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Bisceglie
09 Ottobre 2025 - 08:53
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BISCEGLIE - La Puglia si conferma una delle regioni più colpite dall’illegalità ambientale in Italia. Secondo il Rapporto Ecomafie 2025 di Legambiente, presentato a Bisceglie per iniziativa di Alessandro Di Gregorio, il 2024 ha registrato 4.146 reati contro l’ambiente, un incremento del 12,7% rispetto all’anno precedente. Numeri che collocano la regione al secondo posto nazionale dopo la Campania, ma prima per ordinanze di custodia cautelare legate ai reati ambientali e terza per illeciti nel ciclo dei rifiuti.
A livello nazionale, il fenomeno appare in crescita costante. Nel 2024 i reati ambientali hanno superato quota 40.590, con un aumento del 14,4% rispetto al 2023, pari a oltre 111 infrazioni al giorno, quasi 5 ogni ora. Il giro d’affari dell’ecocriminalità ha toccato i 9,3 miliardi di euro, mentre i delitti ambientali previsti dal Codice penale, in particolare quelli legati all’inquinamento, sono saliti del 61,3%, raggiungendo 971 casi accertati da forze dell’ordine e Capitanerie di porto.
Dal 2015, anno di introduzione della legge 68 sui reati ambientali, sono stati complessivamente accertati 6.979 delitti, con 12.510 persone denunciate, 556 arresti e quasi 2.000 sequestri per un valore economico stimato in oltre 1,1 miliardi di euro.
La Campania resta la regione più colpita, con 6.104 reati, seguita da Puglia (4.146), Sicilia (3.816) e Calabria (3.215): territori che insieme concentrano quasi il 43% dei reati ambientali italiani. Il ciclo del cemento è quello con il maggior numero di illeciti, 13.621 (pari al 33,6% del totale), seguito dal ciclo dei rifiuti, in crescita del 19,9%, e dai crimini contro gli animali, incendi boschivi e furti di beni culturali.
Il rapporto mette in luce anche la criminalità nelle filiere agroalimentari, con 46.358 violazioni penali e amministrative, e il ruolo crescente della corruzione ambientale, che nel 2024 ha visto 88 inchieste, in aumento rispetto al 2023. Le mafie ambientali contano oggi 389 clan attivi in tutto il Paese.
Nel dettaglio pugliese, la provincia di Bari mostra il dato più critico, con un incremento del 73,8% dei reati, seconda solo a Napoli. Allarmante anche la situazione della provincia di Barletta-Andria-Trani, che il procuratore Renato Nitti definisce una possibile “nuova terra dei fuochi”, per la frequenza di episodi di smaltimento illecito e roghi di rifiuti.
“Nel 2024 in Italia si sono registrati più di 40 mila reati contro l’ambiente – ha ricordato Enrico Fontana, referente nazionale di Legambiente per le Ecomafie –. È un fenomeno preoccupante, in particolare nel ciclo dei rifiuti, dove negli ultimi due anni si è avuto un aumento dell’86%. La Puglia è tra le regioni più colpite, in particolare le province della Bat e di Foggia”.
Sul fronte della repressione, Legambiente evidenzia segnali positivi: la Puglia è la prima regione per numero di controlli da parte delle forze dell’ordine. Inoltre, il decreto legge approvato nell’agosto scorso ha inasprito le pene per i reati ambientali, con condanne fino a 7 anni di reclusione, rafforzando la deterrenza contro le ecomafie.
Resta però, sottolinea Daniela Salzedo, presidente regionale di Legambiente, “la domanda più importante: cosa rimane del nostro territorio dopo tutti questi reati ambientali?. Il danno prodotto oggi lo pagheranno le generazioni future. Per questo la battaglia contro l’illegalità deve essere anche educativa e culturale, non solo repressiva”.
Il Rapporto Ecomafie 2025 conferma dunque la centralità della Puglia nelle strategie di contrasto ai crimini ambientali e la necessità di rafforzare controlli, trasparenza e cultura della legalità per difendere un territorio che resta tra i più vulnerabili e preziosi del Paese.
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