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Taranto

Sit-in della Cgil per Gaza: lavoratori e studenti mobilitati per la pace. Le foto

Manifestazioni davanti al Palazzo di Città, nei luoghi di lavoro e nelle scuole. Iniziative anche nei quartieri e nelle sedi sindacali, con adesione diffusa all’appello contro la guerra

TARANTO - Nel giorno scelto dalla Cgil per la mobilitazione nazionale a sostegno del popolo palestinese, anche Taranto ha fatto sentire la propria voce. Nel pomeriggio di venerdì 19 settembre si è svolto un sit-in davanti al Palazzo di Città, con lavoratrici e lavoratori che hanno aderito allo sciopero indetto dal sindacato per chiedere la fine delle violenze a Gaza.

La confederazione ha denunciato l’aggravarsi della crisi dopo l’ingresso dell’esercito israeliano nei territori palestinesi, sottolineando come la piazza e i luoghi di lavoro diventino in queste ore strumenti per rivendicare un impegno concreto verso la pace. «Sono le lavoratrici e i lavoratori della Cgil – ha spiegato l’organizzazione – a riconoscere i contorni del dramma che si sta consumando ai danni del popolo palestinese e oggi scioperano per chiedere la pace e la fine di un genocidio».

Già in mattinata la mobilitazione aveva trovato spazio in diversi punti della città. La Slc, il Nidil e la Filcams Cgil hanno organizzato un presidio con volantinaggio davanti alle sedi del distretto delle telecomunicazioni nel rione Paolo VI, mentre contemporaneamente si è tenuta un’assemblea della Slc e della Filt con le lavoratrici e i lavoratori delle Poste, riuniti nella sede centrale di Taranto.

Un segnale forte è arrivato anche dal mondo scolastico. Alcuni istituti hanno accolto l’invito della Cgil a suonare la campanella alle 10.30 in punto per 3 minuti consecutivi, trasformando un gesto quotidiano in un simbolo collettivo di rifiuto della guerra.

La giornata tarantina della mobilitazione si è così articolata tra piazza, luoghi di lavoro e scuole, a testimonianza di un fronte ampio che si riconosce nella richiesta di pace e nella volontà di fermare un conflitto che sta segnando profondamente la comunità internazionale.

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