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L'analisi

La direzione dei democratici e la messa cantata di Elly

I riflessi politici del voto regionale sulla tenuta nazionale dei partiti

Paolo Gentiloni e Elly Schlein

Paolo Gentiloni e Elly Schlein

Il turno elettorale autunnale va sempre più assumendo il ruolo di elezioni di mid-term. Meglio rinviare Il redde rationem a consuntivo.  Dopo le regionali si farà sul serio... è il messaggio che arriva dallo 'zoccolo duro' de l'area riformista del Pd, che ha percepito il rischio di divenire bersaglio di una eventuale sconfitta.

Del resto dopo un irragionevole ritardo di sette mesi, quella che si è svolta martedi si è annunciata come "Una Direzione elettorale": la messa cantata di  Elly Schlein, che ha fatto affidamento sulla certezza che nessuno si sarebbe assunto la responsabilità di creare polemiche a ridosso del fondamentale appuntamento con le elezioni regionali, banco di prova del Partito e del “campo largo” contro il governo Meloni.

A farsene interprete è stata Lia Quartapelle, a nome di Filippo Sensi, Giorgio Gori, Lorenzo Guerini, Marianna Madia, tutti impegnati nel tentativo di costituire quella "tenda riformista" diventata ormai il leit motiv dei critici della segreteria Schlein: “Dopo le elezioni, troveremo il modo per una discussione approfondita e seria su quel che accade nel mondo. Nessuno ha la verità in tasca, e un grande partito usa la discussione per approntare risposte convincenti”. 

Dunque tutto fermo e messo in freezer, perlomeno finché non si vota. Meglio aspettare che i nodi vengano al pettine da soli. Se alla fine del  mid-term regionale dovesse esserci un pareggio con la riconferma di Puglia, Campania e Toscana e la sconfitta in Calabria, Marche e Veneto e, se la vittoria, pure in quelle tre regioni date per scontate sarà pallida o più contenuta delle previsioni, in una condizione in cui, generalmente, chi è al governo paga il prezzo maggiore, un pareggio della Meloni, confermerebbe l'amara riflessione di Paolo Gentiloni:

"Se non hai una credibilità per poter essere un’alternativa, il rischio è che, nonostante tutte le sue divisioni, nonostante i suoi errori, nonostante le sue debolezze, l’attuale governo duri a lungo(...) l’occupazione di spazi di potere, che già vediamo, prolungata per dieci anni, penso che l’Italia farebbe bene a evitarla. E l’alternanza è sempre positiva. Non siamo ancora pronti come opposizioni per essere una vera alternativa di governo". 

E dunque, il confronto sulla leadership e sulla direzione del partito avrà quasi più senso che oggi, con il rischio di venire tacciati di assalto alla propria stessa diligenza, alla vigilia di un appuntamento elettorale importante.

Unica certezza acclarata, per il momento, è che lo zoccolo duro dei riformisti ha platealmente staccato la corrente di "energia popolare" perchè Bonaccini non ha pagato la bolletta...

 Il Camaleonte

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