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Taranto

Ex Ilva, concluso il vertice a Roma. Il video e le foto della protesta sulla via Appia

Circa 200 lavoratori e sindacalisti paralizzano il traffico davanti allo stabilimento. Protesta per l’assenza di risposte sul futuro di Acciaierie d’Italia. Mantovano: “È il momento più drammatico”

Ex Ilva, concluso il vertice a Roma - Parla Vincenzo La Neve, Coordinatore di fabbrica Fim Cisl

TARANTO - Si è chiuso il vertice a Roma sul caso ex Ilva. A darne comunicazione direttamente agli operai davanti alla sede di Acciaierie d'Italia sulla Appia è stato Vincenzo La Neve, Coordinatore di fabbrica Fim Cisl. Ha raccontato l'esito dell'incontro, ma soprattutto, ha ribadito la necessità di una partecipazione più puntuale da parte degli operai che stanno rischiando seriamente di restare con il cerino in mano.

«Il tavolo istituzionale - ha raccontato La Neve - è stato sospeso e quindi è stato spostato agli inizi della settimana prossima. Ci sono un po' di domande che sono state fatte da tutte e tre le organizzazioni sindacali, ma senza alcuna risposta anche rispetto alle risorse economiche, rispetto anche al rigassificatore che potrebbe comunque consentire un approvvigionamento di gas e quindi andare avanti con i lavori».

Da Roma gli ha fatto eco Rocco Palombella (Uilm-Uil) lasciando Palazzo Chigi dopo l'incontro con il governo, durato oltre due ore:l'incontro "è stato sospeso e riprenderà all'inizio della prossima settimana, ci sarà una nuova convocazione probabilmente tra lunedì e martedì. Il vertice "non è andato bene, abbiamo chiesto garanzie ma non ci sono state risposte adeguate, per questo abbiamo deciso insieme di aggiornare il tavolo".

E questa mattina, in attesa di risposte che non arrivavano, c'erano circa 200 lavoratori e delegati sindacali dell’ex Ilva che hanno occupato un tratto della statale Appia, nel punto antistante l’ingresso dello stabilimento siderurgico di Taranto, paralizzando la viabilità per alcune ore. La protesta è esplosa nel pieno dello sciopero di 4 ore, in concomitanza con il tavolo convocato a Palazzo Chigi per discutere il futuro di Acciaierie d’Italia.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’impossibilità per i manifestanti di seguire in diretta la riunione con il governo. Il link fornito sarebbe risultato non funzionante, impedendo ai lavoratori di conoscere in tempo reale le decisioni che si stanno prendendo sul destino della fabbrica. “Ci prendono in giro, ma non ci stiamo più”, ha gridato un delegato sindacale con un megafono, parlando da un cavalcavia ai colleghi radunati sotto. Alcuni di loro si sono sdraiati sull’asfalto, bloccando fisicamente la circolazione.

La tensione, già alta, è esplosa in una protesta che ha assunto subito toni forti ma ordinati. L’intera manifestazione si è svolta sotto il controllo delle forze di polizia, che hanno presidiato l’area per evitare incidenti e garantire la sicurezza.

Le organizzazioni metalmeccaniche presenti hanno ribadito con forza di aver chiesto chiarimenti ufficiali da mesi, senza ricevere risposte credibili. “Il quadro aziendale e occupazionale è disastroso”, si legge nella nota congiunta dei sindacati, che lamentano l’assenza di certezze su produzione, occupazione e indotto.

A Roma, intanto, si apriva il tavolo istituzionale con parole pesanti. “È uno dei momenti più drammatici di sempre”, ha dichiarato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, aprendo l’incontro con le sigle sindacali. “Non abbiamo mai avuto situazioni facili, ma oggi siamo di fronte a una crisi senza precedenti”, ha aggiunto, sottolineando gli obiettivi prioritari del governo: salvaguardare la produzione di acciaio, mantenere l’occupazione, proteggere l’indotto e garantire la sicurezza dei lavoratori.

Una giornata che segna un ulteriore scollamento tra le promesse della politica e il disagio del territorio, dove la fiducia nei confronti delle istituzioni è ormai ai minimi storici. La protesta, per i lavoratori, non è che l’inizio di una mobilitazione più ampia, pronta a estendersi se non arriveranno segnali concreti sul futuro dell’ex Ilva.

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