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L'intervento

Anche il Pd di Grottaglie accusa il Governo: “Senza interventi immediati l’ex Ilva chiuderà”

Per il circolo cittadino la vertenza rischia di precipitare dal 1 gennaio 2026 con fermo delle cokerie, migliaia di lavoratori senza prospettive e un intero comparto industriale esposto al declino

Ex Ilva

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GROTTAGLIE - Il circolo del Partito Democratico torna a puntare i riflettori sulla crisi dell’ex Ilva, descrivendo una situazione che ogni giorno diventa “più grave e preoccupante”. Secondo la ricostruzione fornita, la linea intrapresa dal Governo condurrebbe dal 1 gennaio 2026 alla chiusura degli impianti e al fermo delle cokerie, un esito che il PD definisce inevitabile senza un intervento pubblico urgente.

I dem parlano di una scelta frutto di “un’impostazione priva di visione strategica”, destinata a compromettere in modo irreversibile un sito produttivo di interesse nazionale e a indebolire l’intero sistema siderurgico italiano. Le conseguenze immediate, viene sottolineato, riguarderebbero migliaia di lavoratori che rischierebbero di ritrovarsi fuori dai cancelli con la sola prospettiva della cassa integrazione.

Il comunicato richiama anche le criticità strutturali che pesano da anni sulla vertenza: debiti molto elevati, un crollo della produzione senza precedenti, pesanti ricadute sanitarie e ambientali e la necessità non più rinviabile di avviare la bonifica dell’area di Taranto. Il circolo di Grottaglie attribuisce la gestione di questa fase al ministro Urso e al Governo, accusati di non aver adottato misure adeguate per garantire reddito, tutela della salute e un percorso di riconversione credibile. Criticata anche la decisione di convocare separatemente gli stabilimenti del Nord e quelli del Mezzogiorno, letta come un tentativo di dividere comunità e lavoratori.

Nella nota si citano inoltre le ipotesi circolate negli ultimi giorni, che parlano di un piano industriale basato su due nuovi forni elettrici, ampia cassa integrazione e una forte riduzione della produzione tra 4 e 6 milioni di tonnellate annue. Uno scenario giudicato totalmente insufficiente. Il circolo ribadisce che la decarbonizzazione, inserita in un progetto industriale vero, potrebbe rappresentare un’opportunità di rilancio, purché si raggiunga un punto di equilibrio tra occupazione e tutela della salute.

La richiesta finale è netta: il Governo ritiri il piano presentato a metà novembre, assuma la gestione diretta dello stabilimento di Taranto, avvii una profonda riqualificazione tecnologica e garantisca una transizione ecologica e sociale adeguata alla posta in gioco. Per il PD, il Paese non può permettersi di perdere un asset strategico né abbandonare i lavoratori e il territorio jonico senza una prospettiva di sviluppo concreta.

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