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Il fatto

Estorsione, usura e detenzione di armi da fuoco, 7 arresti: i dettagli e i nomi

La Polizia ha eseguito le 6 custodie in carcere e 1 obbligo di presentazione all’Autorità giudiziaria emesse dal GIP del Tribunale di Taranto

La conferenza in Questura

La conferenza in Questura

Nella mattinata odierna, la Polizia di Stato ha dato esecuzione a 7 Ordinanze di applicazione di misura cautelare (6 custodie in carcere e 1 obbligo di presentazione all’Autorità giudiziaria) emessa dal GIP presso il Tribunale di Taranto, Francesco Maccagnano, su richiesta della Procura jonica, a carico di altrettante persone ritenute responsabili, a vario titolo e con varie condotte, dei reati di incendio doloso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, detenzione e porto di armi da fuoco, usura.

I dettagli dell'operazione sono stati illustrati in una conferenza in Questura dal Procuratore Capo della Repubblica, Eugenia Pontassuglia, e alla quale hanno partecipato il Questore, Massimo Gambino, il magistrato che ha seguito le indagini, Francesco Ciardo, il dirigente della Squadra Mobile, Cosimo Romano.

L’indagine della Squadra Mobile di Taranto ha avuto inizio all’indomani dei due incendi dolosi appiccati il 31 gennaio e il 2 febbraio 2022, all’interno del parcheggio della concessionaria Ventriglia Group e nelle adiacenze dell’abitazione del titolare, che avevano distrutto 4 autovetture di alta gamma, danneggiando altri veicoli e le facciate di immobili prospicenti l’area.

Degli spunti investigativi, avevano consentito agli investigatori della Squadra Mobile di concentrare l’attenzione su due soggetti gravati da numerosi precedenti di polizia come possibili autori materiali dei fatti. Tale ipotesi investigativa ha trovato numerosi riscontri nell’analisi delle registrazioni dei sistemi di video sorveglianza pubblici e privati presenti nei pressi della concessionaria e dei domicili degli stessi presunti. Riscontri a tale ipotesi sono giunti, soprattutto, dagli esiti dell’attività tecnica di intercettazione delle utenze in uso agli stessi che ha consentito, altresì, di ipotizzare che i due autori materiali fossero stati ingaggiati da una terza persona che, a sua volta, aveva verosimilmente agito su mandato di uno dei titolari di una rivendita di auto “concorrente” della medesima concessionaria e che aveva motivi di astio e risentimento nei confronti del suo amministratore unico.

L’attenzione investigativa si è dunque, concentrata, su questi ultimi due soggetti e ha consentito di raccogliere utili elementi indiziari in ordine alla presunta commissione di ulteriori e gravi delitti.

In particolare, è emerso che il titolare della concessionaria, ritenuto vicino ad ambienti della criminalità tarantina, avesse costretto il titolare di una rivendita di motocicli a rinunciare all’acquisizione in locazione di un locale commerciale attiguo alla sua attività, in quanto oggetto di interesse di un soggetto appartenente ad un noto clan mafioso attivo nel capoluogo Jonico e che avesse la disponibilità di almeno due pistole, una delle quali sarebbe stata affidata ad un suo “dipendente” (fratello del soggetto ingaggiato per gli incendi in danno della concessionaria) “assunto” per fargli da guardaspalle e buttafuori.

Il prosieguo delle indagini, infine, ha permesso di acquisire utili elementi indiziari in ordine alla circostanza che i due fratelli, unitamente a propri familiari, gestissero una fiorente attività di usura. In corso di attività, si ricostruivano con puntualità gli “accordi” assunti con un debitore che, a fronte di un prestito di 7000 euro, si impegnava a versare, entro 15 mesi, la somma di 10.000 euro e venivano registrate le violente minacce rivoltegli per assicurarsi la puntualità nei pagamenti.

Nel corso della mattinata odierna, gli agenti della Squadra Mobile hanno proceduto all’esecuzione del provvedimento restrittivo nei confronti dei sette indagati e, inoltre, hanno sottoposto a sequestro preventivo urgente disposto dalla Procura di Taranto, il locale oggetto della presunta estorsione aggravata dal metodo mafioso che, nel frattempo, era stato acquisito in locazione proprio da una società riconducibile al soggetto che fa parte del noto clan già citato. 

Sono quindi finiti in carcere: Giulio Verdolino, accusato del reato di incendio, estorsione, detenzione di armi; a vario titolo sono stati arrestati: Stefano Depane, Francesco Depane, Cosimo Giodetti, Nicola Insito, Enza D'Arcangelo. Per una settima persona è stato invece disposto l'obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.

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