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Bari
18 Marzo 2025 - 14:35
Avvocati
BARI - Insulti, umiliazioni continue e minacce legate alla custodia della figlia. È questo il quadro che emerge dall’inchiesta della Procura di Bari nei confronti di una donna di 30 anni di origine egiziana, accusata di maltrattamenti in famiglia ai danni del marito, un uomo di 34 anni, che si è tolto la vita nell’aprile del 2024.
Secondo gli inquirenti, il suicidio sarebbe maturato all’interno di un contesto familiare gravemente compromesso, segnato da pressioni psicologiche e atteggiamenti vessatori da parte della moglie. Domani si aprirà l’udienza preliminare davanti al giudice del Tribunale di Bari, dopo che la Procura ha formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio.
Le indagini, condotte dai Carabinieri, hanno ricostruito una lunga serie di episodi che, stando all’accusa, avrebbero minato l’equilibrio emotivo dell’uomo. La donna avrebbe più volte minacciato di lasciarlo e tornare nel suo Paese d’origine, portando con sé la figlia di tre anni e impedendogli ogni contatto con la bambina.
Tra le contestazioni mosse, anche frequenti critiche e insulti, oltre a continue richieste di denaro. In un caso, avrebbe persino minacciato di denunciare il marito per presunte violenze mai avvenute. La pressione esercitata riguardava anche la scelta della residenza: la donna voleva trasferirsi a Bari, lasciando il comune della provincia in cui vivevano, e si lamentava della casa acquistata dal marito a Sharm El-Sheikh.
I due si erano conosciuti in Egitto e si erano sposati al Cairo nel 2019. Ma la loro unione, secondo l’accusa, era ben lontana dall’essere serena. Dopo la morte dell’uomo, la donna è stata sottoposta a misure restrittive, tra cui l’obbligo di dimora e il divieto di espatrio, con conseguente ritiro del passaporto.
Ora sarà il giudice a decidere se rinviare la trentenne a processo.
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