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L'analisi

L’Europa senza gli Stati Uniti? Paure, scenari e il “sogno italiano”

Riflessioni sul possibile disimpegno americano, sul ruolo dell’Italia e sulla necessità di una visione politica capace di valorizzare la nostra storia e le nostre radici

L’Europa senza gli Stati Uniti? Paure, scenari e il “sogno italiano”

Esercitazione Nato

BARI - Si vocifera sempre più insistentemente del disimpegno degli americani dalla difesa dell’Europa. Può essere il solito diversivo del Presidente americano, ma può esserci del vero!

Che significa? Dobbiamo preoccuparci? Dobbiamo armarci maggiormente? Gli americani chiuderanno le loro basi in Italia?

In Italia come in Germania i soldati e le armi vi sono perché avendo noi perso la guerra e avendo firmato armistizi e Trattati di Pace, siamo stati occupati e tali rimarremo. Quindi siamo considerati come parte dell’America almeno sotto il profilo della difesa. Le basi non le toglieranno mai. Però ci chiedono soldi per risparmiare in questa operazione. Se non li diamo cambieranno il nostro governo con un qualche scandalo ma non certo se ne andranno.

Quindi – escludendo l’Italia – che significa disimpegno americano? Dall’analisi dei pochi elementi di cui disponiamo possiamo dire che significa che vogliono una maggiore partecipazione alla spesa militare, magari comperando armi da loro; ma il messaggio è verso Francia e Gran Bretagna, non certo all’Europa Unita che non esiste se non per firmare cambiali come il Pnrr che permettano ai singoli stati di liberare pari somme per la difesa. A loro Trump forse dice tra sé e sé: “se volete guerreggiare per difendere gli aggrediti fatelo liberamente a vostre spese… di aggrediti al mondo ve ne sono tanti! Non ci coinvolgerete in idealità così costose e così poco remunerative e così discrezionali… per il momento comperatevi armi ed energia da noi; se gli USA vorranno fare guerra a qualcuno lo decideranno loro”.

Ma noi che facciamo? Certo, pensare ad una Italia guerriera senza soldi, né uomini ed essendo occupati da super potenze straniere è a dir poco fantasioso e velleitario; cosa che va detta chiaramente ai guerrafondai di casa nostra. Inoltre, nella nostra storia millenaria abbiamo già provato a dominare il mondo più volte: con le legioni romane ci siamo riusciti, ma quell’epoca è finita e abbiamo conosciuto un lungo periodo di miseria. Poi abbiamo dominato il mondo con il pensiero cristiano e, pur maldestramente, abbiamo dimostrato che le armi non servono poi tanto… anzi, per quanto “giusta” possa sembrare la motivazione delle guerre, arriva sempre il momento del pentimento per chi le fa. Oggi dobbiamo riaprire quel libro e attualizzare il messaggio italiano fatto di cristianità, tolleranza, collaborazione, pace, economia a misura d’uomo e inclusione.

Il futuro è incerto e serve un sogno che si fondi sulle certezze, piccole e grandi, che tutto il mondo ci invidia. Un futuro nel quale, al di là del potere militare e nonostante il potere militare esercitato su di noi da altri, dobbiamo superare le influenze tecnologiche e mediatiche per costruire una convivenza non più orientata alla competizione, all’accumulazione quantitativa fine a se stessa, ma alla collaborazione includente, capace di coinvolgere individui, collettività e persino interi continenti oggi esclusi dal banchetto globale dove una minoranza improduttiva consuma quasi tutte le risorse naturali.

Questo può essere il sogno italiano, frutto di secoli e millenni di civiltà, che solo noi possiamo declinare. Un sogno che potrà essere condiviso immediatamente con i tanti sud del mondo che attendono un modello capace di includerli, non soltanto di sfruttarli.

Servirebbero politici almeno colti… Diversamente, siamo condannati alla subalternità per tutto il futuro prevedibile.

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