RUVO DI PUGLIA – Una mattinata carica di emozione e orgoglio quella vissuta oggi in via Senatore Onofrio Jannuzzi, dove si è tenuta la cerimonia di intitolazione della Stazione dei Carabinieri al Carabiniere Cataldo Stasi, Medaglia d’Oro al Valor Civile “alla memoria”, caduto in servizio il 20 aprile 1988 a Castel Maggiore, nel Bolognese, assassinato dalla banda della Uno bianca.
Alla cerimonia hanno preso parte i familiari del militare ruvese, insieme al Generale di Brigata Gianluca Trombetti, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Bari, e alle massime autorità civili e militari del territorio, tra cui il Prefetto di Bari Francesco Russo, il Questore Massimo Gambino e il Sindaco di Ruvo di Puglia, Pasquale Roberto Chieco. La commemorazione è stata accompagnata dalle note solenni della Fanfara della Legione Allievi Carabinieri di Roma, con il picchetto d’onore in Grande Uniforme Speciale e la partecipazione dell’Associazione Nazionale Carabinieri.
Prima della cerimonia ufficiale in caserma, un momento di raccoglimento si è tenuto al cimitero comunale, dove è stato deposto un cuscino di fiori sulla tomba di Stasi. Presenti, oltre ai parenti, anche il cappellano militare Don Antonio Cassano, il vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi Monsignor Domenico Cornacchia e i rappresentanti istituzionali. È stato proprio il vescovo a benedire la targa commemorativa scoperta dai familiari all’ingresso della nuova caserma intitolata all’eroe.
Nel suo intervento, il Comandante Provinciale Trombetti ha ripercorso la breve ma intensa vita di Cataldo Stasi, ricordato come esempio di coraggio, sacrificio e incrollabile dedizione al dovere, valori che hanno motivato la concessione della massima onorificenza civile postuma.
Nato a Ruvo di Puglia il 15 aprile 1966, figlio di un operaio della cantina vinicola e di una casalinga, Stasi era l’ultimo di tre fratelli. Dopo il diploma, nel giugno 1984, aveva scelto di entrare nell’Arma, frequentando il corso presso la Scuola Allievi Carabinieri di Roma, per poi essere destinato alla Stazione di Castel Maggiore, che fu anche la sua prima e ultima sede di servizio.
Il 20 aprile 1988, durante un controllo stradale, fu vittima di un agguato a colpi di arma da fuoco. Nonostante fosse stato colpito gravemente, tentò di reagire, ma morì poco dopo, lasciando un esempio indelebile di coraggio.
La motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Civile sottolinea il gesto eroico: “Benché gravemente ferito, tentava di reagire con le armi in dotazione ma, ormai privo di forze, si accasciava al suolo, immolando la sua giovane esistenza. Splendido esempio di non comune ardimento e di altissimo senso del dovere spinti fino all’estremo sacrificio”.
Con l’intitolazione della caserma, la città di Ruvo di Puglia ha voluto rendere omaggio al proprio figlio, simbolo di lealtà e coraggio, affinché il suo nome resti scolpito nella memoria della comunità e delle future generazioni.