza della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ma chiede anche il ritiro immediato del “piano corto” e la sospensione delle operazioni di spegnimento delle batterie 7-8-9-12; l’invio dei coils a Genova, Novi Ligure e Racconigi da Taranto per garantire la continuità produttiva".

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