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Taranto

Legge salva-Ilva, da PeaceLink bocciatura senza appello

L’associazione chiamata a fornire un contributo scritto alla Nona Commissione del Senato. Nel mirino l’uso di fondi pubblici per la continuità produttiva e la definizione di impresa strategica

Ex Ilva

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TARANTO – La Nona Commissione del Senato ha formalmente richiesto a PeaceLink un contributo scritto sul nuovo provvedimento salva-ILVA attualmente all’esame di Palazzo Madama. Si tratta del disegno di legge n. 1731, relativo al decreto-legge 180/2025 sulla continuità operativa degli stabilimenti ex Ilva.

Il provvedimento ha come obiettivo dichiarato quello di garantire la prosecuzione dell’attività produttiva dello stabilimento siderurgico, una finalità che PeaceLink contesta apertamente. Secondo l’associazione, il decreto prevede l’impiego di fondi pubblici gestiti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, attraverso finanziamenti concessi a titolo oneroso per sostenere la gestione dell’impianto. Le risorse disponibili, come indicato nel testo normativo, arrivano fino a 320 milioni di euro per il 2024.

Il contributo richiesto al Senato è firmato, per PeaceLink, da Adriana De Mitri, Lidia Giannotti e Carlo Gubitosa.

Dal punto di vista di PeaceLink, la portata del decreto è cruciale e fortemente critica, perché le risorse destinate a mantenere in vita lo stabilimento vengono considerate una sottrazione di fondi che potrebbero essere utilizzati per i lavoratori e per percorsi di riconversione verso attività con prospettive future. L’associazione mette in discussione anche la definizione dell’ILVA come impresa di interesse strategico nazionale, ritenuta non più coerente con la situazione attuale e con un mercato mondiale caratterizzato da sovrabbondanza di acciaio.

Secondo PeaceLink, proprio questa qualifica di strategicità sarebbe stata utilizzata negli anni per forzare le normative ambientali e per drenare risorse pubbliche che, a loro giudizio, non hanno garantito la tutela dei lavoratori, contribuendo invece all’attuale crisi. I finanziamenti previsti dal nuovo decreto sono destinati al mantenimento in esercizio dell’azienda, ma vengono considerati insufficienti rispetto alla gravità della situazione economica, un aspetto che, come ricordato dall’associazione, è stato segnalato anche dai sindacati.

Nel documento, il provvedimento viene descritto come un intervento che si inserisce in una sequenza di misure precedenti ritenute inefficaci, un tentativo di rinviare una crisi strutturale già conclamata. PeaceLink interpreta il decreto come un atto che non risponde a logiche economiche sostenibili e che rappresenta, nella loro analisi, la conferma di un fallimento strategico.

L’associazione avanza quindi alcune proposte di modifica. In particolare chiede l’introduzione di una clausola di trasparenza che preveda la pubblicazione mensile delle perdite di Acciaierie d’Italia, la quantificazione della spesa pubblica destinata alla cassa integrazione dei lavoratori ILVA e l’istituzione di una commissione di esperti indipendenti. Quest’ultimo organismo dovrebbe valutare la sostenibilità economica complessiva della crisi, confrontandola con alternative considerate più sostenibili sul piano economico e sociale, in grado di garantire un reddito certo ai lavoratori coinvolti.

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