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L'opinione
30 Settembre 2025 - 04:10
In un momento nel quale una grossa fetta dell’elettorato viene chiamata alle urne per le elezioni regionali diventa di grande attualità capire cosa si nasconde dietro gli slogan della propaganda. Devo confessare il mio personale disagio, come credo di tanti elettori, di fronte allo spettacolo miserando di trasformismi, opportunismi, cinismo politico che per uno strapuntino parlamentare fanno vendere l’anima a candidati e partiti, che pure hanno una storia alle spalle, al miglior offerente.
Non mi occupo della destra perché non appartiene alla mia storia. Della sinistra si perché è sangue del mio sangue. Bene oggi assistiamo alla celebrazione del cosiddetto “campo largo”. Gli azionisti di questo schieramento fino a ieri si sono presi a pesci in faccia dicendosene di tutti i colori e mostrando disprezzo l’uno per l’altro. Oggi gli stessi partiti e gli stessi uomini si abbracciano appassionatamente con l’obiettivo di battere la destra. Elly Schlein si dichiara "testardamente unitaria" ma dimentica che in politica vale la legge non scritta che se non si hanno gli stessi valori ispiratori, un progetto di governo e un programma condivisi una coalizione può anche vincere un'elezione ma non governa ed è destinata a liquefarsi nello spazio di un mattino.
Questi del campo largo non solo non hanno un progetto condiviso di futuro del Paese perché non hanno valori comuni non avendo la stessa idea di libertà e di democrazia, ma non hanno neanche un programma minimo, un “contratto a termine” come quello che stipularono Conte e Salvini per il governo giallo verde. Non concordano su nulla, dalla politica estera all'economia, alla giustizia, al fisco. E in più si odiano. Hanno firmato un'alleanza con il pugnale sotto il tavolo. L'uno, Conte, ha già precisato che il campo largo non è un'alleanza con il retropensiero di tornare a Palazzo Chigi e fottere l'altro, cioè Schlein e il PD, Renzi dell'alleanza non se ne frega proprio niente, sta col gruppo solo per tentare di entrare in Parlamento perché da solo col suo 2% rimarrebbe al palo per cui continuerà a fare lo sfasciacarrozze e il saltimbanco. Non ne parliamo di Calenda che ha un piede dentro e un altro fuori pronto ad imbarcarsi con la destra, mentre gli altri due contraenti Fratoianni e Bonelli stanno con gli altri solo per conservare qualche poltrona altrimenti se ne vanno a casa e devono tornare, se ce l’hanno, al proprio lavoro, L'unico collante che tiene unito il "campo largo" è l'obiettivo di battere Meloni. Ma battere un avversario non è un progetto politico né una visione di governo, è carta straccia che sarà buttata nel cestino al primo alito di vento. E allora mi chiedo: dopo che fino all'altro ieri Conte e Fico hanno parlato del PD come di un partito di “mafiosi e di delinquenti” dal quale stare alla larga, come cavolo fanno a stare insieme sullo stesso palco con gli esponenti del PD? E Schlein in Campania come fa con questi precedenti a definire la candidatura di Fico "bella, credibile e fresca"?
E De Luca come fa a fare il tifo e a chiedere ai suoi sostenitori il voto per Fico che ha definito fino a ieri “scatola vuota”, “inconsistente” e “cretino”, ricambiato con la stessa moneta da Fico che lo ha definito “impresentabile”? Schlein è una masochista poiché non ha capito che nel mirino di Conte c’è proprio lei, che Conte cannibalizzerà lei e il PD, alle politiche del 2027 ricatterà il PD e chiederà di essere lui il leader della coalizione e candidato premier altrimenti correrà da solo sfasciando il campo largo e trasformandolo in un camposanto. In tal modo il PD si candida all'estinzione. Il Partito Democratico oggi, inseguendo e scimmiottando Conte, si è avviato lungo una deriva estremistica e populistica, demagogica e vuota di contenuti lontana mille miglia dal riformismo di sinistra. Schlein gli tiene il sacco e si fa dettare da lui la linea perchè ha paura di lasciarsi il fianco scoperto a sinistra e regalargli l'ala estremista dello schieramento politico italiano.
