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Taranto

Mozione sull’ex Ilva: “No al ricorso Aia, sì alla nazionalizzazione”

Il documento è stato depositato in Consiglio comunale e apre il dibattito sulla linea dell’amministrazione nei confronti del Governo. Il centrosinistra chiede la chiusura dell’area a caldo entro 5 anni, la riconversione sostenibile del polo industriale e un tavolo permanente con Governo e Regione

Il Consiglio comunale di Taranto

Il Consiglio comunale di Taranto

TARANTO - È stata presentata in Consiglio comunale la mozione della maggioranza di centrosinistra sulla crisi dell’ex Ilva, un testo che definisce in modo netto la posizione del Comune in merito all’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e al futuro industriale della città. La discussione è ora aperta nell’aula consiliare e si preannuncia decisiva per il posizionamento politico e istituzionale dell’amministrazione comunale sul dossier più delicato di Taranto.

La mozione prende le mosse da un quadro definito “di eccezionale gravità” sul piano industriale, sociale e ambientale. Da oltre 13 anni, si sottolinea, la città è al centro di una crisi complessa legata al declino produttivo dello stabilimento siderurgico e ai gravi effetti sanitari e ambientali che ne sono derivati.

Fallita la gara del Governo, il Comune ribadisce la sua linea

Nel testo si evidenzia come la recente manifestazione di interesse promossa dal Governo per la cessione degli asset di Acciaierie d’Italia non abbia avuto esito positivo: nessun grande produttore siderurgico internazionale ha partecipato, mentre due fondi d’investimento statunitensi hanno avanzato ipotesi di acquisizione senza impegno finanziario, prospettando un piano con oltre 7.000 esuberi.
La mozione respinge inoltre l’idea che la mancata autorizzazione alla nave rigassificatrice possa essere attribuita al Comune, sottolineando che tale competenza non rientra nelle prerogative dell’amministrazione comunale.

Impianti in crisi e sequestri giudiziari

Il documento ricorda che gli impianti dell’ex Ilva versano in condizioni strutturali e produttive compromesse, con altiforni in difficoltà operative, linee di laminazione in abbandono e una produzione ridotta ai minimi storici.
Permangono inoltre i sequestri giudiziari dell’intera area a caldo, con uno degli altiforni sotto sequestro penale senza facoltà d’uso. Le principali fonti di inquinamento – altiforni, cokeria, agglomerato e impianti di trattamento delle polveri – continuano, si legge nel testo, a rappresentare un rischio concreto per la salute dei cittadini.

Contro l’AIA e contro gli scarichi di responsabilità

La maggioranza ribadisce la bocciatura della nuova AIA approvata dal Governo, già oggetto di osservazioni tecniche e controproposte da parte del Comune.

Secondo il documento, l’esecutivo nazionale starebbe tentando di addossare a Taranto la responsabilità del fallimento della propria politica industriale, mentre il compito del Comune deve restare quello di difendere la salute e il lavoro dei cittadini, senza farsi trascinare in uno scontro di competenze.

La proposta di Taranto: nazionalizzazione e svolta green

La mozione ripercorre la strategia del Comune, basata su sette punti.

Al primo posto la nazionalizzazione dello stabilimento sul modello Aeritalia, con intervento pubblico diretto per garantire continuità occupazionale e sicurezza industriale.

Segue la chiusura progressiva dell’area a caldo entro 5 anni, non 12 come prevede il Governo, e la riconversione verso produzioni a basse emissioni attraverso 3 forni elettrici e 1 impianto DRI, alimentati da gas proveniente da impianti on shore, senza ricorrere a una nave rigassificatrice.

Il piano prevede inoltre l’utilizzo della rete SNAM, che dispone di una capacità di 2 miliardi di metri cubi di gas, e l’avvio di una nuova industrializzazione del territorio in settori innovativi e sostenibili.

Tra gli obiettivi strategici figurano anche il completamento delle grandi infrastrutture – con l’arrivo a Taranto dell’autostrada oggi ferma a Massafra e l’apertura ai voli civili dell’aeroporto di Grottaglie – e la gestione sociale degli esuberi tramite percorsi di ricollocazione e sostegno al reddito.

No al ricorso AIA: “Sarebbe un alibi per il Governo”

La mozione avverte che un eventuale ricorso del Comune contro l’AIA fornirebbe al Governo un alibi politico e mediatico, consentendogli di scaricare su Taranto la responsabilità di un possibile default industriale. Per questo motivo, la maggioranza invita l’amministrazione a non prestarsi a questa dinamica e a mantenere una linea coerente e propositiva, concentrata su un nuovo modello di sviluppo.

Il tavolo della Giunta in Consiglio comunale

Gli impegni chiesti al sindaco e alla Giunta

Il testo impegna sindaco e Giunta a ribadire la richiesta di nazionalizzazione della fabbrica, a chiedere formalmente la chiusura dell’area a caldo e la dismissione delle principali fonti inquinanti con tempi certi e investimenti pubblici per la riconversione.

Si propone inoltre di istituire un tavolo permanente di confronto tra Comune, Governo, Regione Puglia, sindacati, università e mondo produttivo per definire il cronoprogramma della transizione industriale.

Infine, il Consiglio invita l’amministrazione a sollecitare il completamento delle infrastrutture strategiche e a difendere con fermezza il diritto della città di partecipare attivamente alle scelte sul proprio futuro ambientale e produttivo.

Una discussione politica che segnerà la linea della città

Il dibattito in Consiglio comunale è ora aperto e si preannuncia intenso e articolato. La mozione della maggioranza di centrosinistra segna di fatto una presa di posizione netta in un momento in cui la vicenda dell’ex Ilva è tornata al centro dell’agenda nazionale.

Nei prossimi giorni si capirà se il documento otterrà una convergenza più ampia anche da parte delle opposizioni o se diventerà il terreno di un confronto politico acceso sul futuro industriale, ambientale e sociale di Taranto.

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