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Bari
25 Marzo 2025 - 16:01
BARI – Parole che accendono speranza e note che raccontano memoria, dolore e riscatto. È con questo spirito che nasce “Libera”, il brano firmato dagli artisti pugliesi Bungaro e Raffaele Casarano, realizzato per celebrare il trentennale dell’associazione fondata da don Luigi Ciotti, oggi punto di riferimento internazionale nella lotta civile e culturale contro le mafie.
Il brano, sostenuto dalla Fondazione Antimafia Sociale “Stefano Fumarulo” della Regione Puglia, è stato presentato nel corso di un incontro pubblico tenutosi nella sede regionale, alla presenza dei due musicisti e di numerosi rappresentanti istituzionali e del mondo associativo, tra cui Viviana Matrangola, Paola Romano, Nicola Grasso, Annatonia Margiotta, Marialuisa Pantaleo Fumarulo, don Angelo Cassano e Tilde Montinaro.
“Libera”, il brano musicale composto dagli artisti pugliesi Bungaro e Raffaele Casarano
“Guardami negli occhi, non c’è il buio dei silenzi”. Così si apre il brano, accompagnato da un videoclip firmato da Massimiliano Mammarella e diffuso attraverso i canali social di Libera. Una canzone che non si limita a celebrare un anniversario, ma che trasforma in suono e parole un intero percorso di lotta e di impegno civile, testimoniando l’urgenza di continuare a costruire una cultura pubblica della legalità.
“Tutto è nato da un legame profondo con Tilde Montinaro, sorella di Antonio, il caposcorta di Giovanni Falcone”, ha raccontato Bungaro. “Durante una commemorazione a Calimera, don Luigi Ciotti ci ha ascoltati suonare e ci ha proposto di scrivere un brano per i trent’anni di Libera. Così è nata ‘Libera’, che abbiamo portato sul palco della Giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno a Trapani, davanti a oltre cinquantamila persone”.
Casarano ha aggiunto che il pezzo nasce dall’emozione e dall’ispirazione che Libera e don Ciotti suscitano, e vuole parlare soprattutto alle nuove generazioni. “Attraverso la musica – ha detto – ricordiamo chi ha perso la vita per garantire a tutti noi libertà e diritti. È un messaggio di responsabilità collettiva”.
Durante la presentazione è stato tracciato il bilancio di trenta anni di attività, cominciati nel marzo del 1995 e costruiti grazie a una rete capillare fatta di scuole, parrocchie, associazioni, cittadini, enti locali e organizzazioni internazionali attive in 35 Paesi. Un modello che ha saputo coniugare memoria e impegno, radicandosi nei territori e contribuendo a cambiare il volto dell’antimafia in Italia.
“Libera ha rappresentato una vera rivoluzione civile”, ha dichiarato l’assessora regionale Viviana Matrangola, ricordando le battaglie condotte per il riutilizzo sociale dei beni confiscati e il milione di firme raccolto per la legge 109 del 1996. “L’antimafia non è solo repressione – ha sottolineato – ma partecipazione, cultura, educazione. Per questo la Regione Puglia, insieme a Libera, ha costruito una strategia integrata che combatte le disuguaglianze e sostiene i percorsi di legalità nei quartieri più fragili”.
Un messaggio rilanciato dal coordinatore regionale di Libera, don Angelo Cassano, che ha ricordato come fino agli anni Novanta, in Puglia, non si parlasse neppure di mafia. “Abbiamo fatto passi avanti, ma il rischio di sottovalutare la presenza delle mafie è sempre dietro l’angolo. Oggi investono nel turismo, nel commercio, nelle istituzioni. Per questo non possiamo permetterci di abbassare la guardia. Il lavoro di Libera continua ed è una sfida che deve coinvolgere tutti”.
A sottolineare l’impegno della Fondazione Fumarulo, Marialuisa Pantaleo Fumarulo ha ricordato i numerosi progetti sostenuti negli ultimi anni, dalle collaborazioni con le forze dell’ordine al supporto alle scuole, fino ai pullman organizzati per portare gli studenti pugliesi ai luoghi simbolo della memoria antimafia. “Siamo fieri di aver sostenuto questo brano – ha detto – perché racconta anche il percorso umano di chi ha pagato il prezzo più alto per la giustizia”.
Molto toccante l’intervento di Tilde Montinaro, che ha ricordato il valore simbolico del brano anche per la sua famiglia. “Ascoltando ‘Libera’ ho ripensato a mia madre – ha detto – e a quel suo dolore che ha dato origine a una battaglia di dignità e memoria. Leggere i nomi delle vittime, uno per uno, ogni anno, è il nostro modo per restituire loro identità”.
Gli assessori comunali Nicola Grasso e Paola Romano hanno infine ricordato l’impegno dell’amministrazione cittadina, che collabora stabilmente con Libera per promuovere percorsi di educazione alla legalità e riutilizzare i beni confiscati come spazi di comunità. “La lezione di don Ciotti – ha concluso Romano – ci ricorda che non basta commuoversi, bisogna muoversi. La cultura è il primo strumento per sconfiggere le mafie”.
Così, attraverso una canzone, Bari ha voluto rendere omaggio a trent’anni di memoria viva, azione collettiva e speranza condivisa. Perché la musica può essere voce di giustizia, eco di impegno e ponte tra le generazioni.
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