Insomma “pas d'ennemi a gauche” come si diceva nella sinistra francese. Schlein, infine, non ha capito un’altra cosa importante. Inseguendo Conte spera di tenere in piedi il campo largo ma perde il ceto medio che costituisce in gran parte il popolo delle astensioni, un grande bacino di potenziali consensi. Esattamente l'opposto di quello che hanno fatto i riformisti storici, quelli veri, quelli del Partito socialista Nenni, Lombardi, Craxi, Signorile, Martelli. Questi politici con la P maiuscola erano riusciti a fare sintesi tra classe operaia e ceto medio secondo lo slogan del congresso di Rimini del 1982 "Coniugare i meriti e i bisogni". Non dimentichiamo il fatto che nella storia di questo Paese le uniche volte in cui la sinistra ha battuto la destra ed è andata al governo passando per le elezioni è stato quando ha puntato su un moderato, il post democristiano Romano Prodi. Schlein al contrario sta regalando il ceto medio alla destra tant’è che Meloni, politicamente superiore di una spanna rispetto agli altri due che al suo confronto sono dei dilettanti allo sbaraglio, sta sbandierando ai quattro venti che "la prossima legge finanziaria tutelerà il ceto medio". Schlein e Conte hanno regalato i temi della sicurezza, della immigrazione, del rispetto della legge, della difesa delle forze dell’ordine, valori preminenti del ceto medio, alla destra. Finchè Schlein inseguirà e scimmiotterà Conte e farà a gara con lui a chi è più populista ed estremista, il campo largo potrà anche essere tenuto in piedi ma nel 2027 sarà sonoramente sconfitto. Schlein non ha capito un’altra cosa importante della politica: gli elettori tra l’originale e la copia preferiscono sempre l’originale e lei sul populismo è la fotocopia di Conte che, avendo un’alta dose di cinismo politico, riesce a farlo molto meglio di lei. Ecco perché Conte cannibalizzerà il PD. Ma, si potrebbe obiettare, per battere la destra ci vogliono i numeri e Schlein i numeri non ce li ha se non si allea con Conte, Fratoianni e Bonelli. Non è così. Infatti il campo largo compatto, cioè compresi Calenda, Renzi e Più Europa, secondo un ultimissimo sondaggio di SWG, raggiunge il 46% a fronte di un 48% del centro destra compatto più che mai, saldamente al potere, che vede Fratelli d’Italia col vento in poppa e a seguire in crescita sia Lega che Forza Italia.
Quindi non c'è partita. D’altronde già ora Calenda si sta sfilando dal campo largo e Matteo Renzi in quanto ad affidabilità è zero. E allora a mio parere il PD deve seguire la strada dello sfondamento al centro, puntare a frantumare la maggioranza sfilando Forza Italia dall'alleanza con Meloni. Per fare che? Per realizzare un centro sinistra storico come era il DC-PSI, riformatore così come lo aveva immaginato il Partito socialista che negli anni '60 ha fatto fare al nostro Paese in un paio di decenni passi da gigante.
I governi non cadono mai per la "spallata delle opposizioni" ma per le loro contraddizioni interne. Capisco che non sarebbe una passeggiata. In ogni caso però occorre tentare perchè questo Paese ha bisogno di un riformismo forte, democratico e riformatore come quello pensato da Riccardo Lombardi. Questo si che cambierebbe il volto del Paese! Io speravo tanto nella rinascita di un partito socialista riformista, moderno, europeo, adeguato ai tempi e ai problemi della società contemporanea, capace di avere una visione lunga e di traguardare il futuro protagonista di questo progetto. E invece ci troviamo di fronte ad un PSI gracile, un cespuglio che fa il maggiordomo del PD e piatisce col cappello in mano qualche cadrega parlamentare, che insegue scimmiottando anch’esso Conte in questa corsa insensata verso il populismo e l’estremismo accompagnandosi a Fratoianni, Bonelli e Landini. Esattamente il contrario di quello che io ritengo debba fare un partito che vuole essere portabandiera storico del riformismo.
Io sono d’accordo con l’amarezza di Felice Iossa che ha lasciato il PSI. Confesso che incomincio ad avere anch’io dei dubbi e vado convincendomi che il PSI di oggi non è più il partito nel quale mi identificavo e al quale ho dedicato fin dalla mia giovinezza tutte le mie energie fisiche e intellettuali.
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