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Le demolizioni
08 Settembre 2023 - 07:00
Demolizioni in via Garibaldi
Il timore è che il piccone prenda il sopravvento. Come quando, negli anni ‘30, venne giù il pittaggio Turripenne per fare posto al blocco delle case popolari, tra la Discesa Vasto e la marina.
Due interventi, il primo in vico Novelune e l’altro in via Garibaldi, hanno fatto scattare l’allarme. Se ne è fatto portavoce Nello De Gregorio, che con la sua Nobilissima Taranto da anni è attivamente impegnato nel tentativo di valorizzare anche gli angoli più nascosti e sconosciuti della Città Vecchia.
Dalla sede dell’associazione, in via Duomo, è arrivato un segnale di reazione che promette di non restare isolato: «Stiamo perdendo la Città Vecchia e non solo in termini metaforici ma in termini davvero reali, perché l’intervento già attivato su vico Novelune, seguito da quello ancor più grave di via Garibaldi, postula una visione degli interventi in Città Vecchia del tutto opposta a quella che invece vogliamo, ovvero il recupero, il restauro e la valorizzazione».
Una visione, quella che si starebbe realizzando, che farebbe carta straccia del Piano Blandino. «Di fatto - ha spiegato De Gregorio - tutti gli interventi omettono di rispettare le procedure previste dal piano particolareggiato Blandino. Io credo che vada lanciato questo allarme: dobbiamo sfatare il falso mito secondo cui le norme del Piano Blandino sarebbero decadute dopo dieci anni. In realtà dopo dieci anni sono decaduti solo i vincoli ai fini espropriativi, ma i vincoli limitatamente alle modalità di intervento sono rimasti tali in tutta la loro validità per cui noi continuiamo a sostenere la tesi secondo cui i singoli interventi sul fronte mare devono essere condotti guardando a tutto il comparto».
«In altre parole - ha chiarito - se si interviene oggi su un edificio devo avere l’idea di cosa c’è in tutto il comparto e quindi come mi devo muovere nell’intera area».
Il dito accusatorio è puntato contro il Comune: «È grave che in vico Novelune (dove si sta realizzando un ostello di lusso, ndr) proprio il Comune abbia omesso di muoversi in questa direzione pur trattandosi, appunto, di un’opera comunale. Non si può pensare che il destino della Città Vecchia venga lasciato nelle mani degli uffici tecnici comunali».
A spaventare è il ricorso alle demolizioni invece che preferire il recupero dell’esistente: «Oggi non c’è nulla di non recuperabile. Se abbiamo recuperato Vicoli 1, Vicoli 2 e via Cava cinquant’anni fa, figuriamoci con le tecniche di oggi se non è recuperabile anche la parte più degradata del fronte mare di via Garibaldi».
«Il problema di fondo - ha sottolineato Giovanni Guarino, altra figura storicamente impegnata per il recupero sociale della Città Vecchia - è capire cosa si vuole fare di questo quartiere. Bisogna superare lo stereotipo per cui siccome è tutto cadente allora val la pena demolire e ricostruire. Finora c’è stata sonnolenza, pigrizia, adesso sembrano essersi risvegliati con la mania degli affari».
«Il rischio che si corre - ha detto Giuseppe Loconte, altro animatore culturale dell’Isola - è quello di ritrovarci con una edilizia di sostituzione: si demolisce per ricostruire»
Eppure proprio negli ultimi anni c’è stato un risveglio di vitalità nell’Isola. «Sì e va bene - ha detto Guarino - che oggi la Città Vecchia sia diventata meta del sabato sera, ma nel panino che i ragazzi vengono a gustarsi deve esserci la storia. Non si piò fare business cancellando la storia».
Tra frecciate alla Soprintendenza e stoccate al Comune, da Nello De Gregorio è arrivato un avvertimento: «Chiediamo un confronto e se dovessimo incontrare sordità, allora non escludiamo di rivolgerci alla magistratura».
Tra gli obiettivi, intanto, c’è anche quello di chiedere un consiglio comunale monotematico sul destino della Città Vecchia.
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