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Taranto
26 Novembre 2025 - 10:54
L'ex Ilva
TARANTO – “Una fine annunciata, inesorabile, alla quale ci rifiutiamo di arrenderci”. Il Partito Socialista di Taranto, per voce del segretario provinciale Paolo Castronovi, interviene con forza sulla situazione dello stabilimento ex Ilva, denunciando responsabilità diffuse e un futuro che, a suo dire, rischia di essere compromesso da scelte politiche e industriali non più sostenibili per il territorio.
Nel comunicato, Castronovi afferma che la storia siderurgica della città “non può terminare tra l’indifferenza dei complici” e ribadisce che una fabbrica come quella tarantina non può essere trasformata in “un campo di fiori”, ma può essere gestita rispettando sicurezza sul lavoro e tutela ambientale attraverso obiettivi realistici e investimenti certi. Secondo il segretario, questi processi richiedono “scelte condivise”, incompatibili con atteggiamenti considerati di rifiuto pregiudiziale.
Castronovi richiama la decisione italiana di puntare sulla decarbonizzazione della siderurgia, scelta che distingue il Paese da altre realtà europee che continuano a utilizzare gli altiforni. Ma questa strategia, sostiene, deve fare i conti con la disponibilità di gas per alimentare i forni elettrici e con la produzione del preridotto, ritenuto indispensabile per la transizione. “Non ci sarà decarbonizzazione a Taranto se continueremo a rifiutare il DRI”, dichiara il Partito Socialista, paventando il rischio che gli impianti green vengano realizzati altrove.
Castronovi segnala come un segnale “evidente” la presunta accelerazione sulla chiusura definitiva delle batterie, che a suo giudizio dimostrerebbe la mancanza di volontà di salvare lo stabilimento. Per questo chiama in causa il governo, che andrebbe “stanato” invece che “agevolato con alibi”, accusandolo di portare avanti un disegno “scellerato e preordinato”.
Il Partito Socialista rivolge un appello agli eletti che a breve siederanno nel Consiglio regionale, sia di maggioranza che di opposizione, chiedendo loro di fermare quello che definisce uno “scippo”. Un invito alla mobilitazione è rivolto anche alle rappresentanze sindacali e datoriali.
Castronovi sostiene infine che lo stabilimento non sarebbe stato in crisi né produttiva né di mercato, ricordando che l’acciaio tarantino serviva il mercato nazionale, oggi costretto a importare. Secondo il segretario, immaginare un territorio “condannato all’assistenza” dopo aver rinunciato a un insediamento produttivo strategico richiederebbe l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta, per accertare responsabilità e informare lavoratori e comunità sulle conseguenze delle scelte attuali.
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