«Abbiamo voluto portare colore su un muro grigio», ha dichiarato il direttore del Dipartimento Mariano Longo, sottolineando il forte valore simbolico, politico e identitario del progetto. Ogni volto ritratto rappresenta una disciplina, un messaggio, un’eredità culturale che fa parte del tessuto vivo della comunità accademica. «Siamo uomini e donne delle scienze sociali – ha detto Longo – e questi murales ci ricordano ogni giorno chi siamo e da dove veniamo».
L’iniziativa è anche un omaggio alle donne del pensiero critico, con l’intento di ribadire il ruolo fondamentale delle figure femminili nello sviluppo delle scienze umane e sociali. «In quei volti – ha spiegato ancora Longo – studenti e docenti possono riconoscersi come parte di una comunità interdisciplinare». Un ringraziamento particolare è stato rivolto agli artisti del collettivo 167B Street e al personale tecnico-amministrativo che ha reso possibile la realizzazione dell’opera.
A portare la voce degli studenti è stata Maria Giovanna Mita, che ha definito le immagini «fari intellettuali, capaci di illuminare percorsi complessi e stimolare l’immaginazione verso un mondo migliore». Le figure scelte per il murales – ha proseguito – rappresentano la forza del pensiero critico, la ricerca della verità, l’impegno per una società più giusta. «L’università – ha detto – non può restare chiusa in una torre d’avorio. Deve essere un laboratorio di idee, un luogo di confronto, un motore di cambiamento sociale».
Presente anche il rettore Fabio Pollice, che ha voluto ringraziare il Dipartimento per aver dato forma a un’iniziativa che «valorizza il sapere e le culture che trovano casa in questo campus». A rilanciare l’idea è stata Maria Antonietta Aiello, protettrice vicaria e rettrice eletta, che ha proposto di estendere il progetto agli altri campus dell’ateneo, per trasformare l’intero ambiente universitario in un museo a cielo aperto, dove ogni edificio racconti storie di pensiero, impegno e umanità.
Un’iniziativa che unisce arte urbana e alta formazione, costruendo un ponte tra memoria e futuro, e dando nuovo volto e nuova voce alla comunità dell’Università del Salento.