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Lecce
10 Giugno 2025 - 12:40
TRICASE - Era alla guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di stupefacenti quando ha investito e ucciso un giovane bengalese di 22 anni. L’automobilista, idraulico trentenne residente a Specchia, è stato condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione per omicidio stradale aggravato. La pena è stata definita con il patteggiamento ed è superiore alla soglia che consente la sospensione condizionale.
Il tragico incidente è avvenuto la sera del 10 novembre 2024, intorno alle 19, sulla strada provinciale 75, nel tratto tra Specchia e Tricase, all’altezza degli impianti sportivi di via Giaccari. Naem Uddin, giunto in Italia il 6 aprile 2024 e ospite del centro Sprar di Tricase, stava percorrendo la carreggiata ai margini della strada con il suo monopattino, seguito da un connazionale in bicicletta.
All’improvviso è stato centrato in pieno dalla Volvo V40 condotta dall'uomo, che viaggiava nella stessa direzione e a una velocità compresa tra 80 e 90 km/h, ben oltre il limite di 50 km/h. L’urto è stato violentissimo. Il ragazzo è stato sbalzato a diversi metri di distanza e ha perso la vita sul colpo. Il suo compagno in bici è rimasto ferito in modo lieve a causa dei detriti proiettati nell’impatto.
L’automobilista, risultato positivo sia all’alcoltest con un tasso di 1,7 g/l che ai cannabinoidi, inizialmente non si è neppure fermato, proseguendo per alcune centinaia di metri prima di tornare indietro. I carabinieri del Nucleo Radiomobile di Tricase lo hanno subito identificato e arrestato. Su disposizione del pubblico ministero della Procura di Lecce, Alberto Santacatterina, è stato posto agli arresti domiciliari il 13 novembre 2024, misura poi confermata dalla giudice Giulia Proto.
Per chiarire la dinamica, il magistrato ha disposto una consulenza tecnica cinematica affidata all’ingegner Antonio Caricato, mentre i familiari della vittima, assistiti dallo Studio 3A-Valore S.p.A., si sono affidati all’esperienza dell’ingegner forense Pietro Pallotti, con il coordinamento del manager pugliese Sabino De Benedictis e dell’avvocato Antonio Busti del foro di Bari. Gli accertamenti hanno confermato che il monopattino era perfettamente funzionante e dotato di fanali catarifrangenti, visibili anche al buio, e che Naem stava viaggiando regolarmente.
Nel decreto di giudizio immediato, il pubblico ministero ha contestato all’indagato la guida in stato psicofisico alterato, la velocità eccessiva, l’inosservanza delle regole stradali e l’omessa prudenza, configurando una responsabilità piena nella morte del giovane. Di fronte alle prove raccolte e alla ricostruzione tecnica, l'uomo ha deciso di patteggiare. L’accordo, che prevede una pena finale di 3 anni e 6 mesi, è stato ratificato dal giudice per le indagini preliminari Angelo Zizzari nell’udienza di lunedì 9 giugno 2025.
Il processo davanti alla giudice monocratica Maddalena Torelli, inizialmente fissato per il 7 luglio, non si terrà. Il condannato, che ha già trascorso mesi ai domiciliari, potrà ora richiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali. Nulla potrà restituire Naem Uddin alla sua famiglia rimasta in Bangladesh – i genitori, un fratellino e tre nonni – ma grazie all’impegno dello Studio 3A, i suoi cari hanno almeno ottenuto un primo passo verso la giustizia e un risarcimento per una perdita tanto assurda quanto dolorosa.
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