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Il Siderurgico
17 Luglio 2023 - 18:06
Raffaele Fitto
Presentato oggi in Senato un emendamento che "agevola la chiusura della procedura di infrazione pendente sullo stabilimento Ilva di Taranto consentendo di proseguire nell'attività di modernizzazione e di decarbonizzazione dell'impianto, in attuazione del Piano di risanamento ambientale e delle prescrizioni contenute nell'autorizzazione integrata ambientale" e che "favorisce il recepimento delle indicazioni contenute in ulteriori procedure di infrazione relative alla qualità dell'aria nel territorio circostante l'Ilva".
A firmare il provvedimento, nell'ambito della conversione del decreto legge n. 69 del 2023 - il "decreto salva infrazioni" - il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto.
La nuova disciplina prevede che tutti gli obblighi previsti in capo al primo acquirente dello stabilimento dovranno essere rispettati anche dai successivi acquirenti, fino a quando non venga accertata la cessazione dei rischi connessi alla produzione: in questa maniera, secondo il Governo, "l'emendamento assicura che la gestione dell'attività avvenga nel rispetto della normativa ambientale" e "coniuga l'esigenza di garantire la continuità dell'attività produttiva, a salvaguardia dell'occupazione, con la tutela dell'ambiente e della salute di cittadini e lavoratori".
Non mancano, però, le polemiche.
Un «ennesimo blitz del governo che con un emendamento presentato in sordina tenta di cancellare la prospettiva della decarbonizzazione per l’ex Ilva di Taranto. Non solo: ancora una volta Palazzo Chigi diventa ‘la stanza dei bottoni’, con buona pace delle promesse fatte da un Ministro dello stesso Governo, si estende lo scudo penale e si permette al socio privato che finora ha osteggiato i progetti di decarbonizzazione di metterci bocca. Insomma, un mix di misure ad hoc per spegnere ogni speranza di transizione ecologica degli stabilimenti siderurgici di Taranto»: così in una nota congiunta i parlamentari pugliesi del Partito Democratico Ubaldo Pagano, Marco Lacarra e Claudio Stefanazzi.
«Stiamo cercando di opporre, con i nostri emendamenti, delle iniziative di buonsenso», aggiungono i parlamentari dem. «Oltre alla soppressione di qualsiasi esimente penale, chiediamo che venga approvata una norma che faccia partire per legge un accordo di programma con le istituzioni locali e le comunità; chiediamo che venga effettuata una valutazione dell’impatto sanitario e che, in caso di esito negativo, venga fatto il riesame degli atti che autorizzano l’attività produttiva. Tutto ciò che abbiamo immaginato e ottenuto per Taranto sta venendo a mancare, a partire dai fondi dedicati del PNRR. La filosofia di questa destra è sempre la stessa: l’acciaio vale molto di più dell’ambiente e della salute dei tarantini».
«Un urgente rilancio della produzione e dell’occupazione». A chiederlo al Governo e la Fim Cisl, attraverso il suo leader nazionale Roberto Benaglia e il segretario Valerio D’Alò, dopo l’emendamento in sede di conversione del decreto - legge n. 69 del 2023 (cosiddetto decreto - legge salva infrazioni) in materia di amministrazione straordinaria delle grandi imprese, che riguarda gli stabilimenti industriali dichiarati di interesse strategico nazionale, presentato oggi al Senato dal Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto.
Intanto, è un’altra estate rovente per l’ex Ilva di Taranto, con i lavoratori ancora una volta costretti a dover fare i conti con uno stipendio falcidiato dalla cassaintegrazione.
«Una situazione che ci trasciniamo dietro, ormai, da diversi anni. I provvedimenti di rilancio del siderurgico di Taranto, annunciati, vengono lasciati a se stessi e non vengono messi in campo. Come Fim Cisl non facciamo passare il tempo, lasciando decadere le strutture e le attività, nonché la tutela dell’occupazione. Chiediamo, quindi ancora una volta al Governo – concludono Benaglia e D’Alò – impegni pressanti e concreti».
«L'emendamento presentato oggi dal ministro per il Sud Raffaele Fitto, nella prima parte, mira a chiudere la procedura di infrazione relativa alla ex Ilva, nel prosieguo sembra affidare un ruolo importante nelle operazioni di decarbonizzazione ad ArcelorMittal e al suo amministratore delegato Lucia Morselli. Nella migliore delle ipotesi ciò potrebbe determinare il blocco del progetto Dri, nella peggiore la gestione diretta delle risorse da parte del privato. Una mossa di cui non si comprende il significato, dal momento che lo Stato ha già versato la sua parte e si attende solo l'ufficiale cambio di governance. Perché dare ora questo potere al privato, rischiando di bloccare seriamente la decarbonizzazione?» A chiederselo è Franco Rizzo, dell'Esecutivo confederale Usb, per il quale l'emendamento «sconfessa letteralmente quando dichiara il ministro Urso da quasi un anno».
Per il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, con l'emendamento «viene estesa l’immunità penale e vietate le ordinanze urgenti del sindaco».
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