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Taranto

Viaggio in discarica, altro che Parco delle Gravine. Le foto dello scempio

Il consigliere regionale di “La Puglia Domani” denuncia la totale inerzia della Regione sulla gestione del Parco. “Dopo 20 anni, è diventata una discarica a cielo aperto”

TARANTO - A sei mesi dalle prime richieste formali, nulla è cambiato sul fronte della gestione del Parco Naturale Regionale Terra delle Gravine. A denunciarlo è il consigliere regionale Antonio Paolo Scalera, esponente del gruppo consiliare La Puglia Domani, che già all’inizio dell’anno aveva sollecitato un’audizione urgente in Commissione Ambiente sul futuro dell’area protetta.

Le due sedute della Commissione si tennero il 10 e il 17 febbraio. In quelle occasioni, Scalera aveva richiesto un intervento deciso da parte dell’assessorato regionale all’Ambiente per una nuova riperimetrazione del Parco, insieme a una corretta tabellazione, strumenti essenziali per una gestione più efficace e trasparente del territorio.

Tuttavia, secondo quanto riferito dallo stesso consigliere, nei mesi successivi nulla si è mosso. “La situazione – afferma – è rimasta completamente invariata. Ho visitato personalmente alcune aree comprese nel perimetro del Parco e posso confermare che, a distanza di 20 anni dalla sua istituzione, si presenta ancora come una discarica a cielo aperto, spesso colpita da incendi di vasta entità, anche in tempi recenti”.

Scalera annuncia ora l’intenzione di richiedere una nuova audizione al termine della pausa estiva, per convocare nuovamente l’assessore all’Ambiente e fare il punto sull’effettiva volontà politica della Giunta regionale. “Voglio capire – spiega – quali misure concrete il Governo regionale intende adottare per porre rimedio a questa inerzia prolungata, frutto, a mio avviso, di una gestione fallimentare della sinistra, che da 20 anni guida la Regione Puglia, anche sul fronte ambientale”.

Il consigliere conclude sottolineando la necessità di passare dalle parole ai fatti, per restituire al Parco delle Gravine il valore naturalistico e ambientale che gli spetta e per interrompere una decadenza che dura da troppo tempo, a danno delle comunità locali e del patrimonio naturale dell’intera regione.

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