Cerca

Cerca

Martina Franca

Tancredi: la pace come un sogno. Tutte le foto

L’opera di Rossini inaugura il 51° Festival della Valle d’Itria

MARTINA FRANCA - Con il consueto tutto esaurito e la presenza di autorità e politici, si è inaugurato venerdì scorso il 51° Festival della Valle d’Itria. Ricco ed articolato il cartellone che quest’anno prevede tre opere, un concerto sinfonico, un concerto sacro, il ciclo dei concerti del sorbetto, gli incontri d’autore con le Trame in musica, la rassegna In-chiostro: tra note e parole, un convegno di studi, ma anche tanti eventi gratuiti come una mostra fotografica ed il ciclo In orbita.

Il tema prescelto per il 2025 è “Guerra e Pace”, un argomento nel quale ben si inserisce l’opera inaugurale, il Tancredi di Gioachino Rossini, ambientata a Siracusa nel 1005, al tempo delle lotte tra saraceni, bizantini e siciliani. Questa opera rossiniana torna a Martina Franca dopo 49 anni, per la prima edizione del Festival curata dalla direttrice artistica Silvia Colasanti. Si tratta di un melodramma eroico in due atti, su libretto di Gaetano Rossi, tra i primi successi di un Rossini poco più che ventenne.

Particolarità di questa nuova produzione, è stata l’esecuzione consecutiva dei due finali appartenenti a due diverse versioni approntate da Rossini: la prima, a lieto fine, composta per il Teatro La Fenice di Venezia e andata in scena per il Carnevale, il 6 febbraio 1813, e la seconda con finale tragico, composta per il Teatro Comunale di Ferrara, rappresentata poche settimane dopo, per la Quaresima, il 21 marzo 1813.

Molto agile e brillantemente legata al presente la regia di Andrea Bernard, giovane talento affermatosi nei principali teatri italiani ed europei, insignito nel 2024 del Premio Abbiati per la regia. Lo spettacolo inaugurale è iniziato, dopo la tradizionale esecuzione dell’Inno nazionale, con l’annuncio: “Questo Festival ripudia la guerra”.

Già dall’allestimento scenografico si è intesa la chiave di lettura di Bernard sull’opera, che ha visto come teatro dell’azione le scene di Giuseppe Stellato: un parco giochi all’aperto, i cui giochi sono però devastati da segni di guerra come missili e muri diroccati dalle bombe. Protagonista d’esordio un bimbo che, incurante dello scenario, continua a giocare nella sua ingenuità tra le macerie della guerra.

Il coro, con i costumi contemporanei di Ilaria Ariemme, veste le divise di due diversi bandi di guerra, i cui condottieri sono i protagonisti dell’opera. Siracusa è vista come Gaza, un luogo martoriato dal conflitto ma in cui la vita continua a scorrere, ne è l’esempio quel bambino quasi onnipresente sulla scena.

Ottimo debutto nel ruolo di Tancredi per Yulia Vakula, mezzosoprano russo, allieva dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”, che ha sostituito Anna Goryachova a causa di una improvvisa indisposizione, dalla grande presenza scenica e voce sicura (aria Oh patria! dolce e ingrata patria!).

Il resto del cast era composto dal soprano Francesca Pia Vitale (Amenaide), dalla voce limpida e dalla grande padronanza nei salti di tono, che ha meritato applausi a scena aperta (aria Come dolce all’alma mia), il mezzosoprano Hinano Yorimitsu (Isaura, nella data del 2 agosto sarà Marcela Vidra), Dave Monaco (Argirio), tipico tenore rossiniano dal timbro ancora molto giovane, il basso Adolfo Corrado (Orbazzano) e il mezzosoprano Giulia Alletto (Roggiero), tutti lungamente applauditi.

A dirigere l’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala, formazione che accoglie i più promettenti e talentuosi musicisti da tutto il mondo, il Mº Sesto Quatrini, che è tornato sul podio della Valle d’Itria con il suo consueto gesto risoluto da vero maestro concertatore, capace di tenere saldamente l’intero ensamble.

L’L.A. Chorus – Lucania & Apulia Chorus, diretto da Luigi Leo, è formazione compatta e sempre all’unisono.

La rappresentazione dei due finali è stata invertita temporalmente rispetto alla loro composizione: prima infatti è stato eseguito il finale tragico e poi quello a lieto fine, senza soluzione di continuità. Per far ciò, il coup de théâtre del regista Bernard è stato quello di far “sognare” il finale lieto a quello stesso bambino che aveva aperto l’opera: un’idea geniale che conferisce una ragione drammaturgica alla rappresentazione simultanea dei due finali e che lascia la porta aperta – quella del sogno – a un futuro di pace per tutti.

Le foto sono a firma di Clarissa Lapolla

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Buonasera24

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Termini e condizioni

Termini e condizioni

×
Privacy Policy

Privacy Policy

×
Logo Federazione Italiana Liberi Editori