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Bari

La rinascita della Kalimchè: la barca confiscata alla criminalità ora educa i giovani alla legalità

Dal 12 giugno ripartono le veleggiate con 20 minori grazie a Programma Sviluppo. L’imbarcazione diventa strumento di inclusione sociale, formazione e riscatto

BARI – Dopo una lunga traversata tra giustizia e rinascita civile, la barca a vela Kalimchè è pronta a solcare di nuovo il mare. A restituirle vita è Programma Sviluppo, che dal 12 giugno avvierà le nuove attività socio-educative con un primo gruppo di 20 minori, destinati a salire a bordo per vivere esperienze formative all’insegna della convivenza, della responsabilità e della legalità.

Un progetto di valore concreto, come ha sottolineato il direttore generale Silvio Busico, che rafforza il ruolo dell’associazione nel campo del welfare con un’attenzione mirata ai ragazzi più fragili. «Questa barca – ha dichiarato – rappresenta un’opportunità per sperimentare nuove forme di inclusione attraverso percorsi educativi innovativi. Ringraziamo il Tribunale di Lecce per averci affidato questo bene confiscato».

A seguire ogni fase della rinascita della Kalimchè è stata Francesca Bottalico, oggi consigliera delegata alla Promozione Socio-Culturale della Città Metropolitana, che ha ricordato le origini del progetto quando, da assessora al Welfare del Comune di Bari, la barca venne assegnata alla città per avviare Bari Social Boat. «Con Programma Sviluppo si apre la terza vita della Kalimchè – ha detto – con l’ambizione di costruire percorsi di inserimento lavorativo per giovani coinvolti in dispersione scolastica o procedimenti penali. Un progetto che vogliamo estendere oltre i confini di Bari, coinvolgendo altri territori della provincia».

L’iniziativa è sostenuta anche dall’assessore alla Blue Economy Pietro Petruzzelli, che ha evidenziato l’importanza educativa dell’esperienza in mare: «In barca si impara a rispettare regole precise in uno spazio condiviso, ed è una lezione che vale per tutti». A fargli eco l’assessore alla Legalità Nicola Grasso, che ha ribadito l’impegno del Comune: «I beni confiscati devono tornare alla collettività. È un messaggio forte contro la criminalità, è la dimostrazione concreta di una presenza attiva dello Stato».

Il direttore della sede barese di Programma Sviluppo, Paolo Gagliardi, ha parlato di un progetto collettivo che nasce da una sinergia virtuosa tra enti pubblici, istituzioni giudiziarie, operatori sociali e cittadini. «La Kalimchè – ha affermato – non è solo un simbolo. È una responsabilità reale che richiede impegno, visione e rete».

Il progetto, sviluppato con il supporto del Comune di Bari e del Centro per la Giustizia Minorile, si propone di offrire ai giovani più vulnerabili una via di crescita, attraverso attività legate al mare e alla cittadinanza attiva. Un esempio concreto di come, partendo da un bene sottratto alla criminalità, si possa generare nuovo valore sociale e civile.

Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il presidente del Circolo Canottieri Barion, Francesco Rossiello, e Francesco Mastro, in rappresentanza dell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico, sottolineando il ruolo strategico della città e del porto nella costruzione di una comunità più giusta e solidale.

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