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Orfani di femminicidio, nasce l’intesa tra Procura di Trani, Asl Bat e Comuni

Undici punti per sostenere i minori che perdono la madre per violenza domestica e restano privi anche del padre, autore del delitto. Il procuratore capo Nitti: “Serve una rete, nessuno può agire da solo”

Protocollo per gli orfani di femminicidio, nasce l’intesa tra Procura di Trani, Asl Bat e Comuni

Protocollo per gli orfani di femminicidio, nasce l’intesa tra Procura di Trani, Asl Bat e Comuni

TRANI – Un documento operativo composto da 11 articoli per offrire tutela e sostegno ai bambini e agli adolescenti che restano senza madre a causa della violenza di genere e che, nello stesso istante, perdono anche il padre quando è lui l’autore del femminicidio. È il protocollo sottoscritto dalla Procura di Trani, dalla Asl Bat e dai servizi sociali dei Comuni della provincia di Barletta-Andria-Trani in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, un’intesa che punta a costruire un sistema coordinato di intervento rivolto ai cosiddetti orfani speciali.

Il procuratore Renato Nitti spiega che il protocollo nasce per regolamentare le situazioni in cui “il minore perde immediatamente entrambi i genitori”, una condizione che apre una fase definita “estremamente critica” e che richiede risposte tempestive e condivise. L’obiettivo è garantire procedure comuni e un intervento rapido e integrato, affinché i ragazzi colpiti da un trauma così profondo non restino soli nella fase più delicata della loro vita.

La Procura, osserva Nitti, sta lavorando anche sul fronte della prevenzione attraverso la domestic homicide review, uno strumento che consente di analizzare episodi che avrebbero potuto rappresentare un preludio a esiti più gravi, individuando eventuali lacune e possibili miglioramenti nelle azioni di tutela. “Cerchiamo di capire dove si sarebbe potuto fare meglio e come evitare che accada di nuovo”, afferma il procuratore, sottolineando che alla base di ogni percorso efficace c’è la capacità di fare rete. “Non si va da nessuna parte da soli”, conclude Nitti, “si deve necessariamente dialogare con tutti, dai centri antiviolenza alle istituzioni”.

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